Napoli: bomba carta tra i banchi, ferito un prof dell'Alberghiero "Rossini"

Caos e paura a scuola: "Un boato, abbiamo pensato alla Solfatara"

La scalinata danneggiata dall'esplosione
La scalinata danneggiata dall'esplosione
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 23:04 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 07:39
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Una bomba tra i banchi napoletani. Sono le nove e trenta circa di lunedì 19 dicembre, studenti e docenti dell’Istituto alberghiero Rossini di via Terracina, tra Fuorigrotta e Bagnoli, vengono presi dal panico. Si salta sulle sedie, si fugge in corridoio. «Potrebbe essere la Solfatara», dice qualcuno. L’esplosione è così forte che si teme il peggio.

Invece è la mano probabilmente di qualcuno degli studenti della scuola, che ha appena lanciato da uno dei piani alti una bomba carta modello “cobra” nella tromba delle scale. Risultato: gradini distrutti e un membro del corpo docente ferito con prognosi di 3 giorni, come riferito dalle forze dell’ordine.

Un altro episodio che, purtroppo, vede vicini, troppo vicini il vandalismo e l’istruzione, la scuola e la criminalità. Binomi che non dovrebbero mai essere associabili. Sul posto, per i rilievi, è intervenuta la polizia di Stato. 

È un racconto scioccante, quello che arriva dall’interno del Rossini. Tanti prof sono ancora «senza parole» per la paura dell’altra mattina. «Lavoro al Rossini, e mi pare di andare in trincea ogni mattina - sospira un membro del corpo docente - Lavoriamo molto spesso in condizioni di disagio. Purtroppo si tratta di gesti quasi all’ordine del giorno, anche se quest’ultimo episodio è di una gravità eccezionale». «Lunedì alle 9.30 abbiamo sentito un boato incredibile - racconta un altro prof - Trovandoci in zona flegrea, abbiamo pensato che fosse la Solfatara. Poi invece le classi sono state investite da una nuvola di fumo. Dal quarto e ultimo piano era stata gettata una bomba carta, modello cobra, giù nella tromba delle scale. È esplosa al secondo piano, in un momento di grande affluenza anche del personale docente». «Uno di noi è stato ferito alla coscia - aggiunge un altro docente - da una scheggia delle scale di marmo andate parzialmente distrutte, tanto che sono attualmente transennate e bisogna usare quelle d’emergenza». Siamo ben lontani dalla bravata studentesca, e siamo lontani anche dall’uso della creolina fatto in diversi licei per creare panico. Qui siamo di fronte a un’esplosione nel pieno delle lezioni. Scene quasi di guerra, insomma, nel luogo in cui dovrebbe regnare la cultura. 

Le reazioni sono state immediate, tra i banchi del Rossini, piombati nel caos dopo il boato. «Sono stati attimi concitatissimi: tanti di noi hanno avuto la sensazione che fosse accaduto qualcosa di irreparabile - aggiunge uno dei prof - E, nei fatti, poteva accadere qualcosa di molto più grave. Per fortuna, il collega non è stato preso in pieno dall’ordigno, altrimenti staremmo parlando di una probabile tragedia». «Prof - esclamano gli alunni verso i docenti preoccupati - ci sta la polizia qua fuori». Terrore e fumo. Scuola e violenza. L’episodio, tra l’altro, accende i riflettori sulla sicurezza a scuola: difficile controllare cosa venga portato in aula, anche se si tratta di vere e proprie armi. L’edificio che ospita l’Istituto alberghiero è nuovo di zecca, la struttura inaugurata pochi anni fa è bellissima, ma il contesto non è certo dei più semplici.

La scuola (che ha una succursale in via Pozzuoli) conta più di mille alunni che arrivano da Cavalleggeri, Pianura, Rione Traiano, Soccavo. Dalla periferia ovest di Napoli tutt’altro che estranea a disagi sociali, economici e culturali. E tra questi disagi c’è anche la dispersione scolastica. Difficile anche punire, in certi casi, studenti che frequentano la scuola con motivazioni non sempre d’acciaio. La polizia è intervenuta sul posto la mattina stessa dell’esplosione. Gli agenti hanno condotto dei rilievi sulle scale distrutte. E non è escluso che si possa risalire agli autori dell’atto vandalico grazie alle telecamere esterne dell’istituto.
 

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