Napoli, botte alla moglie incinta anche quattro volte al giorno: «Non puliva bene la casa»

Napoli, botte alla moglie incinta anche quattro volte al giorno: «Non puliva bene la casa»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 18 Marzo 2021, 09:36
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«Non hai pulito bene» e via con i calci e i pugni contro sua moglie, ma questo è soltanto l'ultimo episodio di continue violenze durate per più di venti anni. Ieri, finalmente, la liberazione per una donna di Barra. Decisiva una denuncia presentata lo scorso febbraio dalla signora, così sono intervenuti i carabinieri che hanno raccolto rapidamente le tante testimonianze di amici e familiari della coppia e ricostruito una lunga scia di vessazioni indicibili. L'uomo di 43 anni, già con precedenti penali - G.C. le sue iniziali - è stato portato nella casa circondariale di Poggioreale. Legittime le esigenze di custodia cautelare valutate dalla IV sezione del Tribunale di Napoli, che si occupa ogni giorno di violenza di genere.


LA STORIA
Quella di Barra è purtroppo una delle tante storie di un marito «orco» e di una moglie che subisce per anni in silenzio le violenze senza denunciare. Secondo quanto testimoniato dalla donna l'ultimo episodio risale, fatalmente, al giorno di San Valentino, quello che per tutti gli altri dovrebbe essere, in teoria, il giorno degli innamorati. E, invece, è il solito caso di un amore malato da parte di un uomo verso una donna: lui rientra in casa e accusa la sua moglie di non aver eseguito a dovere le pulizie di casa e la colpisce violentemente con calci e pugni. È l'ultimo atto, la signora non ci sta più a subire, non vuole più sopportare.
Dopo essersi recata in ospedale e le sue lesioni giudicate guaribili in 15 giorni, la donna decide di denunciare tutto e quanto racconta lascia di sasso i militari dell'Arma che raccolgono i suoi sfoghi.

Le botte di San Valentino erano state infatti soltanto l'ultimo atto di un rapporto che da sempre si era contraddistinto da vessazioni e violenze.


LE BOTTE INCINTA
Dai racconti della donna viene fuori il profilo di un marito costantemente violento. L'uomo picchiava sua moglie anche tre o quattro volte al giorno, ogni occasione era buona per sfogare le sua rabbie represse aggredendo la sua consorte. «Mi picchiava - ha raccontato la signora di Barra - anche quando ero in gravidanza e aspettavo nostro figlio». Fatti che risalgono persino al 1999, 22 anni trascorsi così dalla donna: con un uomo che continuamente la aggrediva, incurante persino dello stato di maternità di sua moglie che portava in grembo un bambino. Anche i figli della coppia hanno confermato l'enorme stato d'ansia in cui vivevano ogni giorno assistendo a queste scene incessanti di violenza, anni di drammi trascorsi in silenzio e nella paura.
Bastava una parola per scatenare le ire del 43enne. Proprio per evitare ulteriori aggressioni il pm ha ordinato per l'uomo la custodia cautelare in carcere in attesa del processo. L'unica soluzione era allontanare «l'orco» da sua moglie e dai suoi figli per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente e, dalle botte, si finisse alle estreme conseguenze come tante volte è successo in altri casi simili di mariti violenti.


IL SILENZIO
Ciò che ha inquietato i militari dell'Arma e l'autorità giudiziaria che ha raccolto la denuncia della donna, non sono soltanto la quantità e la qualità di violenze subite dalla signora. Ha lasciato basiti il tanto tempo che è trascorso prima che la donna decidesse di denunciare, ma soprattutto che nessuno di chi era vicino a questa famiglia si fosse offerto di suggerire di rivolgersi alle forze dell'ordine. Nessuna denuncia da parte dei vicini, nessuna segnalazione nonostante in quell'appartamento di Barra urla e botte erano ormai diventate un sottofondo abituale. Nessuno ha voluto sentire, tutti sembrano essersi girati dall'altra parte in un'omertà che in casi del genere diventa fatale per una donna che si vede assediata e aggredita tra le proprie stesse mura domestiche. Ora la donna potrà almeno riprendere una vita senza trascorrere ogni giorno nella costante paura che ogni schiaffo potesse essere l'ultimo.

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