«Io cameriere e pianista a Napoli, ma sogno di diventare prof»

A 19 anni lavora part-time al Gambrinus

Nicola Rosiello
Nicola Rosiello
di Gennaro Di Biase
Domenica 20 Agosto 2023, 11:10 - Ultimo agg. 21 Agosto, 09:43
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Nicola Rosiello ha quasi 19 anni, è di Materdei e si è appena immatricolato a Lettere Classiche. Ma non è tutto: è anche iscritto al Conservatorio e lavora part-time al Gambrinus. Si dà da fare, a dir poco. «Studiare costa» sorride. Di tanto in tanto, tra una comanda e l'altra, Rosiello si avvicina al pianoforte a coda del bar più famoso di Napoli e comincia a muovere le dita sulla tastiera. Le mani seguono le note di Beethoven o Chopin, mentre la sala applaude. «Anche se sono qui per portare i caffè», aggiunge responsabile, ma sempre sorridendo. Per la serie: i teen-ager di oggi non sono tutti smartphone, trap e storie Instagram. Voce determinata e razionale. Animo umanista: la parabola di Nicola, per adesso, ha qualcosa in comune con quella di Massimo Ranieri: tra 1962 e 1963 - come ricorda il titolare del Gambrinus Antonio Sergio - il cantante di "Perdere l'Amore" lavorava per Michele Sergio al Bar Tourist di Santa Lucia. Cantava e consegnava caffè lungo tutta la strada. E proprio dal Bar Tourist (un ombelico di Napoli nel ventennio Sessanta-Settanta) partì la sua carriera: fu in un ristorante della zona in cui aveva appena consegnato una tazzina di oro nero che Giovanni Calone (in arte Massimo Ranieri) conobbe Polito, il suo primo maestro di musica.

Rosiello, le piacerebbe essere il prossimo Massimo Ranieri?
«Certo che mi piacerebbe, ma per adesso suono musica classica.

Ed è bellissimo servire in un ambiente come questo del Gambrinus, in una sala che rimanda alla grande tradizione classica. Il pianoforte è una delle mie attività, quella che recentemente mi ha impegnato di più. Lo suono da anni, ma il mio maestro l'anno scorso mi ha consigliato di fare l'esame di ammissione per il Conservatorio. Ho seguito il suo consiglio e ci sono riuscito».

A parte i caffè, ogni tanto si siede al piano nella sala dello storico bar di piazza Trieste e Trento?
«Sì, certo. Ogni tanto suono il piano qui al Gambrinus. Lo stesso strumento che ha suonato anche Bocelli quando entrò in questa sala. Anche se al momento, per lo più, è giusto che io porti i caffè».

Quali brani esegue?
«La Sonata patetica di Beethoven e la Fantasia di Chopin».

Lei fa anche l'Università, giusto?
«Mi sono già immatricolato a Lettere Classiche. A settembre inizieranno i corsi. Da grande sogno di diventare un umanista tout court».

Il lavoro part-time al Gambrinus le serve anche per mantenersi negli studi?
«Ho imparato a cavarmela da solo, per varie ragioni. Essere in servizio qui mi serve per portare avanti spese per i libri e per le tasse d'iscrizione. Studiare, purtroppo, costa. E questo lavoro in un bar così prestigioso mi consente di provare a costruire il mio futuro».

Tra dieci anni lei come si vede? E dove?
«Ho sempre pensato di coltivare varie strade, così da poter arrivare dove mi piace. Vorrei fare il pianista o il professore, a seconda di ciò che mi riuscirà meglio. In entrambi i casi mi riterrei soddisfatto. Musicista o docente: se riuscissi a vivere di una di queste due attività, farei comunque quello che mi piace».

Lei va controcorrente rispetto a tanti suoi coetanei, immersi in una società delle immagini spesso svuotata di contenuti. Non trova?
«Sì, mi piace pensarla così. E, in generale, mi piace pensare». Un'ultima domanda di carattere più "collettivo", per così dire. Nelle scorse settimane, il sindaco Manfredi e il ministro Piantedosi, in presenza del prefetto Palomba, hanno firmato un protocollo per il rilancio del colonnato della Basilica di San Francesco di Paola, che purtroppo negli ultimi anni è diventata un deserto. Una distesa di saracinesche abbassate e villaggi di clochard. Lo stesso Gambrinus, a margine di quell'incontro politico, ha dichiarato a Il Mattino di essere interessato, eventualmente, a occupare uno dei locali che al momento sono senza affittuari. Ora che lei frequenta di più la zona del Plebiscito, cosa ne pensa di questa situazione? Quest'area potrebbe essere migliore di come è?
«Ora che vivo spesso il Plebiscito, mi rendo conto che questo luogo ha tantissime potenzialità. Si respira molta storia in questa piazza. Potrebbe essere valorizzata meglio, magari con altre gallerie d'Arte sotto il porticato. O con qualche scultura posizionata tra i Cavalli. L'area, così com'è, è piuttosto spoglia. Spero in una rinascita artistica del porticato».

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