Sciopero medici, in Campania si fermano due su tre: 150mila prestazioni cancellate

Coinvolti anche infermieri e tecnici. Il manager Asl Napoli 1: «Garantite le emergenze»

La protesta dei medici al Centro direzionale
La protesta dei medici al Centro direzionale
di Ettore Mautone
Martedì 5 Dicembre 2023, 23:32 - Ultimo agg. 7 Dicembre, 07:30
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Hanno incrociato le braccia per un giorno medici e infermieri campani e napoletani in una protesta di respiro nazionale programmata contro il governo della Salute e le previsioni della legge di Bilancio. Mobilitazione che in Campania ha coinvolto circa 500 dottori dell’Anaao e circa 400 aderenti alla Cimo i due principali sindacati di categoria della dirigenza in prima linea nella protesta ma anche migliaia di camici bianchi tra infermieri, personale tecnico, specializzandi e specialisti non legati a sigle sindacali. In buona sostanza l’adesione va dal 75 all’85 per cento in linea con la media nazionale. Il manager della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva ha inviato una nota a tutte le direzioni sanitarie e dei distretti sollecitando di segnalare difficoltà e avvisare subito su chat le aree di emergenza in cui si fossero verificati disservizi augurandosi che il diritto allo sciopero «possa sensibilizzare chi, alla guida delle Istituzioni nazionali, comprenda le gravi difficoltà nelle quali si svolgono ogni giorno le attività».

Circa 150mila tra consulenze, visite specialistiche e soprattutto interventi chirurgici sono stati cancellati. Assicurate soltanto le attività di urgenza non rimandabili e quelle di pronto soccorso. Disagi contenuti invece nei distretti a Napoli dove a macchia di leopardo sono mancate al lavoro solo alcune figure chiave ma le conseguenze dello sciopero si sono riverberate sull’enorme aumento di richieste di prescrizioni e di visite riversate negli studi dei medici di medicina generale e nella rete dei pediatri di base che hanno comunque assicurato la continuità delle cure. 

«Lo sciopero serve a chiedere rispetto per categorie professionali che tengono in piedi il Servizio sanitario, è il momento di rispondere con durezza, in tutta la categoria prevale un senso di sdegno e di rabbia, siamo indignati dal tradimento che leggiamo nell’attacco alle nostre pensioni, non possiamo sopportare di dover andare a lavoro consapevoli di rischiare ogni giorno un’aggressione. Non abbiamo alcuna intenzione di starcene zitti e buoni mentre la politica cancella il diritto alla salute dei cittadini». Così Bruno Zuccarelli (segretario regionale Anaao Assomed) che riassume le motivazioni profonde di uno sciopero che a Napoli, così come nelle altre piazze d’Italia, ha visto unirsi migliaia di medici e dirigenti sanitari in un’unica voce.

«Non è servito morire di lavoro – aggiunge Antonio De Falco leader della Cimo Fesmed - ammalarsi di lavoro durante il Covid, rimetterci la vita in alcuni casi, cedere tempo se poi la sanità continua ad essere considerata solo un costo da tagliare».

Dito puntato sulle assunzioni col contagocce che mette a rischio anche i servizi salvavita, sulle necessità di detassazione di una parte della retribuzione (il 50% dello stipendio va allo Stato), sull’urgenza di assicurare risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro che attinge invece agli aumenti del fondo nazionale. Reclamati il passaggio alla dipendenza pubblica della medicina convenzionata, lo stop ai tagli alle pensioni (stangata che colpisce circa 50 mila dipendenti compresa tra il 5% e il 25% all’anno). 

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Richiesta infine la depenalizzazione dell’atto medico per restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva. I dati della Ragioneria Generale dello Stato e Istat certificano in Campania, al 31 dicembre 2021, che il numero dei medici del Servizio sanitario nazionale ammontava a 9.333 e quello degli infermieri a 18.997 con una carenza aspetto alla media delle altre regioni di 4.200 medici dipendenti del Ssn e 7mila infermieri. 

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