Napoli, D'Amore: «Più medicina di famiglia per liberare il Cardarelli»

L'appello ai cittadini per evitare il caos: «Sbagliato riversarsi subito in corsia»

Antonio D'Amore
Antonio D'Amore
di Ettore Mautone
Giovedì 10 Agosto 2023, 09:46
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Resta critica la situazione nel pronto soccorso del Cardarelli: dopo il picco dei giorni scorsi la prima linea dell'ospedale ha registrato 206 accessi di cui il 70% a bassa gravità (verdi e bianchi), mentre nel 30% dei casi si tratta di codici più gravi (gialli e rossi). «L'elevato numero di pazienti testimonia ancora una volta la grande fiducia che la popolazione di Napoli e provincia ha nei confronti del Cardarelli, ma proprio questa situazione determina un ricorso eccessivo al Pronto Soccorso». Così Antonio d'Amore direttore generale del più grande ospedale del Mezzogiorno.

Dopo un anno dal suo insediamento i problemi di affollamento restano irrisolti?
«L'affollamento del Pronto Soccorso è un fenomeno causato di una serie di problemi».

Quali?
«I pazienti con codici di priorità bassi verde o bianco - preferiscono attendere nel nostro Pronto Soccorso invece che rivolgersi altrove, perché hanno grande fiducia nel nostro personale e nella nostra struttura.

Quasi il 90% degli accessi riguarda questi pazienti che anziché recarsi negli altri ospedali cittadini o della provincia vengono qui. Allo stesso tempo, però, arrivano qui pazienti complessi che non possono essere trattati in poche ore, richiedono terapie lunghe e reparti attrezzati. In questo caso, siamo intervenuti in modo puntuale reparto per reparto per poter ridurre i tempi dei ricoveri e stiamo ottenendo ottimi risultati».

I posti letto si sono ridotti?
«Una riduzione temporanea a causa di diversi interventi di ristrutturazione che stiamo realizzando in vari reparti. Le attività in corso sono certo che daranno ottimi frutti nei prossimi anni, ma resta il fatto che la richiesta di servizi assistenziali in tutti i grandi ospedali italiani è ben superiore alla capacità di risposta. Si tratta di un tema nazionale che deve prevedere dei modelli assistenziali innovativi».

Quali soluzioni possono essere adottate?
«Occorre lavorare sulla domanda e sull'offerta».

Ossia?
«Occorre educare i cittadini, anche attraverso la medicina del territorio, a riconoscere meglio i propri bisogni di salute e indirizzarsi presso le strutture più idonee al proprio bisogno».

Per fare un esempio?
«Le capacità diagnostiche e terapeutiche eccezionali del Cardarelli sono fuori misura se il bisogno di assistenza è una frattura minore ad un polso; in questo caso indirizzare il cittadino ad una struttura più vicina al proprio domicilio e meno affollata può essere un vantaggio per il nostro ospedale e per il paziente. Allo stesso tempo dobbiamo costruire percorsi veloci all'interno della struttura e aumentare le sinergie con le altre strutture ospedaliere cittadine».

Il Cardarelli è il terminale di tutte le disfunzioni?
«Gli ospedali sono per loro definizione il terminale di un percorso assistenziale, perché devono trattare pazienti acuti. Quando un paziente cronico ricorre all'ospedale, evidentemente le soluzioni assistenziali precedenti in medicina territoriali e strutture di prossimità, gli ambulatori, non hanno funzionato».

Il filtro territoriale, con il ridimensionamento del pnrr per case e ospedali di comunità basterà?
«La pandemia da Covid19 ci ha evidenziato in modo chiaro come il territorio sia la chiave corretta per la gestione delle problematiche sanitarie di una popolazione. I sistemi sanitari regionali che hanno saputo rispondere meglio alla pandemia la Campania è stata additata da tutti come esempio sono quelli che hanno dato risposte più efficienti ed efficaci. Meraviglia che, all'indomani dell'esperienza pandemica, il Pnrr sia stato fortemente ridimensionato. Speriamo che a Napoli vengano attivate strutture quali Rsa, Hospice e Ospedali di comunità. Il territorio deve essere potenziato, non solo in strutture così come era previsto nel Pnrr ma anche in professionalità e soluzioni organizzative».

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Manca il personale ovunque in ospedale sul territorio quali soluzioni?
«Occorre ampliare l'offerta formativa per medici ed infermieri al più presto per garantirci il turn over negli anni futuri, ma occorre anche rendere più attraenti queste professioni. Sappiamo tutti che i nostri professionisti della sanità sono sottopagati rispetto ai colleghi di altri Paesi, noi manager dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti possibili per garantire loro nelle nostre strutture delle condizioni di lavoro migliori possibili».

Quindi?
«Il Legislatore intervenga sulla riduzione dei rischi di contenzioso a carico dei medici che lavorano in urgenza, adeguate condizioni di lavoro, la possibilità di crescere professionalmente».

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