Napoli, aggressioni ai medici: «Servono le bodycam»

Vertice con il Prefetto, l'appello dell'Ordine: «Subito uomini e mezzi»

Bruno Zuccarelli, presidente Ordine dei medici Napoli e provincia
Bruno Zuccarelli, presidente Ordine dei medici Napoli e provincia
di Ettore Mautone
Martedì 8 Agosto 2023, 00:00 - Ultimo agg. 16:41
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Aggressioni e violenze agli operatori sanitari: il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli e provincia Bruno Zuccarelli dopo la recente nuova impennata di casi ha incontrato ieri il Prefetto di Napoli Claudio Palomba e il Generale Antonio De Vita, Comandante interreggionale dei carabinieri Ogaden. Il leader dei medici ha chiesto di monitorare l’adozione delle misure di sicurezza passiva nelle prime linee degli ospedali (porte blindate, vetri infrangibili telecamere) di rendere capillari presidi di polizia negli ospedali più colpiti e di attuare turni di 24 ore in quelli che già ne sono dotati. Il delegato di governo dal canto suo ha annunciato di voler allestire per ciascuna struttura una scheda riassuntiva con le misure attuate e quelle da attuare per la messa in sicurezza dei pronto soccorso. Sul tavolo anche il nodo delle bodycam, un deterrente solo annunciato dalla Asl Napoli uno, che tarda a decollare per difficoltà di budget. 

Una giornata intensa quella di ieri per Zuccarelli che ha prima incontrato il generale Antonio De Vita e poi partecipato alla riunione con il Prefetto Claudio Palomba per fare il punto di una situazione «non più sostenibile». «Abbiamo concluso un fitto calendario di incontri tesi ad individuare soluzioni che possano porre un argine alle continue aggressioni, fisiche e verbali – ha aggiunto - che sempre più allontanano i camici bianchi dall’area dell’emergenza. Chiaramente non si può pensare a soluzioni strutturali in quanto a questo deve pensare Roma ma non si può più parlare di emergenza, ossia a una circostanza imprevista. Anni fa, quando le aggressioni erano ancora fenomeni sporadici chiedevamo al Governo che si introducessero strumenti efficaci per stroncare sul nascere questi odiosi frangenti - ricorda – ma oggi dobbiamo tentare ogni strada per arginare un fenomeno dilagante e drammatico che è una delle principali concause che stanno svuotando i pronto soccorso, le aree dell’emergenza-urgenza e più in generale le intere strutture sanitarie». Non è possibile che nel più grande ospedale del Mezzogiorno – ammonisce il leader dei medici riferendosi al Cardarelli - non si riescano a trovare gli spazi per ospitare un drappello di polizia che possa scoraggiare, ancor prima che nascano, eventuali aggressioni». Al Cardarelli è presente un collegamento diretto con il vicino drappello ma non un posto di polizia negli spazi del Dea. 

Sotto la lente dell’Ordine le enormi difficoltà vissute nel quotidiano da centinaia di medici: a leggere i numeri di alcune strutture più bersagliate si comprende come la presenza della polizia in ospedale abbia inciso sulle aggressioni ma solo nelle strutture che ne sono dotate e solo negli orari in cui i drappelli sono presidiati dalle divise mentre il dato generale delle violenze in corsia ai danni di medici e operatori è cresciuto di alcuni punti percentuali rispetto allo scorso anno con circa una decina di aggressioni in più in totale contate quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo i dati dell’osservatorio realizzato dalla pagina facebook “Nessuno Tocchi Ippocrate” guidata da Manuel Ruggiero sono in totale 62 le aggressioni totali contate quest’anno tra Asl Napoli 1 e Asl Napoli 2.  All’incontro in prefettura hanno preso parte anche i direttori generali delle varie strutture sanitarie e i delegati di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Il numero uno dei medici di Napoli ha sottolineato la disponibilità e la sensibilità mostrate dal Prefetto Palomba e dal Generale De Vita alla luce delle la sicurezza presenti nelle diverse strutture. «Purtroppo – aggiunge Zuccarelli – ho constatato che ci sono ancora importanti ritardi rispetto alla presenza di guardie giurate, vetri blindati e quanto altro prescritto per evitare le aggressioni. Il Covid ci ha insegnato che identificare malati ma anche accompagnatori riduce molto gli atti di violenza». È stata ribadita anche la necessità di costituzione di parte civile per tutte le Asl teatro di raid e danneggiamenti. 
 

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