I gratta&vinci dei maestri falsari:
così truffati migliaia di giocatori

I gratta&vinci dei maestri falsari: così truffati migliaia di giocatori
di Mary Liguori
Sabato 27 Ottobre 2018, 09:17 - Ultimo agg. 13:07
3 Minuti di Lettura
Gratta e non vinci. Perché i biglietti della fortuna, uguali a quelli di noti marchi, erano rigorosamente falsi, stampati, ovviamente, nella tipografia «dei sogni» di via Villa Bisignano, quartiere di Barra, Napoli. C'era anche questo nel «menù» dei maestri del falso. C'era la capacita di stampare i «gratta e vinci» di note marche e piazzarli presso tabaccherie «amiche». A danno dei giocatori che, ovviamente, hai voglia a tentar la dea bendata: quella che sfidavano era in realtà un «pezzotto». È uno degli spaccati dell'ordinanza a firma del gip Orazio Rossi che, lo scorso 16 ottobre, ha bloccato 22 persone, 13 italiani e 9 francesi, accusati di far parte di una holding internazionale che produceva centinaia di migliaia di euro falsificati dentro una stamperia di Barra finita sotto sequestro. Le intercettazioni dei carabinieri di Capua, diretti dal capitano Francesco Mandia e dal tenente Francesco Ciardiello, alzano il velo su tutto il «menù» dei maestri falsari. Non solo banconote da 20, 50 e 100 euro quasi simili alle originali, dunque, ma anche gratta&vinci falsi, una truffa a ignari giocatori. I ticket che Enrico e Vincenzo De Martino, padre e figlio, i «maestri falsari», secondo l'indagine coordinata dal sostituto procuratore Alessandro Di Vico producevano soprattutto biglietti da 5 euro che sono quelli più venduti.
 
Tabaccai compiacenti, dunque, ma anche qualche dipendente di istituti di credito che avrebbe chiuso a volte un occhio, a volte tutti e due, per far passare i soldi della holding italo francese. Emerge anche questo dall'inchiesta che ha visto i carabinieri lavorare fianco a fianco con la gendarmerie francese sotto la regia del procuratore Maria Antonietta Troncone e dei magistrati di Nancy e Nanterre. Dalle intercettazioni s'evince che qualcuno degli indagati, in Lombardia e Lazio, sarebbe arrivato a un passo dal riuscire a sfondare i saldi muri del mondo delle banche con la complicità di alcuni sportellisti. Ipotesi per ora al vaglio della Procura che, comunque, ha confermato che c'è stato nel corso degli ultimi due anni un «concreto rischio di infiltrazione bancaria».

L'anello di giuntura tra i napoletani e i francesi era Raffaele Fresegna, di Castel Volturno. Suo il compito di consegnare ai principali «clienti» le banconote contraffatte, suo il compito di smistare gli ordini. In un caso si rammarica. Parla con Antonio Busiello (altro indagato) e si sfoga: «Don Antò, mi stanno facendo un sacco di cattiverie... mi hanno scavalcato sui 15 milioni di euro... per colpa dell'amico mio di Volla... Prima mi chiamarono e mi dissero questi vogliono incontrare quello che fa i soldi... feci la riunione a casa mia... poi non si è più parlato di fare i cosi... ma so che lo stanno facendo... ma mi devo stare zitto perché non tengo le prove». Secondo il gip, dunque, nel dicembre del 2017 furono stampati 15 milioni di euro falsi, ma la cricca perse l'«appalto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA