Napoli, flop sicurezza e lavoro: ​qualità della vita peggiorata

Terzultima nel report del Sole 24 Ore, la provincia si salva solo nel parametro cultura e tempo libero

La classifica del Sole 24 Ore
La classifica del Sole 24 Ore
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 4 Dicembre 2023, 23:38 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 17:19
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È impietosa per Napoli la classifica della vivibilità delle province che stila ogni anno il Sole 24 ore: non solo perde ben 7 posizioni ma finisce terzultima, al posto 105, davanti soltanto a Caltanissetta e Foggia. È l’altra faccia della medaglia dopo mesi in cui il capoluogo viene considerato una delle mete più cool al mondo. Colpa dei 90 parametri che, nel complesso, segnano alla fine un dato assolutamente negativo che dura da oltre un decennio. Ottima performance solo per l’offerta culturale e il tempo libero: 46esimo posto anche se non basta a risalire verso la cima. Ma pesano tantissimo, in negativo, la densità abitativa, la sicurezza, l’occupazione, il saldo delle emigrazioni sfavorevole e, soprattutto, la parità di genere dove siamo in ultima posizione in assoluto. Insomma, a guardare questo ultimo fattore la provincia napoletana non sembra essere a misura di donna. 

Con un dato, a vedere i numeri regionali, che vede Napoli unica a retrocedere nonostante l’effetto «Scudetto» (che però non è stato preso in considerazione in questa rilevazione) mentre gli altri capoluoghi, anche se in bassa classifica, almeno avanzano un po’.

Prima tra le campane infatti è Benevento (guadagna 5 posizioni in 12 mesi) al 78esimo posto, seguita subito dopo da Avellino che migliora di 4 posti. Salerno e Caserta risultano invece all’88esimo e 98esimo posto nonostante abbiano guadagnato, rispettivamente, 9 e un posto rispetto al dicembre 2022. 

Anzitutto, diciamolo subito, è Udine a finire sul podio italiano seguita da Bologna e da Trento mentre in generale è il Sud a popolare gli ultimi posti. A far schizzare il profondo Nord (Monza e Brianza sono tra le prime 10) è il primato nella categoria «ricchezza e consumi» grazie a buoni risultati nella spesa media delle famiglie per l’acquisto di beni durevoli e ai dati immobiliari sulle compravendite. I parametri in esame sono 6: ricchezza e consumi, affari e lavoro, giustizia e sicurezza, demografia e società, ambiente e servizi e cultura e tempo libero. Prima di analizzarli vediamo il dato migliore e quello peggiore registrato dallo studio che incrocia tutte le banche date ufficiali pubbliche e private. Il dato più allarmante è la densità abitativa: 2500 persone per km quadrato su una media nazionale di 264 (l’intera provincia tocca quasi i 3 milioni di abitanti). La performance migliore invece riguarda il numero delle pensioni di vecchiaia: 103 ogni mille abitanti rispetto una media di 198. 

L’indicatore «ricchezza e consumi» registra un rank negativo: 106esimo posto con una caduta di 14 posizioni. A pesare il basso indice di spesa per i beni durevoli, la percentuale di famiglie con Isee basso e soprattutto il numero dei percettori dell’ex reddito di cittadinanza. Un dato impietoso se guardiamo al resto del Paese: la media italiana è 54,4 percettori ogni mille abitanti mentre in questa provincia di schizza al 194,07. Praticamente il quadruplo. Il doppio invece per i protesti pro-capite secondo i dati Unioncamere: 4,6 contro una media italiana di 2,8. Dati negativi, in generale, anche per il parametro affari e lavoro dove siamo al 71esimo posto. A incidere, in negativo, le imprese in fallimento (2,99 ogni 100 registrate su una media nazionale di 1,6), il tasso di occupazione 20-64 anni al 44 per cento rispetto ad una media italiana del 65,1 e il numero dei neet che non lavorano (il 33,2 rispetto al 18,5 su media nazionale). 

Su giustizia a sicurezza siamo in penultima posizione. A pesare i cosiddetti reati predatori (tranne i furti in abitazione dove siamo al di sotto della media). Mentre le denunce, in generale, sono esattamente la metà della media italiana. Siamo però praticamente sul podio per furti di auto con quasi 614 denunce ogni 100mila abitanti (614,4 su una media di 93,3), furti con strappo (68,12 ogni centomila su media del 13) e rapina in pubblica via (106 su 100mila su una media del 15,6). Infine se una causa civile in Italia dura mediamente 291 giorni qui siamo a 409. Su demografia e società invece si registra una media di vita di 80 anni sugli 82 in Italia e 8 nascituri su mille rispetto alla media di 6,4. In mezzo un dato preoccupante: siamo al 104esimo posto per il consumo di farmaci contro l’obesità. 

Su ambiente e servizi, ancora, un quadro impietoso per tutte le fasce di età e su tutti i sottoparametri: per qualità della vita di giovani, donne e bambini siamo inchiodati in fondo classifica mentre risaliamo all’88esimo posto solo per gli anziani. Una boccata d’ossigeno, infine, arriva solo dal parametro che misura la cultura e il tempo libero dove Napoli, per alcuni sottoindicatori, supera anche la media nazionale. Anzitutto per il patrimonio museale mentre è assolutamente nella media italiana per i biglietti staccati (dati Siae), numero di bar e ristoranti mentre è avanti per numero di librerie. 
 

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