Rifiuti, no anche alla carta. Il Comune di Napoli: veti inaccettabili

Rifiuti, no anche alla carta. Il Comune di Napoli: veti inaccettabili
di Daniela De Crescenzo
Martedì 4 Dicembre 2018, 22:56 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 06:55
4 Minuti di Lettura
San Pietro a Patierno e Casoria uniti nella lotta. Un fronte compatto contro la decisione del Comune di Napoli di avviare uno studio di fattibilità per due ecodistretti. Quello che dovrebbe essere realizzato a San Pietro si troverebbe vicinissimo al territorio di Casoria e questo ha spinto gli amministratori sulle barricate, anche se si tratta solo di un impianto destinato a migliorare la qualità della carta e del cartone per poterli immettere sul mercato e riciclare. Quindi niente sacchetti di rifiuti, niente umido puzzolente, bensì solo materiale differenziato. Ma le rassicurazioni, finora, non hanno convinto i consiglieri comunali di Casoria e quelli della Settima municipalità che ieri si sono riuniti in seduta pubblica e congiunta invitando anche alcuni consiglieri regionali. In aula sono arrivati Tommaso Casillo e Tommaso Malerba. Alla fine il consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno con il quale si chiede al sindaco di Napoli di rinunciare all’impianto che «avrebbe gravi ripercussioni sulla città di Casoria e sui suoi abitanti». Oggi sullo stesso tema si riunirà il parlamentino di San Pietro che, a sua volta, ha invitato anche il primo cittadino di Casoria e l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli. E giovedì si discuterà a Scampia dove dovrebbe esserci un altro impianto per la separazione di plastica e metalli.
 
Dunque un fronte compatto. Ma gli impianti, concordano tutti, sono necessari a migliorare qualità della differenziata e a renderla, quindi, esportabile. Solo che nessuno li vuole. Perché tanta ostilità? «Siamo contrari alla modalità della scelta che non è stata concordata né con la Municipalità né con il nostro Comune», dice il sindaco di Casoria Pasquale Fuccio, che subito dopo rincara la dose: «Se Napoli pensa di poter decidere in solitudine su di un impianto del genere, sbaglia. Io contesto la scelta, visto che tra l’altro l’organizzazione dovrebbe interessare l’Ato di cui sono presidente e che non è mai stato ascoltato». Poi entra nel merito: «La carta arriva sporca e va differenziata, quindi non è vero che si tratta di un’isola ecologica. Bisogna fermare il procedimento e sedersi ad un tavolo, non c’è altro da fare». Sulla stessa linea Maurizio Moschetti, presidente della Municipalità: «Nessuno è contro la raccolta differenziata. Tutt’altro. Ma siamo preoccupati per una serie di motivi, a partire dall’ubicazione: non è possibile insediare una struttura del genere nel bel mezzo delle abitazioni, ci potrebbero essere delle ripercussioni sull’ambiente o sulla sicurezza per il passaggio di tanti mezzi pesanti». Anche Moschetti invoca la democrazia per difendersi dalla spazzatura. E avanza una preoccupazione: «A Napoli la raccolta differenziata è intorno al 20 per cento, pertanto non oso nemmeno immaginare cosa potrebbe arrivare nel sito, specialmente nei momenti di criticità».
I TIMORI
Il sospetto, dunque, è che l’ecodistretto possa trasformarsi in un sito di stoccaggio. In realtà la differenziata a Napoli supera abbondantemente il 30 per cento, raggiungendo addirittura il 38, secondo la municipalizzata del Comune incaricata della raccolta, l’Asìa. Nonostante ciò, come teme Moschetti, la crisi è dietro l’angolo perché gli impianti sono pieni. E soprattutto sono pochi. A mancare sono soprattutto i siti di compostaggio che lavorano la frazione umida derivata dalla differenziata, e tutti quelli che assorbono il materiale da riciclare. Senza nuove strutture industriali al servizio della raccolta, questa, è evidente, non serve, anzi si rivela addirittura dannosa, visti gli alti costi connessi alla raccolta e all’esportazione dell’umido. Differenziare non vuol dire far sparire la spazzatura, ma solo renderla riciclabile. Per poter trasformare i rifiuti in materia prima, plastica, vetri, metalli e carta non devono contenere scarti. Invece in questi anni la percentuale della differenziata è salita in regione superando il 50 per cento, ma la qualità è rimasta scadente. Secondo i consorzi di filiera pubblici (Conai) per la carta e il cartone si passa dal 6 al 10 per cento di scarti tra il primo semestre 2017 e lo stesso periodo 2018. Per la plastica la percentuale di imballaggi conferiti fuori specifica è in Campania attorno all’8%, più del doppio della media nazionale. E oggi la Cina, che fino a gennaio scorso era la maggiore importatrice di spazzatura differenziata, non accetta più materiali con una percentuale di impurità superiore al 2 per cento. Quindi carta e plastica restano nei capannoni. E spesso bruciano. In Campania è capitato
© RIPRODUZIONE RISERVATA