Napoli: «Ho una ditta “fantasma” e così da anni eludo il fisco»

Napoli: «Ho una ditta “fantasma” e così da anni eludo il fisco»
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 9 Giugno 2021, 00:02 - Ultimo agg. 19:50
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Si chiama Gennaro, ha 50 anni, una figlia all’Università che vive con lui in un appartamento «in fitto» nel quartiere Sanità. Niente cognome, naturalmente, è la premessa-impegno per spingerlo alla descrizione della sua storia di invisibile. Non è il fu Mattia Pascal, ma ci somiglia, perché Gennaro, nonostante guadagni facendo lavori di ristrutturazione in tante case napoletane e non solo, non ha mai pagato un euro di tasse. Tutto in nero, tutto in tasca, con buona pace di chi si fa beccare con le cartelle delle evasioni fiscali. «Ma li prendono perché fanno le dichiarazioni, il segreto è non averne mai fatte. Così si sfugge a qualsiasi tracciamento e anagrafe informatica» dice.

I lavori se li assicura da anni. Il passaparola, un giro di amicizie tra architetti e professionisti vari. Per risparmiare, non vivono come un peso il ritiro in banca di tanto contante per pagare.

Niente ricevute, niente partite Iva. Così si racconta Gennaro: «Avevo una piccola ditta e partita Iva, ma tanti anni fa. Troppe tasse e niente in tasca. La chiusi subito, la liquidai e iniziai la mia seconda vita. Due, massimo tre operai che mi seguono da molto. Sono bravi ragazzi ucraini. Prendo i lavori, sono con loro in cantiere. Direttori dei lavori? Preferisco non averne tra i piedi. Troppi controlli, io lavoro a modo mio e come me a Napoli ce ne sono tanti, credimi. Sono arrivato a sfiorare il diploma di geometra, ma conta la pratica».


Per i materiali, come mattonelle, rubinetti e affini, ci sono fornitori abituali a Napoli nord. Ancora niente fatture, pagamenti in nero con l’assenso dei committenti-proprietari. «Vado da solo, o con loro, a scegliere all’ingrosso i materiali. Al risparmio, senza fattura. A volte, si fidano, mi danno i contanti e li prendo io. Trattengo una percentuale, naturalmente mi pagano a lavoro finito, anticipandomi le spese. Ai ragazzi do 50 euro al giorno e sono contenti, mi sentono uno di loro, facciamo colazione insieme, finiamo insieme».


La partita Iva per i documenti necessari alle dichiarazioni sulle ristrutturazioni? Qui Gennaro supera se stesso. Spiega: «Per alcuni lavori di impiantistica, mi appoggio a amici che hanno partita Iva. Un idraulico, un elettricista ma non sempre, un titolare di ditta di infissi. Qualcuno di loro accetta di fare le dichiarazioni sul lavoro che ho procurato io. E sono loro a rilasciare i documenti per il Comune, su cui un nostro amico architetto, che non ha mai messo piede in cantiere, mette la firma».

Il giro è soprattutto di amici, che poi si allarga come una catena di Sant’Antonio. Naturalmente, i problemi arrivano per i benefit governativi sull’edilizia. In questo caso, occorrerebbero partite Iva e passaggi di denaro tracciato. «Chiarisco subito come stanno le cose. Lavoro solo su contanti, che sono il lievito della nostra economia, solo gli sciocchi fanno finta di non saperlo. Ci sono professionisti, gente insospettabile, proprietari di seconde case, sulle isole come in Cilento o in costiera, che preferiscono fittare d’estate al nero e in contanti. Niente contratto e denaro liquido in tasca. Visto il loro esempio, io mi sento sempre nel giusto».


Gennaro ha anche una casa in Cilento. Naturalmente, non è di sua proprietà: è un immobile in uso avuto da amici, che era abbandonato e lui ha ristrutturato. «Loro ci guadagnano e io ho una casa per le vacanze» spiega. Dove la cosa diventa macchinosa è sui certificati, il foglio di famiglia. Ma c’è una spiegazione in tutto. E Gennaro dice: «Sono separato, mia moglie è straniera. Sono sul suo foglio di famiglia, lei vive all’estero e non abbiamo mai formalizzato la separazione. Risultiamo sposati, lei l’accetta anche perché nostra figlia vive con me e non le chiedo nulla. Rimasto sul suo foglio di famiglia, qui sono ospite. Sì, perché vivo in una casa che pago ogni mese al nero, senza contratto. Ovvio che, per evitare tracciamenti, non mi sono sognato di chiedere il reddito di cittadinanza e l’auto è intestata a parenti anziani». I pagamenti, gli assegni? Bastano carte ricaricabili e libretti postali. Pirandello resterebbe affascinato.

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