Avvocati Napoli, senza la prova scritta la quota di ammessi arriva al 60%

Avvocati Napoli, senza la prova scritta la quota di ammessi arriva al 60%
di Leandro Del Gaudio
Sabato 29 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:36
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C’è chi in questi giorni se la cava con una battuta: c’è voluta una pandemia per scrollarsi di dosso una sorta di record negativo, che ogni anno si abbatteva sul Tribunale di Napoli, alimentando choc familiari, ma anche schermaglie tra università, studi legali e scuole di formazione. Detto in modo più chiaro, la prima volta dell’esame di avvocato senza le prove scritte assegna a Napoli una dimensione più umana, più equilibrata, meno afflittiva. Senza gli scritti, è stato ammesso alla seconda valutazione orale, dinanzi alla commissione formata da esaminatori napoletani, il sessanta per cento di aspiranti togati. Un primato, se si pensa a cosa era accaduto fino al 2019, vale a dire fino a quando sul mondo della giustizia si è abbattuto il lockdown imposto dal Covid.

Ma restiamo agli aspetti numerici. Palazzo di giustizia, ingresso in Tribunale dal Centro direzionale, come sono andate le prove di esame di avvocato per i praticanti napoletani? Sui 3806 candidati iniziali, che hanno sostenuto la cosiddetta prima prova (orale rafforzato), ne sono stati ammessi 2237, quindi decisamente più della metà dell’esercito di aspiranti avvocati. Una sorta di rivoluzione copernicana, rispetto ai numeri legati alla gestione precedente, quella - per intenderci - che ruotava attorno all’incubo della Mostra d’Oltremare. Ricordate quelle scene pre pandemia? Alberghi di Fuorigrotta pre pandemia presi d’assalto, ressa ai varchi, ore di attesa per le tracce ministeriali, svenimenti, immancabili sequestri di tracce, finanche intervento delle forze dell’ordine.

E poi quelle tre tracce (penale, civile e tributario), che hanno agitato i sonni di intere generazioni anche negli anni della maturità. 

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E come andava a finire? Ogni anno, la stima per i napoletani era questa: agli orali finiva solo il 35 per cento di candidati, dopo l’intervento draconiano delle Corti di Appello di Roma o Milano (quasi sempre preposte alla correzione degli scritti dei partenopei). Numeri che vale la pena ricordare, facendo un viaggio random a ritroso negli anni: nel 2018 furono 1407 gli ammessi agli orali, vale a dire il 33.5 per cento rispetto ai 4195 iscritti, dopo il vaglio della commissione milanese; più o meno lo stesso trend, negli anni precedenti, in uno spulcio fino al 2015; ma anche nell’ultima prova, quella del 2019 (che è stata poi corretta e licenziata dagli esaminatori quando ormai l’Italia era ferma nel primo lockdown) le cose non andarono molto diversamente. Anche quella prova di dicembre del 2019, fu una sorta di ecatombe. Ricordate poi cosa accadeva dopo ogni pubblicazione dei dati? Si formava in città una sorta di partito del Sud contro gli esaminatori, alla luce di un non ben chiarito complotto nordista per smontare sul nascere intelligenze e professionalità partenopee. Immancabile anche il dibattito sui limiti dell’Università nella formazione dei giovani dottori in Legge alla scrittura e sulla scarsa efficacia dei tirocini professionali.

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Immagini consegnate al passato, almeno alla luce di quanto avvenuto in questi mesi, dopo il “verdetto” della Corte di appello di Roma sui napoletani. Doveroso a questo punto un chiarimento su come funziona l’esame di avvocato, in questa fase di transizione segnata dal Covid. In sintesi, il candidato deve sostenere due prove, entrambe orali: la prima, da remoto, grazie al collegamento sulla piattaforma teams, nel corso della quale deve rispondere a un quesito che viene formulato dalla commissione. Ha gli occhi puntati addosso, ovviamente non può accedere ad altre fonti, che non siano i codici che ha sulla scrivania. Dopo mezzora di elaborazione, deve articolare la risposta. Questo test si chiama orale rafforzato. Poi? Se viene ammesso alla seconda prova, può sedersi - dal vivo, in presenza - al cospetto degli esaminatori, che sono tutti commissari dello stesso distretto di Corte di appello dei candidati. È l’orale classico, normale, con domande e risposte. Stando a quanto registrato fino a questo momento, questa seconda prova ha consegnato tanti promossi avvocati e poche bocciature. Più in particolare, si sono formate 35 commissioni per la valutazioni dei praticanti all’orale, che stanno ultimando il lavoro di valutazione e che sono già insediate per la seconda sessione di esame di qui ai prossimi mesi. 

Spiega al Mattino, l’avvocato Ciro De Simone, penalista napoletano di riconosciuta esperienza e presidente di commissione a Napoli: «Nel suo complesso, siamo sicuramente di fronte a una prova più blanda rispetto a quanto avveniva prima dell’avvento del Covid, quando erano previste le tre prove scritte alla Mostra d’Oltremare. Consiglio a tutti di studiare, perché non è mai una passeggiata. Ci sono commissioni severe, rigorose, anche qui da noi si rischia di essere bocciati: conviene prepararsi con rigore e spirito di abnegazione, anche in vista delle prove che una professione come la nostra può offrire». 

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