«Francesco Pio Maimone ucciso a Mergellina e subito dimenticato da tutti»

I genitori del pizzaiolo colpito a morte in zona chalet: «Che fine ha fatto la lapide?»

Francesco Pio Maimone
Francesco Pio Maimone
di Melina Chiapparino
Martedì 13 Febbraio 2024, 23:58 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 07:27
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«Francesco Pio non ha un luogo dedicato alla sua memoria dove le persone possano andare a trovarlo». Antonio Maimone e sua moglie Tina lo dicono con delusione a distanza di undici mesi dalla notte in cui il 18enne di Pianura perse la vita, colpito al petto da un colpo di pistola esploso per futili motivi dal 19enne Francesco Pio Valda, ora in carcere.

«È stata una morte da vittima innocente della criminalità ma dopo le promesse dell’amministrazione comunale non è stato realizzato nulla per ricordarlo» spiegano i genitori del giovane che hanno deciso di «rinunciare al patrocinio e all’aiuto del Comune di Napoli». La scelta di provvedere personalmente all’allestimento di un luogo dove poter deporre le ceneri di Kekko «potrà finalmente consentire ad amici, parenti ma anche ai tanti napoletani che ci hanno mostrato vicinanza e affetto, di recarsi in un posto dove la memoria di nostro figlio potrà essere custodita e onorata» aggiungono Antonio e Tina che non nascondono di sentirsi «abbandonati dalle istituzioni». Se, da una parte, i genitori di Francesco Pio hanno deciso di prendere le distanze dai propositi dell’amministrazione comunale «perchè, a distanza di tanti mesi, nulla si è concretizzato», dall’altra il Comune partenopeo fa sapere di dare ancora «ampia disponibilità per la realizzazione di un manufatto».

Il problema sollevato dai genitori di Francesco Pio non riguarda solo il tempo trascorso dalla morte del giovane ma, soprattutto, «le difficoltà e gli intoppi burocratici nel concordare gli spazi e le dimensioni del manufatto» racconta Antonio che ribadisce di sentirsi «preso in giro, stanco e straziato da mesi di attese e promesse». «Abbiamo lottato con tutte le nostre forze per dare pace a mio figlio dedicandogli uno spazio in sua memoria nel cimitero di Pianura» continua il 52enne che racconta di aver inizialmente «proposto una teca con la base dai lati di un metro e quaranta che è stata considerata troppo grande, per cui abbiamo riproposto una base con i lati di un metro e venti ma, secondo i criteri proposti dal Comune, la base doveva essere ridotta con i lati di 30 centimetri che per noi è inaccettabile». «Lo spazio che avevamo individuato nel cimitero in concerto con il Comune non si è rivelato idoneo perché abbiamo notato la presenza di una caditoia e di una pompa dell’acqua proprio vicino al luogo dove andrebbe il manufatto» insiste Antonio che ha rifiutato l’idea di «depositare le ceneri di Francesco Pio in una teca ridotta al minimo vicino una caditoia». 

Il punto è che dal 20 marzo 2023, quando Francesco Pio si è accasciato esanime sul marciapiede del lungomare, centrato da una pallottola, la vita di Antonio e Tina si è stravolta. «Non abbiamo avuto nessun aiuto concreto in termini di affiancamento psicologico o sostegno dal momento che lo stesso trauma è stato vissuto dalle nostre due figlie di 13 e 17 anni» aggiunge la coppia si è sentita che «dopo il clamore iniziale» si è sentita abbandonata da tutti. «La cremazione di mio figlio era stata una delle iniziative di cui si voleva far carico l’amministrazione ma non è stato fatto» aggiunge Antonio che sottolinea come la sua famiglia «non ha mai voluto nulla dal momento che anche il manufatto avrebbe previsto un’occupazione di suolo che siamo pronti a pagare». «Abbiamo organizzato uno spettacolo teatrale con tanti musicisti che si sono esibiti per consentirci di raccogliere i fondi per Pio e riconosco che, in platea, c’era l’assessore Santagada che ho ringraziato – conclude il padre del 18enne - però siamo a un punto dove ci sentiamo presi in giro e, d’ora in poi, penseremo noi a realizzare un luogo in memoria di Kekko».

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«Ho fatto un sopralluogo con due dirigenti dell’area cimiteriale per individuare il luogo dove allestire il manufatto per Francesco Pio e stiamo seguendo la vicenda fin dall’inizio ma la nostra disponibilità deve accordarsi con le norme e le regole» spiega l’assessore Vincenzo Santagada che, in ogni caso, è pronto a incontrare Antonio e Tina e trovare soluzioni in tempi brevi. «Il Comune di Napoli ha prima di tutto accordato, in seguito ad una convocazione di una commissione apposita, la realizzazione di una stele come vittima innocente della criminalità» aggiunge l’assessore che ribadisce l’importanza di imprimere una memoria civile su un lutto «che non deve mai più ripetersi e che coinvolge tutta la società civile». «Ho avuto materialmente un solo progetto, pervenutomi all’inizio, che non era conforme ai criteri previsti nell’area cimiteriale - conclude Santagada - rinnovo l’ampia disponibilità dell’amministrazione». 

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