Omicidio di Mergellina, parla l’amico della vittima: «Ho visto morire Checco»

L'imputato dovrà difendersi dall'accusa di essere reggente del clan dell'area orientale

Il luogo del delitto
Il luogo del delitto
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 16 Aprile 2024, 23:32 - Ultimo agg. 17 Aprile, 17:59
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Tocca a lui raccontare quello che è accaduto quella notte. Spetta ora a lui ricostruire gli ultimi istanti di vita di un giovane lavoratore, di un ragazzo che sognava di diventare il pizzaiolo. Corte di assise del Tribunale di Napoli, questa mattina tocca all’amico di Francesco Pio Maimone. Salvo cambi di scena in extremis, uno dei testi chiave sarà ascoltato su quanto avvenuto la notte del 20 marzo del 2023, all’esterno degli chalet di Mergellina. 

Carlo, coetaneo di Checco, chiamato a ripercorre quella manciata di istanti che hanno spezzato la vita di un 19enne: la decisione di trascorrere qualche ora di relax sul lungomare di Napoli, la voglia di evasione dopo una giornata di lavoro; il sogno condiviso con Francesco Pio Maimone di crescere, di emanciparsi sotto il profilo professionale, magari creando una attività di ristorazione da gestire in proprio. Poi, la notte agli chalet. Tanta gente, la voglia di staccare un poco la spina rispetto al lavoro, fino a quel colpo di pistola che raggiunge al cuore l’amico Francesco Pio: «Si è accasciato a terra, aveva le mani sul petto, mi diceva “Carlo, Carlo, non respiro più...”, una scena che non posso più dimenticare».

Il dibattimento

Oggi si torna in aula, dunque. Tensione a fette, clima velenoso, anche per le minacce che in questi mesi sono state rivolte ad alcuni testimoni nel corso della prima fase delle indagini. Un clima che ha spinto la Procura di Napoli a blindare i testimoni, con un calendario di audizioni che viene reso noto solo alla vigilia dell’udienza. Nel corso delle ultime settimane, uno dei titolari degli chalet è stato denunciato di fronte a una serie di silenzi che hanno scandito la sua testimonianza. Atti alla Procura di Napoli, verifiche in corso. Oggi si torna in aula, in un processo che vede come principale imputato il ventenne Francesco Pio Valda. È accusato di aver fatto fuoco, nel corso di una rissa scoppiata per futili motivi. Difeso dall’avvocato napoletano Antonio Iavarone, Valda avrebbe usato una pistola che sarebbe stata fatta sparire dopo il delitto. Avrebbe reagito con il fuoco all’aggressione consumata da un gruppo di soggetti di rione Traiano. Motivi drammaticamente futili alla base del litigio. Qualcuno avrebbe calpestato le scarpe di Valda (costavano mille euro), innescando la zuffa. Spintoni, pugni, un calcio; Valda reagisce impugnando l’arma. Poi la fuga. O meglio: l’allontanamento da Mergellina «scortato» da amici e parenti, che hanno accompagnato il presunto assassino nel quartiere della periferia orientale. 

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Sotto accusa ci sono la sorella e la cugina di Valda, che avrebbero organizzato la staffetta del presunto killer. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi e Claudio Onorati, che fa leva su accertamenti tecnici frutto del lavoro della Squadra Mobile: ci sono le intercettazioni, dalle quali emerge l’uso di armi da parte di Valda, alcuni giorni prima i fatti di Mergellina. Nel corso di un blitz nella sua abitazione, vennero ritrovati anche dei bossoli compatibili con quelli riscontrati all’esterno degli chalet. Poi c’è la balistica. E le immagini della serata, che mettono a fuoco l’allontanamento di Valda, che sembra impugnare una pistola mentre entra nell’auto guidata dalle cugine. Difesi dal penalista Sergio Pisani, i genitori di Francesco Pio Maimone sono costituiti parte civile: chiedono giustizia.

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