Napoli: viaggio nella Galleria Vittoria chiusa da nove mesi, dentro ci sono ancora infiltrazioni d'acqua

Napoli: viaggio nella Galleria Vittoria chiusa da nove mesi, dentro ci sono ancora infiltrazioni d'acqua
di Paolo Barbuto
Sabato 3 Luglio 2021, 23:01 - Ultimo agg. 5 Luglio, 08:02
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Il viaggio nella galleria Vittoria è un tormento di degrado e abbandono, il percorso ha il sottofondo dello schioccare delle gocce d’acqua che, inesorabili, piovono dalla volta. In alcune zone sono lievi, quasi impercettibili, in altre assumono forma e modi da pioggia intensa: il ticchettio è un richiamo nel semibuio della struttura chiusa da nove mesi, raggiungere il suono e rendersi conto che le infiltrazioni sono ancora lì, poderose, è una coltellata alla schiena.
Alla fine dello scorso settembre una parte della volta venne giù proprio per colpa dell’acqua che stava divorando tutto, sono trascorsi nove mesi pieni di progetti, sopralluoghi, verifiche, esplorazioni. I lavori non sono ancora iniziati però, illusi, avevamo sperato che le infiltrazioni fossero state individuate ed eliminate. Ci sbagliavamo, ne abbiamo avuto conferma ieri mattina.


Dopo mesi di sequestro da parte della Procura, che ha reso inviolabile quel percorso, in primavera è arrivato il dissequestro. Nessun operaio s’è visto all’opera da quel giorno, c’è stato solo qualche sopralluogo, un paio di verifiche alla volta, poi nulla più. Ieri mattina, sorprendentemente, la grata di ferro che blinda la galleria era spalancata: un invito a dare un’occhiata per capire cosa è accaduto lì dentro nei lunghi nove mesi in cui il tunnel è stato vietato alla città. Evidentemente il cancello l’aveva lasciato aperto l’ultimo degli ospiti notturni. Di primo acchito la presenza dei clochard dentro la struttura pericolante è abituale, lo intuisci dai cumuli dei giacigli (le coperte ormai non servono più e sono state gettate via), lo capisci dai resti di qualche pasto scalcagnato, lo intuisci soprattutto per via delle tante zone-latrina nelle quali gli ospiti notturni fanno a fare i loro bisogni: inutile scendere in dettagli, comprenderete facilmente di cosa si tratta e della terribile puzza che si diffonde tutt’intorno.

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L’interno della galleria ha le sembianze di un luogo bombardato durante una guerra. Per effettuare le verifiche strutturali i tecnici hanno sfondato centinaia di pannelli che avvolgono la grotta, così i buchi che si sono creati regalano un aspetto spettrale al luogo, e anche i resti di quelle pietre strappate dal muro e gettati in terra (pochi perché per la maggior parte sono stati portati via) contribuiscono ad accrescere la sensazione di scena di guerra. La vicenda della “distruzione” dei pannelli è tutta da ricordare. La spiegò l’assessore Clemente alla Commissione lavori pubblici nel lontano novembre dello scorso anno: «Non sono stati trovati i progetti degli anni ‘60, quelli della realizzazione dell’attuale copertura - spiegò Clemente agli astanti attoniti - così per capire come smontare i pannelli è stato necessario ridurli in pezzi e capire cosa fare». Alle spalle dei pannelli distrutti, la galleria nuda appare malridotta, umidiccia, poco attraente. Dietro ai pannelli spuntano cavi, muffa e ferri arrugginiti, alle spalle della copertura scorrono, ovunque, anche fiumicelli d’acqua che non si arrestano mai.

In periodi invernali e uggiosi la spiegazione più logica per quell’acqua che viene giù attraverso Monte di Dio sarebbe stata banale: è acqua piovana che s’infiltra nel terreno e trova sfogo nella Galleria. All’inizio di un luglio torrido nel quale il ricordo dell’ultima pioggia battente è lontano e scolorito, invece, la spiegazione può essere solo un’altra: l’acqua che aggredisce la galleria viene dalle condotte potabili oppure dalle fognature. Sull’ultima ipotesi possiamo confermare che, al netto dell’odore nauseante che viene dall’impianto di sollevamento fognario piazzato dentro al tunnel, basta dare un’annusata a buona parte dei rivoli d’acqua che scendono dall’alto per capire che vengono direttamente dai gabinetti delle migliaia di abitazioni sovrastanti.

Poco dopo la metà della galleria, in direzione di via Acton, invece l’acqua che viene giù non è putrida, almeno non ha il fetore delle fogne.

Si tratta della zona maggiormente aggredita dalle infiltrazioni, è un percorso di una ventina di metri, sulla mano sinistra del tunnel venendo da Chiaia, nel quale l’acqua scivola giù in maniera troppo vivace per essere una semplice infiltrazione lontana. Le gocce sono talmente tante e talmente intense da aver perforato l’asfalto sottostante, la caduta è talmente continua da aver generato un piccolo laghetto d’acqua che s’allarga verso il centro della carreggiata.

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È proprio di fronte a questa situazione che ci siamo chiesti, nella totale ignoranza del percorso dei lavori che saranno eseguiti: ma siamo certi che si possano iniziare gli interventi di recupero del tunnel senza prima aver eliminato questo bendiddio d’acqua? La domanda non è retorica, saremmo realmente lieti di conoscere la risposta. Vorremmo sapere, cioè, se gli interventi (che prevedono anche di incanalare le eventuali infiltrazioni) potranno essere realizzati in presenza di quella percolazione continua, oppure se sarà necessario un ulteriore intervento di “ricerca” della perdita prima di dare il via alla ristrutturazione. A proposito, dopo la delibera del Comune e i vertici a tre (con Rfi e Anas) per la firma dell’accordo sui lavori, un’altra settimana è trascorsa senza che accadesse nulla. Intanto nel tunnel della Vittoria le infiltrazioni vanno avanti inesorabili.
 

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