Napoli, la denuncia di una vedova: «Auto killer a Mergellina, mio marito morto invano»

Antonella era la moglie di Giuseppe Iazzetta, travolto e ucciso sulle strisce in piazza Sannazaro

Giuseppe Iazzetta con la figlia Gabriella e la moglie Antonella
Giuseppe Iazzetta con la figlia Gabriella e la moglie Antonella
di Melina Chiapparino
Lunedì 28 Agosto 2023, 00:00 - Ultimo agg. 08:00
4 Minuti di Lettura

«Se non ci scappa il morto qui non cambierà nulla». Le parole di Giuseppe Iazzetta le ricorda la moglie, Antonella Masella rafforzandone il significato a distanza di un anno dalla sua morte. Il 62enne napoletano, ingegnere dell’Alenia aeronautica e amorevole padre di due figli, fu investito il 18 settembre 2022 in piazza Sannazaro mentre attraversava sulle strisce pedonali di fronte la sua abitazione.

La morte di Giuseppe circa 20 giorni dopo l’investimento mortale di Elvira Zriba, la 34enne travolta da una moto su via Caracciolo, è stata solo l’inizio di una strage di pedoni che oggi a Napoli conta 12 vittime nel giro di 13 mesi ed un totale di 25 morti, includendo i centauri coinvolti in incidenti mortali. «Una strage a cui si deve porre fine» come spiega Antonella Masella.

Le parole di Giuseppe che rischio riguardavano? 
«Riguardavano i pericoli per i pedoni in piazza Sannazaro e, in generale, la mancanza di sicurezza stradale a Mergellina.

Tre giorni prima del suo investimento, Giuseppe mi disse ancora una volta che se non ci fosse scappato il morto, le istituzioni avrebbero continuato a ignorare le richieste dei cittadini. Lui si era impegnato più volte raccogliendo firme nel quartiere e segnalando le problematiche della piazza a cominciare dall’alta velocità nelle ore notturne ma ha solo ricevuto porte in faccia. In quel periodo non erano stati neanche attivati i semafori degli attraversamenti che lampeggiavano sempre sull’arancione».

Oggi i semafori sono stati attivati. Cos’altro è cambiato?
«Non è stato attuato un vero cambiamento. La situazione oggi è praticamente la stessa che denunciava mio marito. Sono state installate bande sonore su via Caracciolo e i semafori sono stati attivati ma non basta. Per la verità, i semafori sono stati tarati su tempi troppo brevi per chi deve attraversare e tempi troppo lunghi per chi attende il verde. Sono tante le lamentele dei residenti e, in particolare, degli anziani. Avevamo proposto degli attraversamenti pedonali rialzati in quanto auto e moto, soprattutto di notte, continuano a sfrecciare a tutta velocità e ci vorrebbero dei dossi all’interno della galleria Laziale». 

Mergellina, quindi, è ancora una zona a rischio?
«Assolutamente si. La situazione, anzi, è peggiorata perché è un’illusione pensare che i pochi provvedimenti messi in campo per tamponare l’emergenza possano veramente ridurre i rischi per i pedoni. Le auto e le moto continuano a non rispettare i limiti di velocità, spesso neanche i semafori e la notte il quartiere è completamente abbandonato. Piazza Sannazaro è un’area dove confluiscono molte strade e con un’alta intensità di traffico pedonale per questo necessita di un’attenzione particolare. Abbiamo più volte chiesto di intervenire anche su via Giordano Bruno dove si trova più di un istituto scolastico e dove si continuano a verificare incidenti che, per il momento, non hanno comportato conseguenze mortali. Bisogna arrivare a contare le vittime per intervenire in maniera decisiva?».

A che punto è il procedimento giudiziario per l’investimento di Giuseppe? 
«Il primo grado del procedimento si è concluso con un patteggiamento e la pena, che in questo caso è una pena sospesa, è stata ridotta ad un anno e 4 mesi con l’aggiunta di una sanzione pecuniaria. Noi come famiglia non abbiamo mai voluto una vendetta ma abbiamo semplicemente chiesto giustizia e nel caso di un pedone che si trovava sulle strisce pedonali, ovvero un luogo dove doveva sentirsi al sicuro, non riteniamo sia stata data una pena proporzionata alla gravità dell’accaduto. Questo problema riguarda tutti i procedimenti giudiziari in merito agli investimenti pedonali per i quali vorremmo una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni e leggi più dure». 

Lei, Gabriella e Michele, i figli di Giuseppe, avete partecipato a molte manifestazioni. Lo farete ancora?
«Abbiamo partecipato a manifestazioni e fiaccolate per chiedere maggiore sicurezza stradale e non dimenticare Giuseppe e tutte le altre vittime di investimenti perché il nostro dolore non sia vano. Quello che vogliamo è non far accadere ad altri ciò che è successo ai nostri familiari. Ci auguriamo che la sicurezza stradale possa essere una priorità di questa amministrazione. Giuseppe ci manca ogni giorno e nessuno può restituircelo ma facciamo in modo che non ci siano altre vittime».

© RIPRODUZIONE RISERVATA