Napoli, la guerra degli Industriali: ora spunta il terzo nome

Napoli, la guerra degli Industriali: ora spunta il terzo nome
di Nando Santonastaso
Martedì 9 Giugno 2020, 07:58
4 Minuti di Lettura
E se alla fine spuntasse un terzo nome per evitare spaccature e polemiche tra gli imprenditori napoletani per la successione di Vito Grassi a Palazzo Partanna? L'ipotesi è trapelata ieri, insieme ad una nuova lettera agli associati con la quale lo stesso presidente uscente invita a moderare i toni e a riportare il confronto nella sua sede naturale. Il nome del cosiddetto terzo incomodo è quello di Bruno Scuotto, presidente nazionale di Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua gestito bilateralmente da Confindustria e da Cgil, Cisl e Uil. Napoletano, da oltre 30 anni amministratore unico della sua società di impianti elettrici e tecnologici, Scuotto ha svolto un'intensa attività in Confindustria (è stato tra l'altro vicepresidente della Piccola industria con delega a Education e Formazione). Da tutti apprezzato per serietà, competenza e distacco, potrebbe essere l'uomo giusto per traghettare l'Unione di Napoli alla fine di questo quadriennio e soprattutto impedire che il vivace confronto delle ultime 48 ore si amplifichi ulteriormente, riportando l'Associazione a scenari che si riteneva ormai superati. Scuotto avrebbe espresso a quanti lo hanno contattato una certa disponibilità a scendere in campo ma naturalmente bisognerà capire se le due anime che sono al momento impegnate a sostenere i rispettivi candidati alla presidenza, Costanzo Jannotti Pecci e Francesco Tavassi, accetteranno di fare un passo indietro. Lo si capirà nelle prossime ore dal momento che il primo appuntamento fissato dalla Commissione dei saggi per accertare, come da Statuto, le indicazioni della base associativa è per il 17 giugno.

In questo scenario si inserisce la nuova lettera di Vito Grassi agli iscritti, nella quale l'attuale presidente del Consiglio degli affari regionali di Confindustria prova a chiarire uno dei punti di maggiore attrito con i colleghi imprenditori che sostengono Jannotti Pecci, ovvero la sua firma in calce alla prima lettera con cui il Consiglio di presidenza uscente ha indicato in Francesco Tavassi il suo successore. Grassi, che si era già dimesso da presidente dopo la nomina a vicepresidente di Confindustria, spiega di avere partecipato a quella riunione da invitato e «con l'unico obiettivo di mettere a disposizione l'esperienza maturata nei due anni di mandato». Lui stesso riconosce che sarebbe stato inopportuno firmare un documento di sintesi politica redatto da un Consiglio di cui non faceva più parte: la firma, in altre parole, sarebbe da interpretare solo come la conseguenza della sua partecipazione, fisica e nel dibattito, a quella riunione. «Basta con le strumentalizzazioni», scrive Grassi che ribadisce di non avere esercitato in quella sede alcun potere perché già non gli spettava più.

LEGGI ANCHE Industriali, a Napoli Jannotti Pecci pronto a lanciare la sfida

L'UNITÀ
Di qui l'appello a riportare il confronto nelle sedi più opportune. «Se davvero sentiamo comune il bene dell'Unione di Napoli, diventa vincolante e imperativo per ciascuno di noi non alimentare un clima di sospetti di illegittimità e forzature che non ci sono state, dice il past president dell'Unione. Che ricorda anche agli iscritti l'esigenza di non aprire il confronto tra gli eventuali candidati ad elementi estranei ai contenuti».

LA MEDIAZIONE
Fin qui Grassi, che cercherà in queste ore di arrivare alla quadra con gli altri presidenti delle territoriali campane per la poltrona di presidente regionale di Confindustria (che doveva toccare a Gianluigi Traettino di Caserta mentre ora si parla di una proroga di almeno un anno). Ma prima che la lettera arrivasse si erano comunque infittiti i contatti dei due schieramenti con gli imprenditori che dovrebbero sostenere i rispettivi candidati. Circolano anche su questo versante non poche indiscrezioni, da prendere ovviamente tutte con le molle. Per Jannotti Pecci si sarebbero espressi tra gli altri l'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato, il Cavaliere del Lavoro Stefania Brancaccio, l'ad di Carpisa-Yamamay Carlo Palmieri, il patron del Regina Isabella di Ischia Giancarlo Carriero, il titolare di Harmont & Blaine Domenico Menniti. Si è diffusa anche la voce di imminenti, presunti abbandoni della territoriale di Napoli in segno di protesta verso l'attuale maggioranza a cui viene contestato un forte calo negli iscritti negli ultimi quattro anni. Sull'altro versante, Francesco Tavassi, sponsorizzato dall'attuale vertice, può contare sull'appoggio delle aziende pubbliche già rappresentate nel Consiglio di presidenza uscente, come Ferrovie e Leonardo, nonché di Hitachi rail il cui presidente, Maurizio Manfellotto, è oggi alla guida pro tempore dell'Unione in qualità di vicepresidente anziano. Ma per Tavassi sono schierati anche il past president Ambrogio Prezioso, Paolo Minucci Bencivenga, Fabio De Felice e altri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA