Appalti truccati a Napoli: «Un bisturi e la ceralacca, ​così vinciamo le gare»

Appalti truccati a Napoli: «Un bisturi e la ceralacca, così vinciamo le gare»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 23 Novembre 2021, 23:51 - Ultimo agg. 24 Novembre, 19:55
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Un bisturi da chirurgo, un po’ di calore provocato da una candela, ceralacca, un computer e una calcolatrice, oltre al contributo di un ingegnere e di un ragioniere. Eccoli in azione, quelli della banda degli appalti. Hanno le chiavi della cassaforte dell’ufficio gare del Comune di Napoli, si muovono di notte: hanno prelevato tutte le buste contenenti le offerte per concorrere a una gara internazionale (oltre mezzo milione di importo) e hanno raggiunto un garage a Volla. È qui che entrano in azione. In che modo? 

Lo spiega Rolando Abbate, figlio di Salvatore Abbate il dominus degli appalti Sma (ha patteggiato una condanna in primo grado) e nipote di Luciano Abbate (fratello di Salvatore, anch’essi impegnato nei lavori di bonifica a Napoli est): «La dirigente comunale (attualmente in pensione, ndr) ha intascato trentamila euro per ogni appalto a cui concorrevamo. Aveva le chiavi della cassaforte, che consentivano a un usciere del Comune di prelavare le buste notte tempo». Poi, cosa accadeva? Sembra una scena abusata del film La banda degli onesti, se non fosse il contenuto del decreto di perquisizione firmato dalla Procura a carico dei due dipendenti comunali. Corruzione, presunte tangenti da 30mila euro, almeno sei appalti nel mirino della Procura (due interventi nella ex Corradini, due interventi sulla rete fognaria cittadina, amianto nel Poliambulatorio di Pianura, amianto Vela A di Scampia), due soggetti indagati.

Uno dei due - parliamo dell’usciere comunale - vive nello stesso condominio di Luciano Abbate e avrebbe fatto da tramite con la dirigente comunale. Spiega Rolando Abbate, nel verbale che sta a monte del sequestro scattato alcuni giorni fa: «Tutte le buste venivano portate nel bagagliaio di un’auto fino al garage di “omissis”, poi iniziava il lavoro: prima con un bisturi, che serviva a tagliare l’imballaggio delle buste, poi con il calore del fuoco, che consentiva di squagliare la ceralacca, infine con l’ausilio di un ingegnere e di un ragioniere, “armati” di computer e di calcolatori». A cosa servivano i supporti informatici? «Una volta aperte le buste, bisognava calcolare la “media matematica” di tutte le offerte. Nella stessa notte vennero aperte 81 buste, ma il sistema della media matematica era decisivo anche se non infallibile, perché, in alcuni casi, pur avendo pagato la tangente, non riuscimmo ad ottenere l’appalto desiderato, che venne acquisito da un altro gruppo di imprese, al punto che - continua Abbate jr - ci venne da pensare che lo stesso trattamento venne riservato, dietro pagamento di tangenti, anche ad altri imprenditori». Una notte a fare calcoli, a ragionare sulle offerte della concorrenza, a sbaragliare il campo dei competitor grazie alla formula della “media matematica” offerta da un ragioniere e da un ingegnere. Ma chi c’è dietro la presunta banda degli appalti? 

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Riflettori puntati sull’imprenditore Salvatore Abbate, che appena un paio di mesi fa ha patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione, come grande corruttore di politici, dirigenti e faccendieri, a proposito dello smaltimento dei fanghi di Napoli est. Ricordate la sua posizione? Gli trovarono circa quattro milioni di euro in cantina, in una vicenda che punta a verificare la creazione di fondi neri a Montecarlo per la corruzione di politici e dirigenti pubblici. Dalle sue mani sarebbero stati sborsati i soldi per i due indagati di Palazzo San Giacomo, mettendo in moto i gioco della buste. Inchiesta condotta dai pm Ivana Fulco e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo, pochi giorni fa il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro di computer e cellulari della dirigente in pensione. Una vicenda in cui la difesa dei due indagati si dice convinta di poter ribaltare le ipotesi investigative. In alcuni casi - spiega uno dei legali in campo - l’appalto che sarebbe stato truccato venne aggiudicato a trattativa diretta, senza la convocazione di una gara di appalto, mentre i sequestri non hanno fatto emergere riscontrii. Ma torniamo nel garare di Volla: è l’alba quando la ceralacca viene cosparsa di nuovo sulle buste, su cui passa lo skotch del Comune, le buste tornano in cassaforte, mentre la banda degli appalti va a dormire, con in tasca la media della gara milionaria. 

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