Un bisturi da chirurgo, un po’ di calore provocato da una candela, ceralacca, un computer e una calcolatrice, oltre al contributo di un ingegnere e di un ragioniere. Eccoli in azione, quelli della banda degli appalti. Hanno le chiavi della cassaforte dell’ufficio gare del Comune di Napoli, si muovono di notte: hanno prelevato tutte le buste contenenti le offerte per concorrere a una gara internazionale (oltre mezzo milione di importo) e hanno raggiunto un garage a Volla. È qui che entrano in azione. In che modo?
Lo spiega Rolando Abbate, figlio di Salvatore Abbate il dominus degli appalti Sma (ha patteggiato una condanna in primo grado) e nipote di Luciano Abbate (fratello di Salvatore, anch’essi impegnato nei lavori di bonifica a Napoli est): «La dirigente comunale (attualmente in pensione, ndr) ha intascato trentamila euro per ogni appalto a cui concorrevamo. Aveva le chiavi della cassaforte, che consentivano a un usciere del Comune di prelavare le buste notte tempo». Poi, cosa accadeva? Sembra una scena abusata del film La banda degli onesti, se non fosse il contenuto del decreto di perquisizione firmato dalla Procura a carico dei due dipendenti comunali. Corruzione, presunte tangenti da 30mila euro, almeno sei appalti nel mirino della Procura (due interventi nella ex Corradini, due interventi sulla rete fognaria cittadina, amianto nel Poliambulatorio di Pianura, amianto Vela A di Scampia), due soggetti indagati.
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Riflettori puntati sull’imprenditore Salvatore Abbate, che appena un paio di mesi fa ha patteggiato una condanna a quattro anni di reclusione, come grande corruttore di politici, dirigenti e faccendieri, a proposito dello smaltimento dei fanghi di Napoli est. Ricordate la sua posizione? Gli trovarono circa quattro milioni di euro in cantina, in una vicenda che punta a verificare la creazione di fondi neri a Montecarlo per la corruzione di politici e dirigenti pubblici. Dalle sue mani sarebbero stati sborsati i soldi per i due indagati di Palazzo San Giacomo, mettendo in moto i gioco della buste. Inchiesta condotta dai pm Ivana Fulco e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore Gianni Melillo, pochi giorni fa il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro di computer e cellulari della dirigente in pensione. Una vicenda in cui la difesa dei due indagati si dice convinta di poter ribaltare le ipotesi investigative. In alcuni casi - spiega uno dei legali in campo - l’appalto che sarebbe stato truccato venne aggiudicato a trattativa diretta, senza la convocazione di una gara di appalto, mentre i sequestri non hanno fatto emergere riscontrii. Ma torniamo nel garare di Volla: è l’alba quando la ceralacca viene cosparsa di nuovo sulle buste, su cui passa lo skotch del Comune, le buste tornano in cassaforte, mentre la banda degli appalti va a dormire, con in tasca la media della gara milionaria.