Napoli, case occupate dai clan: una lista in Procura, ecco i primi 100 nomi

Napoli, case occupate dai clan: una lista in Procura, ecco i primi 100 nomi
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 26 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:41
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Ne hanno contato un centinaio, numero tondo e buono per dare inizio alla bonifica, per dare la sensazione che lo Stato ha intenzione di recuperare il terreno perduto. Cento case occupate, cento case da svuotare e restituire ai legittimi assegnatari. Una ricognizione silenziosa affidata dalla Procura di Napoli agli uomini della polizia municipale, che sta andando avanti da mesi, nell'ambito di un'inchiesta che punta a contrastare uno dei fenomeni criminali più antichi e attuali: l'occupazione abusiva delle case popolari (in gran parte costruite con i fondi post terremoto), o meglio l'uso di trasferire case degli enti locali da un affiliato all'altro, a seconda degli equilibri camorristici nel quartiere.
 
Un'inchiesta condotta dal pool reati contro la pubblica amministrazione, una sezione (parliamo della seconda sezione) coordinata dallo stesso procuratore Giovanni Melillo, ma che si avvale di informazioni e input provenienti da altri pool dell'ufficio inquirente. E in questo caso, secondo la logica dei gruppi intersezionali della Procura di Napoli, il travaso di conoscenze e di deleghe proviene direttamente dalla Dda di Napoli. Ma andiamo con ordine, a ricostruire le mosse condotte dagli inquirenti napoletani. Si lavora su un lasso di tempo circoscritto e su un'area territoriale pilota: sotto i riflettori gli ultimi anni - un periodo di cinque o sei anni -, attenzione riservata ai quartieri della periferia orientale di Napoli. Non parliamo di indagini su denunce sporadiche, raccolte random in questi anni senza alcun seguito investigativo o amministrativo, ma di qualcosa di diverso. Una indagine di sistema, che punta a rendere osmotiche competenze e informazioni in seno alla prima procura in Italia: Dda e pubblica amministrazione sono destinate a parlarsi, a collaborare.

Agli atti alcune dichiarazioni dei pentiti provenienti dalle famiglie Manco e Aprea, due organizzazioni criminali di Barra e San Giovanni e Ponticelli, che hanno ricostruito un fenomeno noto da almeno trent'anni, legato alla gestione di case e box auto, sempre e comunque per interessi criminali. Inutile andare alla ricerca delle origini, difficile districarsi nella matassa di volture e di autocertificazioni (o di controlli spuntati) risalenti agli anni Ottanta, all'avvento del potere di Ciro Sarno (non a caso chiamato «sindaco» a Ponticelli) o dei Formicola (qui siamo nel Bronx di via Taverna del Ferro a San Giovanni), l'obiettivo è dare inizio a interventi risolutivi. E non è un caso che, sul solco di questa inchiesta, circa un mese fa ha fatto sentire la propria voce anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini, nel corso del suo debutto napoletano. Ricordate la visita di ottobre scorso? Salvini fece esplicito riferimento proprio alla questione delle occupazioni abusive di casa per mano camorrista, indicando questo fenomeno come qualcosa di indegno per una capitale europea. E aggiunse: «Ho chiesto: datemi un quartiere o uno spaccato metropolitano pilota, che diamo inizio agli sgomberi e alla riappropriazione delle case pubbliche da parte dello Stato».

Ma torniamo alle indagini. Anche in questo caso si parte dal versante dei collaboratori di giustizia, che hanno confermato l'esistenza di una ragnatela di interessi che spinge la famiglia che governa in un determinato rione (ma a volte anche in un solo lotto di case popolari) ad allontanare le famiglie sgradite. Una sorta di spoil system che si consuma all'ombra del Municipio napoletano, incapace di contrastare l'azione di forza di boss e gregari. Ora c'è un indirizzo nuovo. Inutile andare a ritroso nei decenni, inutile partire dalla prima occupazione, si agisce su quanto avvenuto di recente. Parlano i pentiti e indicano i nomi. Verifiche in corso, ci sono le prime conferme. Sono almeno un centinaio i punti sensibili, la ricognizione è decisamente a buon punto, accertamenti serrati. Si spulcia negli archivi della municipalità dei tre quartieri di Napoli est, nomi e cognomi, volture. Già, le volture. Un sistema usato in tutta l'area metropolitana, che consiste nel caricare il nome di un affiliato sullo stato di famiglia che occupa (legittimamente o in modo abusivo) un certo domicilio. Dopo qualche mese, il nuovo entrato diventa l'unico titolare della casa pubblica, mentre gli antichi inquilini vengono via via allontanati. Indagine di sistema, il caso promette sviluppi.
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