Napoli, città ad ostacoli per i disabili:
che pericolo tra le auto in corsa

Napoli, città ad ostacoli per i disabili: che pericolo tra le auto in corsa
di Oscar De Simone
Lunedì 2 Luglio 2018, 10:44 - Ultimo agg. 17:21
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Francesco è solo uno dei tanti disabili presenti a Napoli e che giorno per giorno vive la città. Le sue difficoltà motorie, lo costringono alla carrozzina e questo gli crea non poche difficoltà. Camminando con lui e con il padre – che quotidianamente lo accompagna a scuola – ci si rende conto di quanto la nostra città sia un vero percorso ad ostacoli, per chi come lui non riesce ad essere autonomo.

Auto parcheggiate davanti le discese che rendono impossibile il passaggio, o addirittura la mancanza degli scivoli per le carrozzine, sono solo alcuni degli impedimenti a cui bisogna far fronte. I marciapiedi sempre più spesso sono il luogo più insicuro dove passare con la sedia a rotelle e l’unica alternativa diventa la strada. Proprio ai margini della carreggiata infatti, si è venuta a creare una vera “corsia per disabili” che sempre con maggiore frequenza sono costretti a doverne usufruire.
 


«Ci vuole una grande forza» afferma il padre di Francesco, Alfonso. «Ormai siamo abituati ad essere completamente abbandonati ed a dover convivere con mille difficoltà. Quello che per gli altri è normale per noi è impossibile. Anche fare una semplice passeggiata diventa complicato per i marciapiedi impraticabili e per la mancanza di agevolazioni che gli stessi cittadini a volte ci negano. Parcheggiare davanti agli scivoli ai limiti dei marciapiedi ad esempio è un vero atto vandalico perché costringe noi genitori a dover mettere in serio pericolo la vita dei nostri figli, essendo costretti ad andare in strada per poter proseguire il cammino. Ma non è tutto perché le condizioni pessime in cui sono tenuti proprio i marciapiedi, spesso ci costringono a dover prendere strade alternative che non sempre sono praticabili».

Non ci sono solo questo genere di difficoltà infatti per chi vive questa particolare condizione. Spesso i pensieri maggiori vanno al futuro ed alla mancanza di supporto materiale per i ragazzi affetti da disabilità.

«Non c’è nulla per loro» continua Alfonso, «ne strutture ne modalità di inserimento in gruppi di cura e recupero. Esistono tante piccole associazioni di cui alcuni di noi fanno parte ma certamente non è sufficiente.
Chiediamo alle istituzioni di aiutarci perché dopo di noi per loro c’è il buio totale. Noi temiamo soprattutto per il futuro dei nostri figli che senza di noi saranno dimenticati e maltrattati. Ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte perché i nostri ragazzi sono esseri umani e necessitano di tutte le cure e le attenzioni, di cui usufruiamo noi».

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