Napoli, le lettere dei bimbi in ospedale: «Babbo Natale, fammi guarire»

I messaggi raccolti al Pausilipon e nelle case-famiglia dai volontari della “Società per amore”

Una delle lettere raccolte in ospedale
Una delle lettere raccolte in ospedale
di Maria Chiara Ausilio
Lunedì 4 Dicembre 2023, 23:38 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 07:21
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«Caro Babbo Natale, mi chiamo Gemma e ho la leucemia. Da molto tempo la mia casa è una stanza del Pausilipon. Le giornate passano tra esami, flebo e chemio... I dottori hanno detto che tornerò a casa a gennaio ma abbiamo lo sfratto tra pochi giorni. Possiamo andare a casa della nonna ma si deve mettere il pavimento, fare il bagno, la cucina e pittare i muri. Spero che la mia storia tocchi il cuore di chi potrà darci una mano...». È una delle tante letterine, forse la più triste, che Anna Di Biase, volontaria napoletana, ha già “imbucato” nella chat della sua “Spa”, ovvero la “Società per Amore”, con la quale mette le migliori energie della città al servizio di chi ne ha bisogno.

Anna - come vuole la tradizione - sta organizzando la più straordinaria delle feste natalizie, quella in cui un piccolo gesto si trasforma in pura felicità per chi poco è abituato a vivere momenti di gioia.

La macchina della solidarietà si è già messa in moto per esaudire il desiderio di Gemma, 13 anni, e una storia drammatica di sofferenza e povertà che la bambina racconta nei dettagli nella sua letterina a Babbo Natale.

«Ci proviamo, certo che ci proviamo - è la risposta di Anna Di Biase - anche se i lavori da fare sono tanti, l’appartamento della nonna è messo veramente male. Abbiamo già qualcuno pronto ad aiutarci, purtroppo non basta. In ogni caso - conclude - non mi scoraggio, so che alla fine in un modo o nell’altro ce la faremo. Succede sempre così. Visto che ci sono però lo dico: chiunque vorrà darci una mano sarà il benvenuto». 

Lettere drammatiche, che a leggerle vengono le lacrime agli occhi, scritte da chi l’infanzia, quella vera, non l’ha mai conosciuta. C’è chi chiede un lavoro per il papà «disoccupato da un sacco di tempo», chi invece vorrebbe «guarire dalla malattia» e chi, più semplicemente, spera di trovare sotto l’albero «la maschera di Batman, una Barbie, una macchinina telecomandata, qualche ombretto, smalto per le unghie, un paio di stivaletti e pure un libro». Il piccolo Mohamed, 10 anni, pensa invece alla Playstation mentre Diego vorrebbe un «tavolino interattivo con la sediolina».

A mettere insieme speranze e desideri da inviare a Babbo Natale sono i piccoli ospiti delle case famiglia di Napoli e Campania; i bimbi ricoverati all’ospedale Pausilipon, devastati talvolta più dalla solitudine che dalla malattia; e tanti altri piccini vittime di situazioni che nulla avrebbero a che fare con l’infanzia. «Sì, ogni giorno tocco con mano drammi senza fine - conclude Anna Di Biase - non li risolveremo con i nostri doni, è vero, ma almeno avremo regalato loro qualche momento di felice normalità».
 

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