Napoli, lidi pieni e pochi bagnini: ​l'estate dei tuffi a rischio

Napoli, lidi pieni e pochi bagnini: l'estate dei tuffi a rischio
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 13 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 14 Giugno, 08:31
4 Minuti di Lettura

Un bagnino munito di brevetto di salvataggio ogni 80 metri, una torretta di avvistamento, un locale adibito ad infermeria con defibrillatore e bombole d’ossigeno, un pattino di soccorso, salvagenti. Sono ferree le regole per gli stabilimenti balneari che sono obbligati dalla legge a prestare assistenza a chi rischia di annegare in mare. Proprio per questo motivo sui lidi di Napoli e provincia i titolari degli stabilimenti proprio non riescono a spiegarsi come sia potuta morire la piccola Vittoria, annegata nel tratto di costa di Torre Annunziata. «Una tragedia inspiegabile, generalmente - spiega Mario Morra, titolare del Bagno Elena di Posillipo - i primi soccorritori sono gli stessi bagnanti, sia perché intervengono in prima persona o perché sono i primi ad avvertire i soccorritori ad intervenire». C’è incredulità sulle spiagge della domenica, dal litorale napoletano ai lidi di Miseno e Miliscola, fino ad arrivare alle ampie spiagge di Varcaturo. Le mamme tengono stretti a sé mano nella mano i propri bimbi: «Sono scioccata - racconta Marta, madre di due bimbi di 3 e 5 anni - da quanto accaduto alla piccola Vittoria sabato, mi ha fatto capire come basti un solo attimo di distrazione per trovarsi immersi nella più grande tragedia che possa capitare ad una persona: perdere un figlio».

Per non incappare in sanzioni la maggior parte degli stabilimenti balneari di Napoli e provincia richiede quasi a tutti i propri dipendenti un brevetto per soccorso in mare. Ne sono quasi tutti provvisti, dai giovani barman che dispensano bibite fresche dai chioschetti dei bar, ai bagnini che portano anche i lettini per far accomodare i clienti. Non c’è un iper-specializzazione, ma solo un corso che insegna i primi rudimenti su come intervenire in caso di emergenza. «Tutti i gestori degli stabilimenti, ma anche buona parte del personale - racconta Guglielmo Veca del Beach Brothers di Miseno - sono dotati di un tesserino rilasciato dalla Federazione italiana nuoto (Fin). In questo modo ci si può dare il turno: due ore sta in torretta uno dei ragazzi per poi darsi il cambio con un altro». Quasi tutti sul lido flegreo indossano una maglietta rossa con su scritto «Assistenza bagnanti» sul petto e «Salvataggio» sul retro per rendersi riconoscibili. «Il problema - viene spiegato dall’altro gestore del Beach Brothers, Diego Veca - non è quasi mai rappresentato da queste giornate di pieno sole, dove i problemi nascono sulla terraferma per gli anziani che subiscono dei colpi di calore.

Le giornate difficili capitano quando c’è brutto tempo e il mare è agitato». Le situazioni più complesse si registrano invece sulle spiagge libere dove non è prevista vigilanza da parte di alcuno e i Comuni installano soltanto dei cartelli con cui viene comunicata la «Balneazione non sicura per mancanza di apposito servizio di salvataggio». 

«La maggior parte dei soccorsi che facciamo durante l’anno - spiega Antimo, uno dei bagnini delle spiagge di Miliscola - riguardano i bagnanti delle spiagge libere. Per fortuna negli ultimi anni sulla nostra costa non abbiamo registrato decessi, ma i salvataggi sono stati tantissimi. Solitamente si tratta di persone che si disinteressano del fatto che il mare sia agitato e si avventurano a largo per poi accorgersi di non riuscire a ritornare. Ovviamente quando vediamo qualcuno in difficoltà poco importa se sia un bagnante del nostro stabilimento o di una spiaggia libera, la priorità è salvare una vita». 

Video

Le difficoltà di controllare la sicurezza dei bagnanti riguardano più spesso le spiagge libere: proprio a Miseno, nell’ultimo tratto di spiaggia, al di sotto di un costone della montagna campeggia un cartello di pericolo frane. Eppure i bagnanti se ne disinteressano restando in spiaggia proprio dove è segnalato il pericolo. «Credo che bisognerebbe unire le forze tra pubblico e privato - rileva Mario Morra del Bagno Elena - per garantire in ogni caso la sicurezza dei bagnanti. I Comuni, ad esempio, potrebbero utilizzare per le spiagge libere il personale della Protezione Civile, si potrebbe lavorare insieme. Anche perché noi con i nostri brevetti possiamo anche soccorrere chi sta per annegare, ma le situazioni più complesse si verificano con i malori improvvisi, ad esempio i blocchi cardiaci. Il personale della Protezione Civile è formato professionalmente per prestare questo genere di soccorsi, molto più di un addetto alla spiaggia, tanto più se giovane, che non è abituato a fare questo tipo di interventi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA