«È una tragedia che nessuna condanna potrà mai cancellare». Sono le parole dell’avvocato Sergio Pisani all’indomani della decisione del Gup di Napoli di non concedere il rito abbreviato a Francesco Pio Valda, il giovanissimo assassino del diciottenne, e per uno scherzo del destino suo omonimo, Francesco Pio Maimone. Una decisione ha spiegato il penalista che rappresenta i familiari della vittima che si sono costituiti parte civile, presa in base alla normativa vigente che nega per il reato di omicidio volontario aggravato, la concessione dei riti alternativi.
Il Gup, infatti, ha ritenuto che Valda abbia agito per futili motivi respingendo, quindi, le richieste avanzate dai suoi difensori e passando, di fatto, la competenza alla Corte d’Assise di Napoli. Sarà proprio il riconoscimento delle aggravanti, quindi, il terreno di scontro su cui si affronteranno accusa e difesa in quello che, sin da ora, appare come un acceso dibattito ma il cui esito, qualunque esso sia, non servirà a restituire la vita ad un ragazzo di appena diciotto anni, la cui unica colpa fu quella di trascorrere una serata con gli amici. Francesco Pio Maimone fu ammazzato solo perché si trovò al posto sbagliato nel momento sbagliato, colpito dal proiettile esploso dalla pistola impugnata dal suo assassino coinvolto, lui sì, in un violento alterco.
Era il 20 marzo dello scorso anno dinanzi a uno chalet di Mergellina.
È il caos e lui ne approfitta per scappare. Non si rende nemmeno conto che uno dei proiettili ha raggiunto Francesco Pio Maimone al petto ferendolo mortalmente. Verrà arrestato qualche ora più tardi mentre si nascondeva presso alcuni parenti nella periferia est di Napoli. Le indagini, però, non si fermano con il suo arresto. Poco tempo dopo finiscono in manette altre sette persone, tutte accusate, a vario titolo, di aver favorito la breve fuga del giovane assassino. Anche loro, come Valda, dovranno rispondere alla giustizia. Il 27 febbraio prossimo la prima udienza del processo che li vedrà alla sbarra con accuse pesantissime. Valda, in particolare, oltre della morte di Francesco Pio dovrà rispondere anche di un altro reato, collezionato mentre si trovava in carcere ossia indebito accesso a dispositivi idonei alla comunicazione. Lo scorso dicembre, infatti, pubblicò su un noto social network alcuni video che lo ritraevano in compagnia di altri due detenuti.