Napoli, la mamma di Noemi rompe il silenzio: «Voglio la pena più dura per quell'uomo nero»

Napoli, la mamma di Noemi rompe il silenzio: «Voglio la pena più dura per quell'uomo nero»
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 17 Maggio 2019, 06:30 - Ultimo agg. 14:31
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«Per Noemi chiedo verità e giustizia, non vendetta»: Tania, la mamma di Noemi, affida all'avvocato Angelo Pisani, alcune riflessioni e risponde alle domande affidate dal Mattino al legale. È una donna giovanissima, molto provata dai giorni trascorsi tra la vita e la morte, eppure resta serena, certa che presto la figlia tornerà a sorridere.

Come sta Noemi?
«Mia figlia è ancora in rianimazione, ci vorrà tempo per guarire completamente. Ho provato ed a volte ancora provo la disperazione più totale quando vedo che Noemi soffre».

Perché si è sempre rifiutata di affrontare la stampa?
«Io e mio marito abbiamo deciso di chiuderci in silenzio nel nostro dolore. Non vogliamo esser sgarbati, ma questo è un fioretto che io ho fatto: non parleremo pubblicamente fino a quando la bambina non sarà fuori pericolo. Però spero di riportare mia figlia a casa al più presto».

Chi ha sentito vicino in questi giorni?
«Tante persone. Quando Noemi starà bene ringrazierò di persona tutti ad uno ad uno per il grande affetto che la città di Napoli ci ha fatto sentire. Per il momento dico solo un grazie collettivo a tutti: alle forze dell'ordine, ai magistrati, ai medici, a tutti quelli che hanno sentito come loro il nostro dolore. Non ci sono parole per descrivere la vicinanza che ci è stata espressa in questi giorni terribili».

Come è stata curata Noemi?
«I medici del Santobono, tutti, sono e restano i nostri angeli custodi. Se potessi farei statue d'oro ai dottori che hanno salvato mia figlia. Mi hanno detto che quando è arrivata in ospedale sembrava una ferita da guerra. Adesso siamo ancora in una fase critica ma ci affidiamo a Dio che ci ha protetto finora permettendoci di arrivare fin qui. Bacerei la mano al dottor Giovanni Gaglione, anche per il suo coraggio, gli bacerei la mano tutti i giorni. La sera del ferimento ricordo che si prese la responsabilità di operare Noemi e ci chiese di pregare anche per lui che doveva fare l'intervento».

E adesso?
«Ogni giorno dottor Gaglione viene a trovare Noemi, la chiama amore mio, le dice Come sei bella, mi commuovo quando ti vedo sveglia. E io mi commuovo sempre quando vedo lui».
 
Pensa mai al malvivente che ha sparato?
«Lo ripeto, io mi aspetto giustizia non vendetta. Spero che gli avvocati e i giudici facciano applicare la legge più severa, quell'uomo nero deve scontare la massima pena fino a capire quanto ha sofferto la mia bambina per la sua ferocia e follia criminale».

Cosa ha detto la bimba quando si è svegliata?
«Piano piano, dopo aver visto i medici, ha visto me e con grande sforzo ha detto mamma. E adesso anche quando vede il papà lo chiama mamma».

Cosa farete quando tornerete a casa?
«Non vediamo l'ora di riprendere la nostra quotidianità, la nostra era una vita serena e deve tornare ad esserlo».

Avete mai disperato?
«Abbiamo vissuto momenti difficilissimi, siamo sicuri di aver ricevuto un miracolo: quello che è successo è incredibile, il giorno in cui mia figlia è stata ferita in piazza Nazionale poteva esserci una strage. Quello di Noemi è un miracolo grande, immenso, nessuno pensava che potesse salvarsi, forse neanche i medici. Ero disperata e invece oggi la posso ancora guardare».

Come immagina il futuro?
«Spero che Noemi torni a vivere una vita normale, come quella che tutti i bambini dovrebbero vivere. E mi auguro che anche Napoli sia protetta perché insieme a mia figlia l'intera città è stata colpita al cuore. E questo si è visto dalla calorosa, meravigliosa vicinanza e solidarietà dei cittadini che per più sere sono venuti a pregare davanti ai cancelli dell'ospedale Santobono dove è ricoverata mia figlia».

Lei è molto religiosa?
«Certo. A volte penso che la mia bimba rappresenti un messaggio divino, un esempio di Dio. Noemi ha tenuto un proiettile nel suo piccolo corpo per più un'ora ed oggi sta iniziando a guarire. Io spero che soffra il meno possibile».

Come è riuscita ad affrontare questi giorni?
«Mi ha dato forza anche l'altra mia figlia che ha 16 mesi.

Vorrei spiegare a tutti che non è che non voglio parlare, ma come gli stessi medici che sono sconvolti, anche io non mi rendo ancora conto di quanto accaduto. Ma sono sicura di aver avuto dei segnali divini, ma sono segreti nel mio intimo di cui non posso raccontare nulla. Posso dire, però che il mio primo impegno, quando uscirò dall'ospedale, sarà quello di andare in chiesa a ringraziare Dio».

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