Napoli, ville fantasma e vip truffati a Posillipo: il raggiro immobiliare in tre mosse

Napoli, ville fantasma e vip truffati a Posillipo: il raggiro immobiliare in tre mosse
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 16 Novembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:39
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Come ti rubo la villa in tre lezioni. Potrebbe essere questo il sottotitolo di una commedia dell’arte che sembra uscire da uno dei camei del film “Totò truffa”, se non fosse per il fatto che la storia è invece drammaticamente vera e le sue conseguenze hanno lasciato fiele nella bocca di molte ignare vittime. Una maxitruffa immobiliare. Otto mega-raggiri in soli sei mesi, e chissà quanti altri ne erano già in cantiere, pronti ad essere perfezionati e portati a conclusione. Le compravendite, oggetto di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Napoli, sono state realizzate tutte tra la fine del 2020 e il primo semestre del 2021. A dare il via alle indagini della Guardia di Finanza di Napoli è stata la vendita di un lussuoso appartamento ubicato a Posillipo, del valore di oltre un milione di euro. Due arresti: a finire in manette sono Vincenzo Vaccaro e Gennaro Selillo, rispettivamente di 38 e 48 anni, ai quali ora vengono contestati una sfilza di reati che vanno dal falso alla ricettazione e autoriciclaggio, e che a cascata hanno comportato condotte di formazione di falsi atti notarili e di reimpiego dei proventi delle attività illecite.

I militari delle fiamme gialle del comando provinciale di Napoli hanno bussato all’alba di ieri alla porta di Vincenzo Vaccaro per notificargli la misura cautelare.

Il secondo provvedimento è stato consegnato nelle mani di Selillo all’interno del carcere di Vibo Valentia, dove si trova già detenuto per altra causa. Indagini coordinate dai pubblici ministeri partenopei, che grazie al sapiente lavoro di ricostruzione (non sempre facile) del groviglio truffaldino escogitato dai presunti attori delle frodi sono riusciti a ricostruire passo dopo passo metodologia e azioni illecite dei due immobiliaristi infedeli.

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La maxitruffa si realizzava in tre step. Tre passaggi architettati con delinquenziale acume dagli arrestati. Il primo passaggio, una volta individuato l’obiettivo da acquisire, comportava l’ingresso in campo di uno dei due indagati che lo acquisiva in locazione: in questo modo riusciva sì ad entrare in possesso delle chiavi, ma soprattutto aveva tra le mani copia dei documenti di identità dei proprietari, allegate al contratto di locazione, in modo da riuscire a mostrare l’immobile - quasi sempre una villa, un superattico o comunque altro appartamento di pregio ai futuri, potenziali acquirenti. La coppia di immobiliaristi formalizzava a quel punto ad un incolpevole quanto ignaro notaio procura a vendere l’immobile falsamente intestata ad un parente, al solo fine di ottenere un numero di repertorio. Secondo step. Ottenuta la procura a vendere, con lo stesso numero di repertorio – apposto però su un documento con dati anagrafici falsificati - si sceglieva un altro notaio, ottenendo una procura notarile alla vendita dell’immobile figurante come già nella loro disponibilità materiale grazie al contratto di affitto. Ultimo atto, la ciliegina sulla torta. Sui siti e attraverso la rete delle compravendite di lusso la villa o l’appartamento veniva offerto in vendita ad un prezzo altamente appetibile: era l’esca, il modo migliore per attirare acquirenti in buona fede pronti a sborsare immediatamente cospicui anticipi, pur di aggiudicarsi l’affare. E per far questo, si andava dinanzi ad un terzo notaio, come gli altri suoi colleghi ovviamente inconsapevole della falsità dei documenti prodotti. 

A quel punto gli ideatori del raggiro erano a cavallo. Le jeux sont fait. E, come si legge dall’ordinanza firmata dal gip che ha avallato l’ipotesi investigativa accusatoria, ricevuto il primo bonifico, gli indagati prosciugavano quel conto corrente, facendo immediatamente perdere le proprie tracce: gettavano via le schede telefoniche fino ad allora utilizzate per rispondere al telefono, arrivederci e grazie. Dicevamo di “Totò Truffa”. Ma il caso giudiziario di cui trattiamo può - ovviamente con le dovute differenze - essere riportato anche ad un altro film cult,: “Il mistero di Bellavista”, con la famosa scena del “Mancini di papà”. Unico comun denominatore: gli artisti della truffa made in Naples. E anche in questo caso tutto è filato liscio fino all’ultimo “affare”. Fino a quando cioè qualcuno non si è accorto della puzza di bruciato.

Qualcuno si presenta così alla Guardia di Finanza e rivela i propri sospetti su ciò che sta succedendo intorno alla vendita di un appartamento sulla collina di Posillipo. Possibile che un immobile di tal pregio stia per essere venduto sottocosto? Scattano così le indagini e i finanzieri del comando provinciale partenopeo scoprono che come contropartita i due arrestati avevano ottenuto denaro, un trilocale a Roccaraso e persino un prezioso gozzo (poi rivenduto per oltre il doppio del reale valore ad altrettanti acquirenti in buona fede, sempre con questo sistema di progressiva falsificazione delle carte). E c’è adesso anche il sospetto che il “sistema” escogitato da Vaccaro e Selillo per le proprietà immobiliari sia stata frutto di altri presunti illeciti su beni anche mobili. Indagini in corso.

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