Rolex, soffiate e «madrine»: il nodo dei verbali del boss del clan Contini-Bosti

Rolex, soffiate e «madrine»: il nodo dei verbali del boss del clan Contini-Bosti
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 10 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 19:37
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È atteso in aula, dove dovrà prendere la parola dinanzi a parenti e amici, a gente che ha frequentato per decenni e che ora si trova - come lui - sotto processo per fatti di camorra. È atteso in aula, per rispondere su quei verbali che ha sottoscritto alcune settimane fa e che sono stati depositati dalla Dda di Napoli, nel bel mezzo di una inchiesta che punta i riflettori sulla cosiddetta Alleanza di Secondigliano. Fino ad allora, fino ai primi di aprile, resta interlocutoria la posizione di Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti (ha sposato Maria Bosti), arrestato per corruzione, nel corso dell’inchiesta sul mercato dei green pass, mentre rischia una condanna a dieci anni in un precedente processo per fatti di camorra. 

Una posizione controversa, come abbiamo raccontato di recente, dal momento che Luca Esposito ha sempre negato di essere organico al clan Bosti-Contini, pur ammettendo una serie di reati, a proposito di evasione fiscale e di mercato clandestino di beni di lusso, come gli orologi personalizzati, venduti a calciatori e gente dello spettacolo dai grandi brand, per poi essere commercializzati dallo stesso Esposito in un mercato potenzialmente esplosivo.

Uno scenario scandito di recente dal deposito di alcuni verbali firmati dallo stesso Esposito, nei quali parla del sistema di potere riconducibile al suocero: si fa riferimento al ruolo delle donne (definite “Avatar”), in grado di sostituirsi ai mariti boss quando questi finiscono in cella; alla contabilità del clan Bosti-Contini, che è in grado di investire ogni mese 160-170mila euro solo per gli stipendi degli affiliati; ma anche al sistema delle cosiddette soffiate, informazioni top secret che sarebbero state girate negli anni da uomini in divisa.

In sintesi, il clan Bosti-Contini avrebbe goduto di protezioni o coperture, ottenendo in anticipo notizie a proposito di blitz e arresti, vanificando sul nascere indagini e blitz delle forze dell’ordine. 

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Tutto vero? Agli atti del processo che si sta celebrando dinanzi al gup del Tribunale di Napoli, sono state depositate queste pagine, per altro zeppe di omissis, su cui ora si attendono riscontri. Facile immaginare che la svolta sulla posizione di Luca Esposito avvenga nel corso della prossima udienza, fissata il primo aprile, quando il genero di Patrizio Bosti sarà chiamato a rispondere alle domande dei pm Alessandra Converso e Ida Teresi. Un caso controverso, interlocutorio, che attende gli esiti della valutazione del pool anticamorra - coordinato dallo stesso procuratore Gianni Melillo -, ma anche la valutazione della performance in aula, da parte dello stesso gip del Tribunale di Napoli. Altra storia è invece legata all’uso processuale delle dichiarazioni fino a questo momento rese da Esposito. Si tratta di pagine depositate, messe a disposizione delle parti, che servono - nell’ottica della Procura - a dimostrare il carattere di «intraneità» di Esposito nel sistema familiare e imprenditoriale della Alleanza di Secondiglano. Era presente alle riunioni organizzate dal cognato Ettore Bosti, ma anche nel breve periodo in cui - circa due anni fa - Patrizio Bosti è stato scarcerato (salvo poi ritornare in cella per un nuovo calcolo della pena), ricevendo alcuni parenti in casa. Un personaggio chiave, Luca Esposito, che ha sempre provato a mantenere le distanze rispetto al sistema camorristico governato dal suocero, tanto da ricordare di essere stato picchiato a sangue da Bosti (che non vedeva di buon occhio le sue sortite serali dopo essersi sposato), ma anche di essere stato pressato da continue richieste di denaro da parte degli uomini chiave dei Bosti-Contini. Già, il denaro. Una sorta di talento, a leggere le carte firmate da Luca Esposito: «Ho una casa in Costa Azzurra, una a Pozzuoli, ho il controllo del business degli orologi di valore e di altri preziosi. Ho fatto truffe, specie via Internet», mentre in una intercettazione si vantava di «avere più soldi di Patrizio e Edoardo (Bosti e Contini, ndr) messi assieme». Un personaggio che sfugge a ogni definizione, mentre si attende il sequel del suo racconto, nella prima udienza utile del processo a suo carico. 

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