«Io dirigente "in esilio" verrei anche a Scampia»

Da 5 anni è preside nel Lazio: volevo rientrare, domanda respinta

Stefania Geremicca
Stefania Geremicca
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 24 Agosto 2023, 09:46
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Stefania Geremicca è una dirigente scolastica di Napoli vincitrice del concorso nazionale del 2017. Come gli altri vincitori di quel concorso, ha avuto una sede fuori Regione nel 2019, l'Istituto comprensivo Canevari di Viterbo, e dopo i primi tre anni, come previsto dalla legge, ha fatto domanda per il rientro grazie alla possibilità concessa dal Ministero. Nonostante la 104 per l'anziana mamma, il rientro non le è stato concesso e a settembre inizierà il quinto anno sempre nel Lazio, all'Istituto comprensivo Carducci di Gaeta. Lei, insieme ad altri circa 157 campani del concorso 2017 molti dei quali perfino con più certificazioni 104, è intrappolata nella morsa della burocrazia e le 124 reggenze campane di quest'anno l'hanno profondamente amareggiata.

Geremicca, cosa pensa del numero così elevato di reggenze che ci sono state quest'anno in Campania?
«Una cosa indegna. Dopo l'amarezza iniziale, sono passata alla rabbia e poi allo sconforto. Tutti noi vincitori del concorso nazionale del 2017 avremmo volentieri accettato quegli incarichi. Io sarei stata entusiasta di poter avere una delle scuole snobbate dai colleghi napoletani che non hanno presentato nemmeno una domanda.

Mi riferisco alle scuole di San Giovanni a Teduccio, Scampia, Poggioreale, Quartieri Spagnoli In fondo però capisco pure i colleghi che sono in una scuola in un quartiere più tranquillo, borghese, con famiglie che non danno problemi. Ora avranno un dirigente part time, e mi chiedo se saranno ancora considerate di serie B anche l'anno prossimo. Per me non di certo, ho lavorato come docente in realtà molto complesse e deprivate, e come dirigente avrei dato il mio contributo alla comunità scolastica, mentre invece tutte le mie energie devo dispensarle per una scuola nel Lazio mentre una dirigente laziale lavora in Lombardia, e quella lombarda chissà in quale altra Regione. Una situazione paradossale a cui si aggiunge una vergogna italiana: noi vincitori del concorso nazionale 2017 viviamo un paradosso normativo che abbiamo provato di risolvere in ogni modo possibile. Non possiamo rientrare in Regione, non siamo distinti dai vincitori del 2011 e precedenti, che hanno fatto concorsi regionali. Ora vediamo queste 124 reggenze e restiamo senza parole».

Vede soluzioni?
«Tecnicamente lo scorso anno molti di noi sarebbero potuti rientrare, visto che era previsto il 60% di mobilità interregionale sui posti vacanti. Sono riusciti in 2 o 3 del mio concorso, tutti con una 104, mentre i vincitori di un concorso regionale del 2011, molto differente dal nostro e fruitori di una graduatoria permanente decisa dal precedente direttore dell'Usr Campania e dai sindacati, ci hanno scavalcato. Quest'anno l'interregionalità è stata portata al 100% dei posti vacanti ma a esclusione della Campania, per via dell'oneroso dimensionamento scolastico previsto. Infatti, proprio in vista degli accorpamenti, che vedranno una riduzione dell'organico dirigenziale e dei Dsga, cioè i direttori amministrativi delle scuole, non ci hanno dato nemmeno la possibilità di fare domanda. Intanto altri 8 del concorso 2011 sono rientrati. A tutto questo si aggiunge un'altra vergogna, l'ennesima di una lunga serie».

Quale?
«Il concorso regionale annunciato dal Ministero dell'Istruzione e del Merito. Sarebbe uno schiaffo per tutti noi dirigenti fuori Regione che in questo modo non avremmo nessuna possibilità di rientrare. E c'è pure un concorso riservato ai bocciati del concorso 2011, che avranno dei test molto più facili e permettergli di avere una sede perfino prima di noi. Si rende conto degli abusi che subiamo? Attualmente, senza i concorsi previsti, potremmo tentare di rientrare nel 2026/27».

Così tanto tempo?
«Sì, perché dobbiamo aspettare il dimensionamento scolastico che sarà attuato e i pensionamenti. Tutte le nostre possibilità sono ancorate a una revisione del dimensionamento, come annunciato dalla Regione Campania. So che faranno quanto possibile legalmente per poter impedire che da un giorno a un altro la Campania perda autonomie scolastiche (e quindi dirigenti e Dsga) impoverendo territori già vessati sia socialmente ed economicamente. Il risultato sarà avere intere comunità senza punti di riferimento, penso alle periferie e ai piccoli centri montani, già presenti nell'elenco delle scuole in reggenza. Dimensionamento che nasce da superficialità commesse in passato, ma non si può fare un taglio così importante da un giorno a un altro».

Come vive il disagio di lavorare in un'altra Regione?
«Se lo confronto alla vita di colleghi che sono in Lombardia, Veneto o Piemonte, tutto sommato sono fortunata. Gli affitti qui sono molto contenuti e sono a poche ore da Napoli, dove ho mia mamma molto anziana che necessita di cure e sostegno continuo. Non abbiamo più diritto a una vita affettiva e familiare, non possiamo fare i genitori, vediamo i nostri cari nei weekend quando ci va bene. Questo governo dice di tenere alle famiglie, ma a quanto pare non alle famiglie dei dirigenti scolastici. Una collega lavora in Molise ma è di Calitri, tra tre anni potrà andare in pensione. Ebbene, a Calitri c'è una scuola andata in reggenza che avrebbero potuto dare a lei».

Se fosse lei ministro dell'Istruzione, cosa farebbe?
«Un turn over di dirigenti, permettendo di far rientrare nella propria Regione tutti. Poi farei il dimensionamento, e infine i concorsi nuovi».
 

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