Napoli, si allarga l'inchiesta sulle scuole: ​una su tre occupata da abusivi

Utenze e alloggi dei custodi: svolta nell'indagine della Corte dei Conti dopo il caso della Vanvitelli

La scuola Vanvitelli
La scuola Vanvitelli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 16 Novembre 2023, 23:21 - Ultimo agg. 18 Novembre, 09:45
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Un monitoraggio continuo sul Patrimonio del Comune di Napoli, c’è un filone a parte, che riguarda la gestione delle scuole. Parliamo di strutture per lo più del Comune (e in minima parte di plessi che il Municipio gestisce come affitto passivo), che rappresentano una frontiera tutta da esplorare sotto il profilo investigativo. Procura della Corte dei Conti in campo, si parte dal caso della Vanvitelli, quello del buco all’erario di novantamila euro, per ragionare su altre sei strutture dell’area collinare.

Ma non è finita. Facile immaginare un’attenzione più ampia, alla luce di quanto sta emergendo da un monitoraggio condotto all’interno degli uffici di Palazzo San Giacomo: in sintesi, una scuola comunale su tre a Napoli ha dei locali occupati abusivamente. Su 330 istituti scolastici di proprietà del municipio, almeno una novantina sono alle prese con incursioni vecchie o recenti. Materia degna di approfondimenti, alla luce delle ipotesi investigative condotte in questi mesi dai pm di via Piedigrotta. Non è impossibile intuire la traiettoria degli accertamenti che potrebbero essere condotti in questi giorni, anche alla luce di quanto emerso dall’intervista all’assessore comunale Maura Striano, in relazione al lavoro svolto dai vertici della giunta per restituire ordine nelle strutture scolastiche.

Fatto sta che come per la Vanvitelli e per le altre strutture indicate (parliamo di sette plessi), la galleria di abusi è abbastanza ricca.

Azioni di forza, compromessi per quieto vivere, (poche) denunce inascoltate, silenzi che si protraggono da anni. In genere, ad essere occupati sono soprattutto i locali dei custodi, nel corso degli anni passati da una famiglia all’altra, da una gestione all’altra, in mancanza di qualsiasi pezza di appoggio. Ed è un dato concreto che in questi mesi sono venute fuori storie di ordinarie omissioni e amnesie, come il caso di un appartamento a uso guardiania che è stato tramandato per tre generazioni. Resta problematico anche l’accertamento dei consumi legati alle utenze. C’è chi non ha mai versato un soldo per acqua, luce e gas; c’è chi invece in questi anni ha provato a regolarizzare solo in parte la propria condizione. C’è chi mostra le bollette della luce, ma alza le spalle di fronte alla difficoltà di tenere il passo con le altre bollette. Ma restiamo nel pianeta della scuola occupata (non dagli studenti, ma da abusivi). Altro tema decisivo è legato alla sicurezza. Ci sono occupazioni che hanno imposto ai dirigenti di limitare le iscrizioni, per ovvi motivi di spazio. In altri casi, invece, è stato segnalato un via vai di estranei in aree che dovrebbero appartenere agli studenti o essere usate per l’offerta formativa. C’è poi chi ha rinunciato ai piani di evacuazione, di fronte alla impossibilità di usare zone strategiche (e occupate) degli istituti. 

Una realtà su cui ora si attendono le mosse della Procura, che ha acceso i propri riflettori sulla Vanvitelli (qui l’ultimo custode autorizzato e assegnatario dei locali in cui abitava è morto nel 1988), su due plessi della Quarati, sulla Minucci, sul Cesare Pavese, sull’ E.A. Mario, sul’Ignazio di Loyola. Facile a questo punto intuire verifiche su altre strutture, alla luce del dossier su cui è al lavoro la giunta comunale di Napoli. Ma torniamo alle spine del Patrimonio e alle verifiche della Procura contabile. Stando a quanto emerso fino a questo momento, in questi anni si è creato un buco di 134 milioni di euro, a proposito delle occupazioni di case, scuole e negozi, stando al lavoro del procuratore Giuseppone, dei pm Capalbo e Vitale. 

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Già, i negozi. È decisamente il capitolo più gravoso nella gestione del Patrimonio: dei 134 milioni mancanti, almeno 120 milioni dipendono dalla mancata riscossione dei canoni mensili. Detto in modo più diretto, negli ultimi anni, a Napoli ci sono decine di negozianti che non pagano - o non hanno pagato - il canone mensile. Quanto basta a spingere gli inquirenti di via Piedigrotta a battere su un punto in particolare: questo tipo di gestione economica ha provocato un danno al Comune, ma ha anche rappresentato un evidente vulnus per il libero mercato, un principio cardine di un regime democratico. Riflettori puntati su locali commerciali di proprietà del Comune tra la zona del Rettifilo, Chiaia e Mergellina. Verifiche sul buco finanziario, negli anni in cui il Comune ha iniziato un’operazione di rilancio chiamata Patto per Napoli e fondata su un principio essenziale: la possibilità di gestire in modo oculato il debito accumulato negli anni del dopo terremoto, ma anche la necessità di assicurare una corretta gestione del patrimonio pubblico. Una «logica di riequilibrio» che fa leva anche sui prossimi interventi sulle scuole pubbliche assediate dall’occupazione degli abusivi. 

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