Ferragosto a Napoli: boom di turisti, ​bar e ristoranti senza personale

Ferragosto a Napoli: boom di turisti, bar e ristoranti senza personale
di Gennaro Di Biase
Venerdì 12 Agosto 2022, 23:52 - Ultimo agg. 14 Agosto, 11:01
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Nonostante il pienone di vacanzieri e i problemi economici portati dal carovita, la crisi del mercato del lavoro si acuisce in vista di Ferragosto. A lanciare un nuovo allarme sull’irreperibilità di dipendenti stagionali è la Fipe Confcommercio Napoli. Nei bar e nei ristoranti della città, mancano circa «3mila» occupati. Un esercito di introvabili, insomma: camerieri, chef, operatori delle pulizie. Un fattore che, considerando il boom turistico all’ombra del Vesuvio, costituisce «un’occasione di indotto persa per Napoli», come commenta il presidente di Fipe Campania Massimo Di Porzio. Migliaia di colloqui di lavoro a vuoto solo nell’ultimo mese. Giovani, formazione, salari a volte non adeguati, lavoro e reddito di cittadinanza: la crisi del mondo del lavoro presenta tante concause, e tutte articolate. 


I pubblici esercizi tra Napoli e provincia sono circa 10mila. Secondo i dati Fipe, nel «50%» di ristoranti e bar partenopei non si è trovato personale per le settimane centrali di agosto.

La situazione non è affatto migliorata, insomma, rispetto a giugno, specialmente considerando che molte attività hanno già chiuso i battenti per assenza di lavoratori sostitutivi. Le previsioni sulle aperture per il periodo dal 14 al 28 agosto variano a seconda dei quartieri. La mappa delle chiusure di Confcommercio è così distribuita: al Vomero non abbasseranno la saracinesca «il 50% dei negozi e il 70% dei ristoranti». In centro storico, invece, tutti aperti: lavoreranno l’«80% dei negozi e il 90% tra bar e ristoranti». In periferia, «il 50% di esercizi» aprirà, al contrario di «4 ristoranti su 10».

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Passando dai numeri agli esempi, Di Porzio è anche titolare dello storico Umberto a Chiaia, e ha scelto - giocoforza - di lavorare solo a cena: «Dall’8 agosto siamo chiusi a pranzo – spiega – Le ferie del personale incombono, e per le prossime settimane non abbiamo trovato sostituti. Tramite il prefetto era stato organizzato un incontro per risolvere il problema della disparità tra domanda e offerta di lavoro nel settore turistico, ma è stato tutto rimandato a settembre. Il problema dell’assenza di manodopera ad agosto ha costretto tanti ristoranti a chiudere, anche se la città è piena di turisti. L’emergenza di personale è indiscutibile e, visto che la stagione turistica si sta prolungando fino all’autunno, il problema andrà affrontato presto con maggiore efficacia. Circa la metà dei ristoranti a Napoli non ha trovato personale. Mancano almeno 3mila persone. L’assenza di manodopera si è aggravata, insomma, rispetto a giugno: non si è trovato ricambio e tanti hanno chiuso. È un’occasione persa per l’indotto della città». Anche Salvatore Naldi, presidente di Federalberghi Napoli, non nasconde il persistere della crisi occupazionale: «Le persone che si presentano ai colloqui sono poche e spesso mancano della formazione necessaria per il lavoro che vorrebbero svolgere. Capita che non accettino lavori che li impegnino, ad esempio, di sabato o di domenica, ma il mondo del turismo non si ferma mai». 

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Valentina Della Corte, professoressa della Federico II, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, è coordinatrice del corso di laurea in Hospitality Management che, per struttura e scopi, si prefigge di appianare la frattura tra mondo del lavoro e mondo dello studio: «Oggi è richiesta una professionalità superiore al passato - osserva - Ma il problema è anche sistemico della nostra struttura-paese. Lo Stato dovrebbe rendere più solidi i contratti degli stagionali, magari prolungandoli per più anni. Serve poi fornire agevolazioni fiscali e sgravi sui contributi. Questo è il paese in cui si pagano i contributi più alti d’Europa, e questo è uno dei fattori principali della crisi del nostro sistema lavoro. A mio giudizio, i provvedimenti in corso - reddito di cittadinanza e contributi sui figli - fanno parte di un welfare assistenzialista non in linea con le realtà aziendali. Il nostro è un corso di laurea specializzante unico in Italia, nato nel pre-Covid, e che quest’anno chiuderà il primo ciclo di laureati con i primi 50 dottori. Un terzo della formazione avviene in azienda. Il corso, per cui sono aperte le iscrizioni per il nuovo ciclo fino al 31 agosto, intende tappare la falla tra formazione e imprese».
 

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