Green pass, Sara esclusa a Napoli: «Io, vaccinata e con la card rifiutata da musei e locali»

Green pass, Sara esclusa a Napoli: «Io, vaccinata e con la card rifiutata da musei e locali»
di Melina Chiapparino e Antonio Menna
Venerdì 6 Agosto 2021, 23:53 - Ultimo agg. 7 Agosto, 18:36
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Intoppi burocratici, qualche discussione, ma fila via liscia la prima giornata di Green pass nel centro storico, soprattutto nel perimetro dei musei, dei palazzi antichi e delle tappe indispensabili del tour culturale nel cuore di Napoli. Le chiese monumentali, quelle aperte, non avevano bisogno di lasciapassare, mentre nei dintorni del Museo Cappella Sansevero, che da sempre è il sito della parte antica a cui guardano maggiormente i turisti, si sono formate piccole code disciplinate, dove i visitatori si sono mostrati già informati delle nuove disposizioni e pronti a rispettarle. 

«Gli ingressi si sono svolti in maniera composta e l’esibizione e il controllo del Green pass non hanno rallentato né compromesso la nostra operatività», dice Francesca Liotti, della direzione del Museo. «Abbiamo rispettato anche tutti gli orari di ingresso delle persone che avevano prenotato». Nella coda di turisti, non c’è alcuna insofferenza per la necessità di esibire il lasciapassare. «Sapevamo delle disposizioni – dice Marco, 38 anni, di Firenze, in visita alla città con la fidanzata Rebecca -, e siamo partiti con il Green pass stampato. Siamo entrambi vaccinati ed esibire questo documento non ci crea alcun fastidio». Proprio intorno al Museo Cappella Sansevero si temeva potessero crearsi alcune tensioni, visto che l’ormai ex direttore e presidente, Fabrizio Masucci, si era dimesso nei giorni scorsi proprio contestando l’obbligo di Green pass per i musei. «Io sono d’accordo, invece, con questa regola – ribatte uno dei turisti in attesa del suo turno -.

Sono molti mesi che rispettiamo tante regole, in tutti i momenti pubblici. Una in più non cambia». Nelle code, però, qualcuno senza il lasciapassare ci è finito. Persone che avevano fatto una sola dose e che non sapevano che il loro pass non era valido o turisti senza vaccinazione. «Le uniche persone - conferma Francesca Liotti - che si sono presentate senza la certificazione hanno chiesto dove era possibile fare un tampone antigenico e gli è stata fornita una lista di farmacie». Nel perimetro del centro storico ne erano aperte diverse, alcune garantivano risultato rapido in 15 minuti, con un costo di 22 euro. Quanto basta per visitare musei e siti storici del centro antico. 

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A qualcuno, però, è andata male. «Sono vaccinata ma il mio Green pass non è valido». Per Sara Lubrano, 36enne napoletana, è stata una vera e propria “doccia fredda” vedersi chiuse le porte di bar e ristoranti ieri, nella prima giornata di restrizioni per chi non possiede la certificazione verde. «Ho trascorso il pomeriggio in compagnia di amici americani in visita a Napoli - racconta - loro avevano il Green pass ma non siamo potuti entrare nei locali perché il mio codice non risultava valido». La giovane imprenditrice che vede nel lasciapassare ministeriale una sicurezza in più anche per chi gestisce un’attività commerciale come nel suo caso, confessa di avere avuto molte limitazioni.

«Non ho potuto accompagnare i miei amici nei musei e sono preoccupata perché avevamo organizzato una festa di famiglia al ristorante ma rischio di non poter entrare» spiega la 36enne che era convinta di avere un Green pass funzionante. «A febbraio scorso ho avuto il Covid insieme alle mie due sorelle e i miei genitori, per questo motivo tutti noi abbiamo ricevuto una sola dose di vaccino Pfizer e, successivamente, il green pass», continua Sara. «Sul totale di cinque green pass arrivati in famiglia, tre sono validi mentre il mio e quello di mia sorella Paola non risultano validi» insiste la 36enne che ieri non si è persa d’animo, andando alla ricerca di soluzioni. «Ci siamo rivolte al nostro distretto Asl ma non ci hanno saputo dare indicazioni, mia sorella si è anche recata all’hub della Mostra d’Oltremare ma era chiuso e riaprirà lunedì», aggiunge Sara che, come Paola, spera di «non dover aspettare troppi giorni costretta a limitarsi invece di godere delle libertà concesse dal lasciapassare». 

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