Napoli, all'ospedale dei Pellegrini è sprint per il drappello dopo il raid: «Aiutateci o lasciamo»

Sopralluogo del vicario del questore per allestire il presidio fisso di polizia

Il flash mob organizzato da medici e infermieri dell’ospedale
Il flash mob organizzato da medici e infermieri dell’ospedale
di Melina Chiapparino
Lunedì 20 Febbraio 2023, 23:50 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 07:21
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Conto alla rovescia per il drappello di polizia nel presidio ospedaliero dei Pellegrini. I preparativi per allestire i locali da destinare alle forze dell’ordine sono cominciati ieri mattina con il sopralluogo del vicario del Questore di Napoli insieme ai vertici della direzione ospedaliera e al primario del pronto soccorso. La strada da percorrere è quella indicata, circa un mese fa, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi «per rafforzare o istituire presidi di polizia a partire dagli ospedali di maggiore importanza» ma, per il momento, non ci sono comunicazioni ufficiali e il sopralluogo di ieri va considerato come un accertamento esplorativo per verificare gli aspetti logistici della struttura ospedaliera e la disponibilità di locali idonei. In ogni caso, il primo passo per “restituire” all’ospedale della Pignasecca, il posto di polizia che fu soppresso più di sei anni fa, è arrivato giusto 24 ore dopo l’ultima grave aggressione consumata tra le mura del Vecchio Pellegrini. Per questo motivo, ieri, giornata nazionale del personale sanitario, mentre gli uomini della Questura perlustravano l’ospedale, i sanitari hanno inscenato un flash mob con vistosi cartelloni e una richiesta corale: «Dimissioni di massa se non ci tutelerete». 

La manifestazione che ha unito, ieri mattina, medici, infermieri e operatori socio sanitari del pronto soccorso, si è svolta in assoluto silenzio sulle scale dell’atrio ospedaliero dove, nel 2019, furono esplosi colpi di pistola da un sicario che sparò ad altezza uomo, fuggendo via senza portare a termine l’agguato programmato contro un 22enne napoletano, giunto ferito al Vecchio Pellegrini. Da quel giorno fino a oggi, l’ondata di violenza contro i sanitari non si è mai interrotta. L’ultimo episodio si è verificato durante la notte di sabato, quando un infermiere 50enne e la sua collega sono finiti nel mirino dei familiari di un paziente deceduto nonostante le manovre salvavita. L’aggressore ha finto un malore per essere sicuro di avere a portata di mano i sanitari colpendo l’uomo con un pugno sulla mandibola e procurandogli 21 giorni di prognosi. Il flash mob, organizzato dai sanitari che hanno indossato i cartelloni con le scritte “stop alla violenza nei pronti soccorso” e “io ti curo, rispettami”, ha avuto, quindi, un doppio significato.

«Vogliamo esprimere la nostra vicinanza agli infermieri che sabato sono stati picchiati e a tutto il personale vittima di violenza - hanno detto gli operatori - ma vogliamo anche gridare alle istituzioni che siamo stanchi di subire aggressioni». Il punto è che l’ennesimo episodio di barbarie «non sarà l’ultimo e l’unica soluzione sarà presentare le dimissioni di massa» come ha sottolineato Giuseppe Fedele, chirurgo d’urgenza del Vecchio Pellegrini convinto che «il posto di polizia dovrebbe essere allestito nell’arco di 24 ore». 

La necessità di allestire un drappello di polizia nel presidio della Pignasecca è solo la richiesta più urgente di quelle rivendicate durante il flash mob che ha puntato anche a «ottenere pene certe per gli aggressori» sottolineando che «medici e infermieri che scelgono il pronto soccorso lo fanno per salvare vite e non rimetterci la propria». La buona notizia, in ogni caso, arriva dalla direzione generale dell’Asl Napoli 1 che assicura tempi brevi e la massima disponibilità rispetto alle necessità logistiche emerse dal sopralluogo degli agenti della Questura. «Daremo seguito a quanto emerso dai primi accertamenti sugli spazi idonei per l’allestimento del drappello ma, soprattutto, abbiamo intenzione di bruciare i tempi e permettere la realizzazione, il prima possibile, dei locali per le forze dell’ordine» annuncia Ciro Verdoliva, manager dell’Asl partenopea che oggi, a sua volta, effettuerà gli accertamenti con le equipe tecniche negli stessi luoghi perlustrati ieri dal vicario della Questore Alessandro Giuliano

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L’ultima aggressione messa a segno al Vecchio Pellegrini, ha fatto esplodere le proteste dei sindacati. «Negli ospedali dei nostri territori si vivono già numerose e complicate difficoltà con carenze consistenti dell’organico» hanno sottolineato Giovanni Sgambati e Nicola Di Donna, rispettivamente segretari generali della Uil e della Uil Fpl Campania, indignati per le aggressioni contro i sanitari «tutti in prima linea durante la pandemia e molti dei quali morti sul posto di lavoro». Per chiedere «la tutela del personale degli ospedali, affinché lavori in piena sicurezza e sia valorizzato sempre, solo nei momenti di emergenza e di crisi» la Uil e Uil Fpl Campania, scenderanno in piazza, il 27 febbraio, alla Stazione Marittima con il segretario generale della Uil nazionale, Pierpaolo Bombardieri. Parole dure arrivano anche da Lorenzo Medici e Luigi D’Emilio, leader rispettivamente della Cisl Funzione Pubblica della Campania e di Napoli che parlano di «ipocrisia e dichiarazioni di circostanza» chiamando in causa la Giunta regionale campana e i manager delle Asl e delle aziende ospedaliere. «Ci sono norme dello Stato riguardo l’ adeguamento degli organici e dei mezzi necessari a far funzionare al meglio i pronto soccorso, filtri all’ingresso e interventi strutturali a protezione dei locali per impedire che chiunque possa entrare senza problemi» sottolineano i sindacalisti pronti a costituirsi «parte civile nei procedimenti». 

Da una parte, c’è chi sostiene che il Vecchio Pellegrini dovrebbe essere «sotto scorta» 24 ore su 24 «per i livelli allucinanti a cui è arrivato» come ha dichiarato Francesco Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra che ha ricordato le «devastazioni e pestaggi a opera di amici e familiari del baby rapinatore Ugo Russo, morto mentre tentava di derubare un carabiniere fuori servizio». Dall’altra, nonostante l’importanza e l’urgenza di allestire un posto di polizia, Teresa Rea, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Napoli punta il dito sulla «certezza della pena per gli aggressori» e «sull’educazione ad un uso corretto dei servizi sanitari, da introdurre a partire dalle scuole». «Non esiste ancora una dirigenza infermieristica ma un’evoluzione a livello organizzativo aiuterebbe a snellire le file e ad andare incontro ai bisogni dei pazienti - conclude Rea - c’è bisogno di lavorare in una clima sicuro e sereno, per farlo occorre rivedere anche i livelli organizzativi».

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