Voragine al Vomero; l’ira dei commercianti: raffica di richieste danni

Il Comune frena sui contributi collettivi: «Senza aiuti ci rivolgeremo agli avvocati»

La rabbia di un commerciante
La rabbia di un commerciante
di Gennaro Di Biase
Lunedì 11 Marzo 2024, 23:54 - Ultimo agg. 12 Marzo, 19:00
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Il commercio del Vomero è con l'acqua alla gola. Le voragini hanno prodotto un crollo di indotto e incassi che - come denunciato ieri su queste pagine dagli stessi imprenditori della zona - si attesta intorno al «50%» dal 21 febbraio, giorno della catastrofe di via Morghen. Oggi al loro fianco scendono in campo anche le associazioni di categoria, che «chiedono ristori per le attività danneggiate dai dissesti della collina di San Martino».

E non solo per «quelle materialmente danneggiate dal dissesto». Il Comune ha concesso lo sgravio della Tari, ma la misura - nell’ottica di negozianti e sfollati - non basta. Il sindaco ha iniziato un dialogo con Invitalia per comprendere se ci siano le premesse per un finanziamento in favore della pizzeria di Gabriele Troisi, beneficiario di Resto al Sud, la cui attività è stata completamente distrutta dal fango e la proprietà ha già annunciato la chiusura definitiva. La strada dei risarcimenti collettivi da parte del Comune, a oggi, non è del tutto esclusa. Ma sembra decisamente in salita. Da qui l’orientamento di molti commercianti di rivolgersi ai legali, circostanza che darebbe il via a una raffica di richieste di risarcimento danni.

Viabilità interrotta e impazzita. Preoccupazioni dei cittadini per una zona a rischio crolli e mancanza di certezze: alla base del crollo dell'indotto del Vomero ci sono diversi fattori. Le stime degli incassi in fumo dal 21 febbraio a oggi, secondo le proiezioni di Confcommercio Vomero e Federazione del Commercio, non sono affatto trascurabili. «Serviranno ristori - argomenta Enzo Perrotta, presidente della Federazione del Commercio - Tra via Bonito, via Morghen, San Martino, via Solimena, fino all’inizio di via Scarlatti ci sono decine di locali. La mancanza di parcheggi sta impattando tantissimo su queste attività, che lavorano principalmente di sera e vengono raggiunte in auto. Deve passare il pericolo, certamente, ma vanno studiate delle misure di risarcimento non solo per i locali materialmente distrutti dal fango. Il danno commerciale è evidente per tutti. Innanzitutto vanno sospese tutte le cartelle esattoriali di questo periodo, e non solo la Tari. Il Comune dovrà inventarsi qualcosa, a prescindere dalle responsabilità del danno che verranno stabilite dalla magistratura. L’insieme dei dissesti produce danni quotidiani. Per tutta l’area, considerando anche San Martino, i mancati incassi raggiungono orientativamente i 2 milioni. E ogni giorno la cifra aumenta».

«La domanda non dovrebbe essere se arriveranno i ristori, ma quando arriveranno - commenta la responsabile di Confcommercio Vomero Georgia Forte - Ieri è stata chiusa anche via Cimarosa per un avvallamento. Senza dimenticare lo stop della funicolare di Chiaia, che ha portato via una larga fetta di clienti ai negozianti del quartiere. Ormai la viabilità del Vomero è ben più che in ginocchio. I risarcimenti dovranno riguardare in primis le attività direttamente devastate, ma vanno messe in campo misure anche per i tanti imprenditori della zona che da un giorno all’altro si sono visti dimezzare i clienti. Chiediamo al Comune l’organizzazione di un tavolo di confronto con le associazioni di categoria: l’emergenza c’è e il contatto con il territorio è cruciale in casi come questo. I dissesti iniziati il 21 febbraio stanno portando via un terzo degli incassi ogni giorno».

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Crolla la strada e crolla l’indotto. Gaetano Manfredi in queste ore si sta interessando in particolare della vicenda della già citata pizzeria Troisi, devastata anche tre giorni fa dalla seconda frana. Dal deposito del ristorante, l’acqua ha sputato fuori un frigorifero di due metri. Il primo cittadino - filtra da Palazzo San Giacomo - nelle scorse ore ha sentito telefonicamente Bernardo Mattarella di Invitalia per studiare una misura a favore del ristoratore. Per quanto riguarda i locali indirettamente danneggiati dal crollo di clienti - tra cui Cantina La Barbera, che ha i clienti dimezzati da circa un mese non solo per la vicinanza della voragine, ma anche per i problemi di viabilità - non c’è alcun esito già scontato, ma la via dei ristori collettivi appare difficilmente praticabile. «Si creerebbe un precedente - argomenta il presidente di Aicast Antonino Della Notte - che non esiste a livello locale, ma solo a livello nazionale, come visto con il Covid».