Neonazisti, 4 arresti in Campania: «Pronti alla strage, colpire i carabinieri»

Sgominati i vertici dell’Ordine di Hagal, custodivano in casa armi da guerra

Neonazisti, 4 arresti in Campania: «Pronti alla strage, colpire i carabinieri»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 15 Novembre 2022, 23:06 - Ultimo agg. 16 Novembre, 16:57
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C’era chi progettava attentati eclatanti. Da kamikaze: contro i carabinieri della caserma di Marigliano o all’interno di un noto centro commerciale alle porte di Napoli. Non erano chiacchiere da fanatici, a leggere le carte degli arresti messi a segno a Napoli, a carico di quattro presunti esponenti di un gruppo neonazista. No, erano parole da ricondurre a un piano scandito dal possesso di armi, dal confezionamento di munizioni e da una strategia di indottrinamento di alto profilo.

Sono le ipotesi che hanno spinto il gip di Napoli Federica De Bellis ad accogliere le richieste di arresto a carico di presunti esponenti del cosiddetto Ordine di Hagal, una cellula di estrema destra, di stampo nazista, no vax, revisinista, omofobica, vicina alla cellula nazista ucraina dell’Ordine di Azov. Inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro e Claudio Onorati, finiscono in cella Maurizio Ammendola, 43 anni, presidente dell’associazione finita sotto inchiesta, l’Ordine di Hagal; Michele Rinaldi, 47 anni, vice presidente; Massimiliano Mariano, 46 anni (che si occupava di indottrinamento) e Gianpiero Testa, 25 anni, a sua volta intercettato mentre medita propositi di guerra nei confronti della caserma dei carabinieri di Marigliano, al termine delle indagini condotte dal capo della Digos Antonio Bocelli.

È invece sfuggito agli arresti un quinto elemento, parliamo di un personaggio di spessore internazionale: si chiama Anton Radomskyy, nato a Ternopil Ucraina, classe 1985, che risultava formalmente domiciliato a Marigliano, presso l’abitazione paterna.

Attualmente Radomsky è irreperibile, probabilmente è tornato nel suo Paese. Gli inquirenti gli contestano compiti esecutivi nell’ambito dell’organizzazione, come l’addestramento militare degli associati e il reclutamento.

Le indagini hanno preso il via nel 2019 e dalle intercettazioni è emerso che in chat (sul canale «Protocollo 4» di Telegram), dove circolano manuali per il confezionamento di armi, saggi revisionisti sull’Olocausto, scritti eversivi per la realizzazione del nuovo Ordine mondiale e tutta la spazzatura concettuale che ruota attorno a sette di stampo neonazista. Un’associazione verticistica, organizzata in cinque livelli e caratterizzata da compartimentazione, sia verso l’interno sia verso l’esterno: più alto era il livello gerarchico e più gli adepti che ne facevano parte erano a conoscenza del progetto dell’organizzazione, finalizzato principalmente a propagandare ideologie naziste, contro la religione ebraica, negando la Shoah e - saltando da un secolo all’altro - l’importanza dei vaccini. Come raccontato mesi fa, nel corso di un blitz a casa dei leader napoletani dell’ordine di Hagal, alcuni componenti della cellula napoletana e casertana si sarebbero anche trasferiti all’estero per partecipare agli addestramenti: combattimenti corpo a corpo con la tecnica israeliana «Krav Magà» ed esercitazioni all’uso di armi lunghe e corte. Per queste attività veniva loro conferito anche un diploma. 

Attivisti preparati sotto il profilo atletico, tanto da mettere in piedi corsi di sopravvivenza estrema. Emersi contatti con fazioni naziste, come il «Battaglione Azov», Misantropya Division e Centuria. Sequestrati armi bianche, pistole risultate essere delle repliche di quelle vere, materiale propagandistico, libri sul suprematismo bianco, su Mussolini (indicato nelle chat come padre della Patria e dell’arianesimo italiano) e Hitler. 

Blitz e perquisizioni anche a Treviso e Avellino. Nel capoluogo irpino, la Digos perquisisce una accorsata libreria del centro, il cui titolare è Franco Freda, estremista neofascista condannato per associazione sovversiva. Stando a quanto emerso, durante le perquisizioni non sarebbe comunque emerso materiale utile all’indagine. Ad essere perquisito, anche Fabio Colarossi, classe 1986, residente a Roma, che avrebbe spedito informazioni e materiale a contenuto apolegetico di nazismo e fascismo ai suoi interlocutori campani. 

Ma a sollevare allarme ci sono altri punti destinati ad essere approfonditi. Tra questi il presunto progetto di farsi saltare in aria - a mo’ di kamikaze - all’interno di un grande centro commerciale alle porte dell’area metropolitana napoletana. Ne parlano Rodomskyy e Testa, a proposito dell’uso di una granata, in modo tanto esplicito da spingere Testa a bloccare il 27enne ucraino: «Non dire queste cose al telefono...», senza sapere che le “ambientali” della Digos avevano raccolto altri capitoli del libro nero dei neonazisti della porta accanto. 

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