Omicidio a Napoli, uccisi due affiliati al clan nel parco privato: riesplode la mattanza a Scampia

Omicidio a Napoli, uccisi due affiliati al clan nel parco privato: riesplode la mattanza a Scampia
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 1 Febbraio 2022, 07:10 - Ultimo agg. 11:01
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Torna a scorrere il sangue nell'area nord di Napoli. Con un raid eclatante che semina il terrore tra la gente in strada, i killer entrano in azione intorno alle 16,15 di un piovoso pomeriggio e massacrano due persone. Non c'è scampo per Pasquale Torre, 45 anni, e per il 35enne Giuseppe Di Napoli: il fuoco incrociato dei proiettili fredda i due mentre erano all'interno del Parco dei Colombi, nel Rione Don Guanella. Si riaccende così la miccia per un nuovo fronte di faida di camorra a Napoli, in una zona - quella compresa tra Miano e Scampia - dove ogni agguato rischia di allungare la scia di sangue e la catena di morti ammazzati.

C'è ancora la luce del giorno quando in strada si scatena l'inferno. In azione almeno due sicari, piombati all'improvviso tra i viali del parco dove abitualmente giocano anche molti bambini, i quali spietatamente mettono a segno la loro missione di morte. Puntano le loro armi contro i due obiettivi e fanno fuoco all'impazzata, centrando in parti vitali Torre, che si trova al volante della sua Fiat Punto bianca, e Di Napoli, che inutilmente riesce ad uscire dall'abitacolo tentando una inutile fuga.

Entrambe le vittime risultano pregiudicate.

Torre è il fratello di un ex affiliato al clan Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia; Di Napoli è il figlio di un altro noto personaggio che ha frequentato la cosca dei Capitoni e si muoverebbe nell'ambito dei traffici di stupefacenti. Quale fosse il reale obiettivo dei sicari è difficile dirlo, ma la dinamica dell'agguato non esclude che i killer volessero uccidere entrambi.

 

Quando, poco dopo, sul posto arrivano le Volanti della Polizia di Stato lo spettacolo che si offre allo sguardo degli investigatori è agghiacciante: i corpi delle vittime, il primo riverso sul volante dell'auto e il secondo a qualche metro dalla Punto bianca, giacciono crivellati dai proiettili in un lago di sangue. 

Duplice, efferato delitto ancora tutto da decifrare. Indagini affidate alla Squadra mobile guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini e coordinate dal pool dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Resta la domanda di fondo: chi aveva interesse ad eliminare due persone che, per quanto note alle forze dell'ordine e considerate vicine al sistema, non erano tuttavia soggetti di prima linea nelle gerarchie camorriste?

Domanda dalla quale non si può prescindere, anche se quando si tocca l'argomento della criminalità organizzata dell'area nord di Napoli si entra in un terreno minato, all'interno del quale nulla si può escludere e che appartiene a logiche che richiamano alla fragilità di uno scenario nel quale - non dimentichiamolo - una vita vale zero di fronte agli interessi di clan.

 

Di sicuro lo scenario nel quale matura il duplice omicidio del Don Guanella va inquadrato nella lotta per il predominio del traffico di droga. Uno scenario nel quale una o entrambe le vittime si muovevano. E, sebbene non venga considerata come quella prioritaria, nemmeno si può escludere in partenza una vendetta nei confronti di un personaggio che tempo fa ha iniziato a collaborare con la giustizia, sebbene il pentimento di Mariano Torre, fratello di Pasquale, risulti datato e non più attuale. Ma nemmeno questa ipotesi si può escludere. Mariano Torre venne coinvolto nell'omicidio del 17enne Genny Cesarano, 17 anni, ucciso nel corso di una stesa nel Rione Sanità il 6 settembre 2015.

Equilibri criminali friabili, lotta senza quartiere per il monopolio sulle piazze dello spaccio, il sempre fiorente filone del racket: è su questo campo che a Miano si continua a combattere armi in pugno per accaparrarsi l'ormai stagionata eredità del clan Lo Russo. Tra scissioni, faide, intimidazioni e agguati. Un campo che diventa ogni giorno sempre più minato. 

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