Napoli, l'appello dopo l'omicidio a Secondigliano: ​«Servono educatori, repressione non basta»

Napoli, l'appello dopo l'omicidio a Secondigliano: «Servono educatori, repressione non basta»
di Antonio Folle
Lunedì 11 Ottobre 2021, 11:55 - Ultimo agg. 11:56
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Nella notte tra sabato e domenica la camorra è tornata a far sentire la sua cupa voce nel quartiere Secondigliano. Sotto i colpi dei killer della malavita ha perso la vita Giuseppe Fiorillo, giovane della zona già noto alle forze dell'ordine e ritenuto vicino al clan Di Lauro. La morte di Fiorillo, ucciso a soli 19 anni, non sembra però aver colpito più di tanto il quartiere. Il territorio della settima municipalità, infatti, si sta tristemente abituando al ritorno delle faide criminali che hanno scosso l'intera area tra la fine degli anni '90 e i primi anni 2000. 

Contro il silenzio - o l'indifferenza - che circonda la morte di un ragazzo di 19 anni che già aveva avuto più volte a che fare con la Giustizia, si è schierato il Laboratorio di Riscossa Secondiglianese, associazione giovanile che ha sede nel centro storico del quartiere e che da anni si batte per riscattare Secondigliano e i suoi giovani dal degrado e dall'abbandono. I ragazzi guidati da Vincenzo Strino non vogliono rassegnarsi a veder ritornare la paura nel loro quartiere e allora, ancora una volta, hanno alzato la voce chiedendo alle istituzioni maggiori attenzioni sui problemi che stanno alla base della recrudescenza dei fenomeni criminali.

E stavolta Strino e i suoi non si sono rivolti solo a Regione, Comune, Municipalità, Prefettura o Questura.

L'appello dei ragazzi del Larsec è rivolto direttamente alle migliaia di cittadini che, durante la campagna elettorale che si è conclusa pochi giorni fa, annunciavano di essere pronti a impegnarsi in prima persona - a prescindere dal risultato elettorale - per il riscatto del quartiere e dell'intera Municipalità. Una sorta di appello-provocazione che, però, potrebbe dare vita ad un circolo virtuoso di collaborazione tra cittadini, istituzioni e forze dell'ordine in un quartiere dove la dispersione scolastica è ai massimi livelli e dove ai giovani non viene offerta alcuna alternativa alla criminalità o all'emigrazione. 

 

«A Miano si spara ininterrottamente da anni - ha dichiarato Vincenzo Strino - a San Pietro a Patierno c'è un agguato ogni due mesi. A Secondigliano un giovane di 19 anni viene freddato a colpi di pistola. Insomma, nella Settima municipalità è vero che non si respira il clima della faida degli anni 2000, ma questi morti a cadenza ciclica sono un dato che sembra non fregare a nessuno. E non parlo dei giornalisti - precisa - non parlo delle istituzioni visto che ormai è chiaro che reprimere e basta non porta ai risultati sperati nel medio e lungo periodo, mi rivolgo proprio a quelli che fino ad una settimana fa si dichiaravano pronti a lavorare per il territorio, che dicevano di amare il quartiere a prescindere dal risultato elettorale: prendiamocelo noi questo posto, facciamo rete come avviene in altre municipalità».

Poi la proposta: «Abbiamo un tasso d'evasione scolastica tre volte superiore alla media europea, livelli di disoccupazione giovanile da spavento: servono educatori, servono idee, servono persone che occupino fisicamente questi spazi e offrano modelli diversi a chi vede nella criminalità l'unica via possibile. Se quell'esercito di candidati si trasformasse in una schiera di cittadini attivi - ha poi concluso il presidente del Larsec - un argine contro tutto questo ci sarebbe o, quantomeno, a diciannove anni non si morirebbe con sei colpi nell'indifferenza generale».

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