Omicidio Di Marzo: «La Gatta voleva uccidere, merita 23 anni di carcere»

Omicidio Di Marzo: «La Gatta voleva uccidere, merita 23 anni di carcere»
di Pino Neri
Venerdì 10 Luglio 2020, 11:00
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Ieri il pubblico ministero ha chiesto 23 anni di reclusione per Vincenzo La Gatta, l'imprenditore aeronautico di Pomigliano accusato di aver ucciso per futili motivi, durante la notte tra il 23 dicembre e la vigilia di Natale del 2016, Giuseppe Di Marzo, un giovane disoccupato.

La requisitoria del pm Arturo De Stefano davanti alla quarta sezione della Corte D'Assise di Napoli (presidente Giuseppe Provitera) configura il reato di omicidio volontario aggravato da futili motivi e dalla circostanze di tempo e di luogo, cioè l'orario notturno in cui si è consumato il fatto e la conseguente difficoltà per la vittima di difendersi. La notte del 23 dicembre 2016 Giuseppe Di Marzo, 35 anni, un piccolo pregiudicato, partendo da casa sua fa alcuni chilometri a piedi per raggiungere il resort dell'imprenditore Salvatore Sassone, un albergo ristorante con piscina. Una volta qui Di Marzo, ubriaco, barcollante, ingaggia una discussione con il guardiano della struttura. Il guardiano poi avverte al telefono Sassone, che si trova con Vincenzo La Gatta e con un gruppo di altri amici nella sala riunioni della fabbrica dell'imprenditore aeronautico, area industriale di Pomigliano, A quel punto però Sassone decide di affrontare Di Marzo. Giunto sulla sua auto nei pressi del resort intercetta il giovane sulla strada. Poco dopo sopraggiungono La Gatta e gli altri amici.

È il momento fatale: La Gatta interviene e inizia, pistola personale in pugno, una colluttazione con Di Marzo. Parte un colpo. Il proiettile sfonda la tempia sinistra del 35enne che stramazza e muore. All'alba l'imprenditore si costituisce. Sostiene che il colpo sia partito accidentalmente. Ma il pm, in base alle perizie balistiche, ieri ha escluso la fatalità: La Gatta avrebbe fatto fuoco volontariamente, colpendo di Marzo a bruciapelo. L'imputato si trova agli arresti nella fabbrica che dirige. Nel 2016 gli arresti domiciliari li stava scontando a casa sua. Poco dopo il Riesame lo ha scarcerato. La Cassazione però ha disposto di nuovo i domiciliari, che su richiesta dell'imputato sono stati dirottati in fabbrica. Qui l'anno scorso Vincenzo La Gatta aveva organizzato la festa per i suoi 50 anni, con catering e invitati, suscitando l'indignazione dei parenti di Di Marzo, che hanno ottenuto la cancellazione dell'evento. Intanto il processo prosegue. La parte civile è assistita dagli avvocati Nicola Monda, Andrea Abbagnano Trione e Sergio Cola. Saverio Campana e Giambattista Vignola sono invece i legali di La Gatta. Sentenza attesa in autunno.

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