Medici, quarant'anni di vita in corsia: «Medaglie ai decani della professione»

Medici, quarant'anni di vita in corsia: «Medaglie ai decani della professione»
di Ettore Mautone
Venerdì 21 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 22 Ottobre, 09:00
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Quaranta anni di professione: medaglie e riconoscimenti ieri, al Teatro Augusteo, attribuiti dall'Ordine dei medici di Napoli a ben mille camici bianchi che si sono laureati nel lontano 1981 e 1982. Un momento celebrativo e un'occasione per riavvolgere il nastro del tempo per una generazione di professionisti che ha attraversato insieme quasi mezzo secolo di vita lavorativa partendo dai banchi dell'allora unica Università di Napoli. Dottori ospedalieri e del territorio che hanno segnato un'epoca e che oggi si ritrovano di nuovo in presenza dopo due anni e mezzo di pandemia. Strette di mano, saluti e abbracci, seppure con tutte le cautele del caso, a suggello della serata di festa presentata da Carlo Maria Todini. «Siamo orgogliosi di rappresentare questa generazione di medici non solo per onorare a distanza di tanti anni i princìpi del Giuramento di Ippocrate - dice il presidente dell'Ordine Bruno Zuccarelli - ma anche perché la singolarità della storia di ciascuno, gli affanni, le difficoltà, i successi e le soddisfazioni personali rappresentano uno spirito comune in cui ci sente davvero colleghi uniti dal senso profondo di questa professione nonostante i problemi derivanti da un contesto sociale, umano ed economico sempre più difficile e complesso, reso ancor più aspro dalla pandemia da Covid-19». 

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A ricevere la medaglia tra gli altri Paolo Muto, primario di Radiologia del Pascale, il Neurologo Silvestro La Pia, il chirurgo Ottavio Delfino, la pediatra di famiglia Giannamaria Vallefuoco, l'odontroiatra Fernando Zarone, i medici di medicina generale Vincenzo Schiavo e Pina Tommasielli, l'otorino Andrea Montella. «Mi piace ricordare il mio primo giorno all'Ascalesi - dice Paolo Muto - era il 2005, nemmeno troppi anni fa. Non c'erano acceleratori ma lavori da finire. Oggi lì c'è un pezzo del Pascale e stiamo rinnovando il reparto. Partiremo a gennaio con tecnologie all'avanguardia. La passione è fondamentale in questo lavoro - conclude - il rapporto con il malato oncologico coinvolge. Quelli che guarisci e quelli che non ce la fanno lasciano il segno. L'esperienza della radioterapia pediatrica negli ultimi anni certamente mi sta coinvolgendo con il gruppo di colleghi con i quali collaboro al Pascale e al Santobono. Sono passati tanti anni ma ho ancora tanto da fare». «Questa professione unisce anche quando ci si perde e si è lontani - aggiunge Vallefuoco - ho scelto di lavorare sul territorio a stretto contatto con le famiglie. Il momento più difficile? L'impotenza nel risolvere problemi di salute irrisolvibili. Il più felice? Quando vedo arrivare allo studio giovani mamme che sono state bambine e mie ex pazienti». È la volta di Pina Tommasielli: «Per me questo momento ha un valore simbolico alto come lo è la professione che amo e che svolgo senza risparmio di energie. Sembra una parola abusata ma serve la vocazione. La mia storia personale inizia 45 anni in un paesino del beneventano dove era impensabile per una donna fare il medico. Oggi i tempi sono cambiati radicalmente e abbiamo anzi la femminilizzazione della professione. La professione più bella del mondo: per questo l'ho consigliata a mia figlia che infatti fa il medico». Nel corso della serata spazio anche alla musica, con i Vintage e zio Natal e la direzione artistica affidata al ginecologo Bruno Ferraro.

Ospite d'eccezione l'avvocato Angelo Melone (Console onorario della Repubblica Democratica del Congo) e Peppe Iodice a cui è stato affidato il compito di regalare alla platea sorrisi e momenti di spensierato divertimento. 

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