Ospedale Cardarelli di Napoli, chiude il pronto soccorso: ressa e caos

Ospedale Cardarelli di Napoli, chiude il pronto soccorso: ressa e caos
di Melina Chiapparino
Martedì 5 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 17:46
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Troppe barelle nel pronto soccorso costretto a chiudere «temporaneamente». È accaduto ieri, tra le mura dell’ospedale Cardarelli, talmente affollato di ammalati da dover bloccare accessi e ricoveri. Nell’area deputata alle emergenze e le urgenze del presidio collinare, dopo aver raggiunto il record di 130 pazienti in barella, il bed manager ha disposto un vero e proprio «stop» inviato anche alla direzione del 118 per evitare il dirottamento delle ambulanze nella struttura al collasso. Una «misura straordinaria finalizzata a fronteggiare la saturazione della capacità ricettiva», come è stata definita dai vertici aziendali, con la sola eccezione di aprire le porte del pronto soccorso in caso di codici rossi ed estreme urgenze. 

Il blocco degli accessi è scattato intorno alle 8.30 quando è stato “formalmente” inviato il documento alla centrale operativa del 118 che disponeva «con effetto immediato e sino a nuova comunicazione, il temporaneo blocco dell’attività ricettiva del pronto soccorso». Lo stato di emergenza, descritto «con la presenza di diversi pazienti temporaneamente allocati in barella e di circa 130 pazienti presenti nell’area del pronto soccorso e dell’osservazione breve» è stato considerato da Ciro Coppola, bad manager che ha disposto lo stop, anche una misura «per salvaguardare le condizioni minime di sicurezza».

In pratica, la folla di ammalati sistemati persino nei corridoi e nelle aree adiacenti agli ascensori, non solo ha impedito il funzionamento regolare del pronto soccorso ma, senza l’interruzione degli accessi, avrebbe comportato dei rischi sia per gli operatori che per gli ammalati, compromettendone l’assistenza. 

Non è stata di certo la prima volta che il Cardarelli si è ritrovato affollato di pazienti non Covid, quindi ammalati ordinari in attesa di ricoveri ma, ieri, la situazione stava diventando talmente ingestibile che l’unica soluzione è stata bloccare il pronto soccorso per far decongestionare l’intera struttura ospedaliera. 

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«Il Cardarelli soffre sempre per l’iperafflusso dei pazienti che comporta la saturazione dei reparti e, di conseguenza, la congestione nel pronto soccorso» spiega Giuseppe Longo, direttore generale del presidio collinare bersagliato dall’emergenza barelle. In questo momento ci sono due cause principali per l’intaso del pronto soccorso, come indica Longo che si riferisce «alla carenza di un filtro territoriale, che porta molti ammalati cronici e affetti da comorbidità a recarsi al Cardarelli», e «la mancanza di strutture Dea di secondo livello, ad esclusione dell’ospedale del Mare, che si aggiunge alla riduzione dei pronti soccorso in città per la conversione ancora necessaria di vari presidi in strutture per l’assistenza Covid». Nonostante questo, sono state attuate diverse misure per scongiurare il collasso dei reparti come «l’aumento della capacità ricettiva di molte Unità, le visite specialistiche rivolte agli ammalati nel pronto soccorso per il “setting assistenziale” cioè la possibilità di stabilire in tempi brevi se il paziente necessita di un percorso ambulatoriale piuttosto che del ricovero, e ancora la rete ospedaliera per trasferire i pazienti al Policlinico Federiciano, all’azienda ospedaliera Luigi Vanvitelli, all’azienda dei Colli e al Pascale», come riferisce Longo. «Il blocco degli accessi è una misura temporanea per ristabilire un equilibrio nel presidio», conclude il direttore generale che assicura: «Stiamo monitorando la situazione costantemente con l’obiettivo di riaprire il prima possibile».

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