Paolo Ascierto, i cento giorni del Covid e la medicina dal volto umano: martedì il libro in regalo con il Mattino

Paolo Ascierto, i cento giorni del Covid e la medicina dal volto umano: martedì il libro in regalo con il Mattino
di Maria Pirro
Domenica 29 Maggio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 30 Maggio, 07:22
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La «cura Ascierto», quella che tutti conoscono, funziona. «Permette di salvare 13 ammalati di Covid ogni 100 casi gravi», dice con orgoglio lo scienziato napoletano che ha utilizzato, per primo, un farmaco anti-artrite, da lui già sperimentato nei trattamenti contro il cancro, come terapia per bloccare l'infiammazione causata dal coronavirus.

L'oncologo Paolo Ascierto, direttore del dipartimento Melanoma, immunoterapia e terapie innovative del Pascale, è diventato famoso proprio grazie a questa intuizione: la sua popolarità ha aiutato la ricerca?
«Grazie alla visibilità e all'affetto di molti, abbiamo ricevuto quasi quattro milioni di euro investiti in progetti di ricerca sul Covid e in sperimentazioni anche nell'attività oncologica».

Il vaccino anti-Covid «made in Naples», però, è rimasto nel cassetto.
«Lo studio di fase 1 ha dato buoni risultati, ma abbiamo dovuto sospendere i test perché farmaci simili, nel frattempo, sono entrati in commercio.

Resta che il nostro vaccino ha certa versatilità: se necessario, si può adattare e si può rendere immediatamente disponibile. Inoltre, presto sarà inaugurato un nuovo laboratorio realizzato con i finanziamenti raccolti».

Quali altri importanti studi sono programmati nell'istituto tumori di Napoli?
«Uno in corso consiste nel valutare la predisposizione alla forma grave del Covid, un altro punta a verificare in che modo l'immunoterapia incide sull'infezione. Ed è bello che siano coinvolti tanti giovani, anche attraverso le borse di studio, nelle sfide della medicina più complesse».

A giudicare dai risultati preliminari, l'immunoterapia bloccherebbe gli effetti del Covid.
«È così, anche se non ci sono ancora studi scientifici che lo dimostrano, ma dati riscontrati sul campo. Solo al Pascale undici pazienti, tutti trattati con l'immunoterapia, hanno superato il Covid senza sintomi. Questo vale, però, per il melanoma, non per il tumore al polmone».

Quanto ha inciso la pandemia sulle cure dei più fragili?
«Le ha ridotte, purtroppo. Basta citare i dati sugli screening: oltre due milioni e mezzo di esami in meno lo scorso anno rispetto al 2019. Secondo una stima, le nuove diagnosi di tumore sono diminuite dell'11 per cento, i nuovi trattamenti farmacologici sono scesi del 13, gli interventi chirurgici hanno fatto registrare -18 per cento. Questa è la drammatica eredità che ci lascia il Covid: dobbiamo rispondere con l'impegno a non arrenderci e a recuperare il tempo perso».

Altre cure innovative sono in dirittura di arrivo?
«Sì, nuovi farmaci proprio nel campo della immunoterapia e farmaci detti target che agiscono sui meccanismi molecolari: il futuro consiste in cure sempre più personalizzate».

E il Pascale si posiziona al primo posto al mondo per trattamenti di immunoterapia eseguiti in 10 anni, ma con quali esiti già certificati?
«Il 50 per cento persone colpite dal tumore con metastasi è stata salvata grazie alle nuove cure. E i pazienti in totale sopravvissuti al melanoma sono aumentati di quasi il 70 per cento: tra il 2010 e il 2020, sono passati da 100.910 a 169.900»,

Alcune terapie testate iniziate a Napoli oggi sono accessibili in tutte le strutture italiane: per il Covid e per il melanoma, il tumore della pelle più aggressivo.
«Da gennaio 2022 tutti i pazienti e non solo quelli della Campania in cura nell'Istituto dei tumori di Napoli possono essere curati con la combinazione di due farmaci, il Nivolumab e Ipilimumab perché, somministrati insieme, aumentano la sopravvivenza a sei anni e mezzo nei casi avanzati di melanoma con metastasi celebrali. Ma, è importante ribadire, la prevenzione e la diagnosi precoce restano decisivi per una buona prognosi». 

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