«Papà doveva essere operato di colecisti, è morto di Covid: ora vogliamo la verità»

«Papà doveva essere operato di colecisti, è morto di Covid: ora vogliamo la verità»
di Ettore Mautone
Lunedì 11 Maggio 2020, 10:00
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«Qualcosa in quel reparto di Medicina interna cardiologica del Monaldi non ha funzionato durante l'emergenza Coronavirus e temo che mio padre sia stato tra quelli che ne hanno fatto le spese. Vorrei che l'azienda sanitaria mi spiegasse, che mi desse informazioni dettagliate e mi dicesse la verità su cosa sia successo in quel trasferimento dal pronto soccorso del Cto al Monaldi e poi al Cotugno. Era entrato per un intervento alla colecisti con due tamponi negativi e ne è uscito cadavere perché affetto da Coronavirus nel breve volgere di due dopo il trasferimento al Cotugno. Vogliamo la verità». Non si dà pace Anna Michelino, napoletana e residente ad Afragola, sulla sorte di suo padre Ciro, 77 anni. Giunto al pronto soccorso di Villa dei Fiori di Acerra a metà marzo per un sospetto infarto dopo i primi accertamenti era emersa una colecistite acuta e poi un blocco renale. «Mio padre aveva bisogno della dialisi spiega la donna - trasferimmo mio padre al Cardarelli ma il pronto soccorso era chiuso per santificazione e e andammo al Cto. Mio padre aveva un versamento polmonare e un'insufficienza respiratoria. Fu messo in rianimazione per 4 o 5 giorni. C'era la pandemia e fece un primo tampone negativo. Dopo tre giorni ripeté il test e il responso fu di nuovo negativo. Nel frattempo fu sottoposto a dialisi e stava meglio». L'anziano paziente fu messo in isolamento per evitare che potesse essere contagiato a fronte della riscontrata negatività al virus. A quel tempo infatti la Rianimazione del Cto aveva percorsi per positivi e negativi al virus.
 

 

A fine marzo il trasferimento al Monaldi: doveva effettuare l'intervento alla colecisti. Era questa la sua principale patologia. Il 29 marzo fa ingresso in ospedale, gli anestesisti valutano la situazione clinica generale. Il reparto è quello di Medicina cardiovascolare: «Il primario - racconta ancora Anna - mi annuncia che l'intervento deve slittare, mio padre ha la febbre». Siamo al 7 aprile: il paziente deve ora fare un terzo tampone. Come mai? Il sospetto è che un altro degente di quel reparto, positivizzato al virus dopo le dimissioni, abbia contagiato Ciro Michelino. «C'era lui in camera con mio padre si chiede sua figlia Anna ma a noi era stato detto il contrario. Lo abbiamo scoperto dal racconto di un infermiere. Vogliamo sapere la verità». La storia di Anna e quella drammatica di Ciro intreccia quella di un focolaio di Coronavirus in uno dei reparti più vecchi del Monaldi, poi chiuso e sanificato, dove si sono contagiati anche il primario, quattro infermieri e un addetto delle pulizie. Qui il paziente 1 Covid positivo era stato ricoverato il 25 marzo proveniente dal Cto con un tampone negativo, incrociando probabilmente in corsia Ciro Michelino. Dopo le dimissioni, il 31 marzo, il paziente 1 era giunto al Cardarelli due giorni dopo a causa del peggioramento delle sue condizioni e deceduto.

«Mio padre - conclude Anna Michelino - è stato messo prima in una stanza in isolamento, poi trasferito al Cotugno e intubato. Nell'arco di 48 ore è morto. Non ne abbiamo saputo più nulla, nemmeno dei suoi effetti personali. Scomparso nel nulla l'11 aprile come ci è stato detto con una telefonata. Abbiamo denunciato ai carabinieri per sapere la verità».
 

«Abbiamo chiesto al manager Maurizio di Mauro di effettuare un'indagine interna sottolinea il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli - per i figli si tratta di un caso di malasanità. Bisogna accertare se qualcuno ha delle responsabilità nel decesso di quest'uomo.
Una situazione su cui va fatta immediatamente chiarezza. Se qualcuno ha sbagliato conclude il componente della Commissione Sanità - è giusto che siano chiarite le responsabilità». 

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