Patto per Napoli, falsa partenza tra caos movida e telecamere

Patto per Napoli, falsa partenza tra caos movida e telecamere
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 11 Marzo 2022, 23:58 - Ultimo agg. 12 Marzo, 18:32
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È ovvio che una tragedia come la guerra in Ucraina non poteva migliorare le cose, a proposito dell’ambizioso piano governativo previsto per Napoli. Ricordate lo scorso 19 gennaio? Ministro dell’Interno a Napoli, presentazione ufficiale del Patto per Napoli - parliamo di ordine pubblico -, che avrebbe dovuto cambiare il volto della città nel giro di poco tempo. E trasformare la metropoli partenopea in una città smart e sicura, attrattiva per gli investimenti esteri, funzionale sul piano dei servizi, vantaggiosa per gli operatori locali, grazie a un meccanismo di sgravi fiscali a chiunque fosse in grado di svolgere un contributo in materia di investimenti. Due mesi dopo, il Mattino prova a tastare alcuni capitoli del patto per Napoli, in un’area metropolitana che fa ancora i conti con scenari di violenza camorristica, azioni di babygang, in un contesto segnato dalla nuova crisi legata allo scenario internazionale scosso dalla guerra. Proviamo a ragionare su quanto è stato fatto a distanza di due mesi rispetto all’inaugurazione del Patto per Napoli, così come è stato enunciato dal ministro dell’Interno Lamorgese, al cospetto delle autorità regionali. 

È il nodo centrale del patto, la città smart, tra grande occhio e cattura targhe in grado di fare da deterrente contro killer, stese e gang. A che punto è? Stando fonti istituzionali, ci sono stati contatti prolifici tra funzionari di polizia, per rendere più efficente la rete di videocamere esistenti. Un problema di knowhow su cui sono intervenuti tecnici romani, che hanno reso più efficiente l’azione della videosorveglianza. Più complessa invece la storia delle procedure amministrative per allestire nuovi sistemi di videocontrollo. Restano sfornite intere aree metropolitane, tra Fuorigrotta, Chiaiano e Ponticelli, anche se un esempio virtuoso riguarda un comune della Provincia. Siamo ad Arzano, il protocollo tra pubblico e privato è cosa fatta. Un passo in avanti, incoraggiante ma non esaustivo. Pensa positivo il direttore del 118 Giuseppe Galano, che al Mattino dice: «In questi mesi abbiamo allestito videocamere in tutte le ambulanze del 118. Sistema operativo su 40 vetture, che svolgono un ruolo di deterrenza contro aggressioni e raid teppistici, anche la nostra principale appaltatrice si sta adeguando in questo senso». 

Anche in questo caso il lavoro è stato fatto, seguendo gli input del comitato per l’ordine pubblico e per la sicurezza, battendo un doppio binario: quello culminato nell’ordinanza sindacale e quello che dovrà essere elaborato in sede di consiglio comunale. Proviamo a fare chiarezza. Esiste un’ordinanza sindacale della durata di quattro mesi, che anticipa gli orari di chiusura dei locali nelle zone dedicate (baretti, centro storico e Coroglio), che impone regole severe a proposito di musica da strada, nei locali e dei comportamenti da assumere tra piazze e vicoli del centro. Ed è chiaro che il nodo denunciato in fase di elaborazione del provvedimento sindacale è apparso subito evidente: parliamo, ovviamente, del nodo dei controlli, della incapacità di garantire il rispetto delle regole, a prescidere da chi le scrive. Prendiamo sabato scorso. Restiamo in Largo San Giovanni Maggiore a Pignatelli e dintorni. Sabato scorso, solita challenge filmata e postata sui social, quella dell’arrampicata sulle impalcature esterne di un edificio storico, ma anche momenti di tensione. Poi: tre ragazzini di quindici anni sono stati picchiati senza un motivo, a colpi di coltelli e tirapugni. Una delle vittime è stata medicata al San Paolo, riportando diversi punti di sutura all’altezza del viso.

Ore 22, impunità e indifferenza, in assenza di una rete capillare di controlli.

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È un altro punto controverso. Non si è fatto pregare il prefetto Claudio Palomba, nel corso degli ultimi due mesi. Si è mosso in una direzione strategica, quella dell’evasione scolastica, in perfetta sinergia con i vertici di Procura e Tribunale dei Minori. Per ottenere cosa? Un aggiornamento in tempo reale dei casi di dispersione scolastica, in modo da modulare in tempo reale possibili interventi. Una strategia che attende investimenti, con una rete dell’assistenza sociale che al momento non è dotata delle risorse necessarie.

Pochi giorni fa Luisa Desiderio ha ricevuto il bollettino della Tari per il 2021. Qual è il problema? Si fa riferimento, nel testo spedito dal Comune, a un domicilio a Ponticelli dal quale la donna è stata cacciata diversi anni fa. È solo una delle storture legate alle occupazioni abusive di case. In questi due mesi, al di là delle rivendicazioni di sorta, non ci sono stati interventi risolutivi da parte delle forze dell’ordine. E il caso del comandante Biagio Chiariello, minacciato ad Arzano per aver provato a fare chiarezza nell’edilizia popolare, è fin troppo emblematico. Subisce minacce di morte, i clan gli hanno già fatto il manifesto funebre.

Zone franche del turismo? Sgravi fiscali? Due mesi sono pochi per un progetto tanto velleitario, ma il rapporto tra pubblico e privato sembra tutt’altro che decollato. 

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