Pianura, scatta il blitz per fermare la faida: sgominati quattro clan

Pianura, scatta il blitz per fermare la faida: sgominati quattro clan
di Giuseppe Crimaldi Luigi Sabino
Giovedì 14 Luglio 2022, 23:00 - Ultimo agg. 15 Luglio, 11:06
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«Ci prendiamo tutta la zona, Pianura è solo nostra». Con le buone, ma soprattutto con le cattive, il gruppo camorristico capeggiato dal “triumvirato” formato da Antonio Calone, Carlo Esposito ed Emanuele Marsicano, seminava sangue, terrore e morte tra i residenti del quartiere della periferia occidentale di Napoli, insidiando i rivali. Il loro comune impero del male era riuscito, scatenando l’ennesima faida tra clan contrapposti, a contendere il controllo dei traffici illeciti ai nemici, i Carillo. Estorsioni, droga, occupazione abusiva delle case popolari: nulla sfuggiva più al loro controllo. La giostra criminale si è interrotta ieri, grazie a un blitz della Polizia di Stato, che sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha eseguito 30 arresti di altrettanti indagati facenti parte dei due sodalizi rivali, tutti accusati a vario titolo di associazione camorristica, tentato omicidio, estorsione, detenzione e porto di armi da fuoco, associazione finalizzata al traffico ed alla distribuzione di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini sono state avviate a seguito del ferimento di due persone, lo scorso dicembre. Spietati, i boss e gli affiliati al triumvirato sul quale gravano (ma i fatti non sono oggetto dell’attuale operazione) anche i sospetti di essere stati i carnefici di Andrea Covelli, il 27enne sequestrato, torturato, ucciso e sepolto qualche settimana fa sempre a Pianura.
Da oltre un anno il sodalizio legato ai boss della famigerata (e purtroppo incrollabile) Alleanza di Secondigliano ricorreva alla violenza seminando il panico, giorno e notte: a colpi di “stese”, di agguati ai danni di chi non voleva pagare il pizzo (o già era costretto a pagarlo all’altro clan) e di altre inaudite intimidazioni.

L’indagine della Squadra Mobile ha permesso di fare luce sulla genesi dello scontro tra i due clan camorristici, ma anche su quelle che sono le loro attività illecite. Insieme al ras Antonio Carillo, sono finiti in manette anche Mattia Perfetto e Antonio Covelli, fratello di Andrea, il 27enne trovato cadavere nelle campagne di via Pignatiello. 

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Fondamentali riscontri alle attività investigative sono arrivati grazie alle intercettazioni raccolte da una microspia installata nei bunker delle cosche. Una discussione tra Francesco Divano ed Emanuele Marsicano culmina con il rumore di uno sparo e le parole sofferenti della vittima. Dopo un botta e risposta tra i due i toni della conversazione si fanno più accesi: «Io ti rispetto e tu devi portare rispetto», dice Marsicano; poi si accavallano le voci e i poliziotti sentono in diretta un colpo d’arma da fuoco. Carlo Esposito evidentemente sorpreso dice: «Ma che hai combinato Manù...oh fermati un poco non ti muovere», mentre Divano con toni sofferenti urla: «Guagliù, portatemi all’ospedale», e poi «...Manuè, perché lo ha fatto?». «A prossima volta ve imparate a parlà», risponde Marsicano mentre Divano chiede scusa («no, ti chiedo scusa Manuè... Carluccié (Carlo Esposito, ndr) ti chiedo scusa») con nel sottofondo voci di donne che urlano. 
Durissimo anche il colpo che le indagini hanno inferto al gruppo rivale degli Esposito-Marsicano. La cosca, che ha la sua base operativa nella zona di via Napoli, è stata, letteralmente, decimata. In cella sono finiti Carlo Esposito, suo genero Emanuele Marsicano e diversi loro affiliati, tra cui Paolo Ciotola, una delle persone accusate, sui social, di avere avuto un ruolo nel delitto Covelli. Mandato di cattura anche per il boss Antonio Calone, ex fedelissimo del sodalizio Mele e loro erede. 

«Il pezzo più potente». Così, tre affiliati al nuovo gruppo criminale dei Calone, Esposito e Marsicano, parlano del Kalashnikov (AK47) che la Polizia di Stato gli ha sequestrato e che sarebbe stato utilizzato per un raid ai danni del titolare di un autolavaggio che cade proprio nella zona di competenza del nuovo clan malavitoso. «Eh Carlo, tu ti preoccupi dell’erba (la droga, ndr). Si sono preso il pezzo più potente che tenevamo», replica Emanuele Marsicano, facendo riferito all’AK47. «Lo ricompriamo Manuè», dice l’indagato Paolo Ciotola. E Marsicano risponde «...dove lo troviamo nel paese con il bordello? (con la confusione che c’è nel quartiere, ndr)». Ciotola replica dicendo a Marsicano che il cognato (di Marsicano, ndr) ce l’ha: «Due coppini (in gergo significa 2mila euro, ndr) per il Kalash...» ed Esposito lo corregge: «no, due e cinque (2500 euro, ndr)...». Il movente del ferimento sarebbe da collegare alla pretesa della cosca di ottenere dalla vittima, gestore di una piazza di spaccio, il pagamento di una percentuale sugli affari. L’indagine è corroborata anche dalle dichiarazioni di due pentiti. 
 

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