Policlinico Vanvitelli di Napoli, il ginecologo aggredito con il tirapugni

«Solidarietà e vicinanza da parte di tutta la comunità accademica» sono state espresse dal rettore Nicoletti

Domenico Labriola
Domenico Labriola
di Melina Chiapparino
Domenica 5 Marzo 2023, 10:00 - Ultimo agg. 12:52
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Sangue a Napoli tra le mura ospedaliere dove, ieri mattina, è stata messa a segno l'ennesima aggressione contro un medico. Vittima del brutale raid, è stato Domenico Labriola, stimato ginecologo responsabile dell'Unità Operativa di Pianificazione Familiare del Policlinico Universitario Luigi Vanvitelli, colpito al cranio con un tirapugni che l'ha lasciato tramortito a terra. Il gesto di cieca violenza, due giorni prima dell'inaugurazione del primo drappello di polizia ospedaliero, attivo da domani al Vecchio Pellegrini, ha riacceso le proteste e le denunce dei sanitari.

Il raid si è consumato in pochi istanti, davanti alla porta di ingresso del reparto di Ginecologia della clinica universitaria Vanvitelli, in largo Santa Maria delle Grazie.

Il dottor Labriola che stava smontando dal turno di notte, si è ritrovato di fronte all'aggressore che gli si è avventato addosso, percuotendolo fino a colpirlo al cranio con un tirapugni. La forza brutale del pugno, ha tramortito il camice bianco, soccorso dal 118 e trasportato al presidio della Pignasecca, intorno alle 9.30, dove è stato assistito per le contusioni multiple riportate in tutto il corpo e una vasta ferita alla testa. La polizia, intervenuta dopo il raid, ha identificato il 41enne (che probabilmente verrà denunciato), che avrebbe aggredito il medico per l'aggravarsi delle condizioni di un neonato. L'uomo, infatti, è il compagno della madre di una giovane puerpera che il 2 marzo scorso ha partorito il piccolo senza alcun problema: avrebbe preso a pugni il dottore, convinto della responsabilità del personale sanitario per le complicanze respiratorie del neonato, intervenute in fase di allattamento e in seguito alle quali era stato ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale.

È la decima aggressione che si registra sul territorio dell'Asl Napoli 1, dall'inizio dell'anno, come documenta l'associazione Nessuno Tocca Ippocrate ma, stavolta, la vittima non avrebbe avuto alcun ruolo nelle cure su cui puntano il dito il familiari dell'aggressore. Il dottor Labriola, infatti, aveva seguito la gravidanza della paziente in questione ma non era stato presente al parto e, ieri mattina, si trovava in clinica semplicemente perché aveva terminato il suo turno di guardia. «Quanto accaduto è gravissimo ed episodi del genere sono inaccettabili e incomprensibili, continueremo a condannarli con forza in ogni opportuna sede» ha fatto sapere Ferdinando Russo, direttore generale del Policlinico Universitario Vanvitelli che ha espresso solidarietà nei confronti del medico, confidando in «provvedimenti adeguati contro i responsabili». 

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«Solidarietà e vicinanza al dottor Labriola da parte di tutta la comunità accademica» sono state espresse da Gianfranco Nicoletti, rettore dell'Università Vanvitelli per cui l'aggressione ha rappresentato «un importante segnale d'allarme per una categoria troppo esposta e poco tutelata, oggetto di violenza gratuita».

Anche l'Ordine dei Medici di Napoli ha stigmatizzato «una situazione ormai fuori controllo, dove si rischia di essere aggrediti anche in cliniche universitarie» ha tuonato il presidente Bruno Zuccarelli, rilanciando lo slogan «io non ce la faccio più» simbolo «dell'urlo di dolore dei medici» e fissando per sabato, 11 marzo, la giornata delle testimonianze dei medici vittime di aggressioni, che si terrà all'Auditorium dell'Ordine dei Medici. Infine a dichiarare «lo stato di emergenza delle cure sanitarie» è stato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed che ha chiesto un incontro urgente con i ministri competenti «per valutare azioni legali di denuncia per mancata sicurezza delle cure dal momento che le aggressioni sono una ingiustificabile reazione alle eterne attese dovute alla carenza di personale». 

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