Pompei, furbetti del cartellino: 17 comunali condannati per truffa

Pompei, furbetti del cartellino: 17 comunali condannati per truffa
di Dario Sautto
Lunedì 3 Maggio 2021, 09:41 - Ultimo agg. 09:53
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C'era chi timbrava e andava a fare la spesa, chi trascorreva più tempo al bar che in ufficio, chi ancora strisciava il badge anche di domenica, mentre andava ad ascoltare la Supplica al Santuario o a giocare ai videopoker. Ma soprattutto, c'era chi risultava in ufficio, pur non essendosi mai recato a Palazzo De Fusco, grazie alla complicità di qualche collega che marcava il cartellino al posto suo. Alla fine, è arrivata la condanna per 17 dei 25 dipendenti comunali di Pompei accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato perché pizzicati come assenteisti. La sentenza di primo grado è stata emessa nella tarda serata del 30 aprile dal giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata Fernanda Iannone, a pochi minuti dal primo maggio, festa dei lavoratori. Una sentenza che punisce chi quel lavoro probabilmente non l'ha onorato fino in fondo. 

L'inchiesta della Procura di Torre Annunziata pm in udienza Andreana Ambrosino era stata condotta dai poliziotti del commissariato di Pompei, anche grazie all'installazione di telecamere che riuscivano a riprendere gli accessi agli uffici comunali, che erano riusciti a pizzicare decine di «furbetti» del badge. In molti, scrive il giudice in sentenza, si allontanavano «con cadenza quasi quotidiana», insomma risultavano presenti tutti i giorni pur essendo altrove. Ben 45 assenteisti furono sorpresi durante la loro assenza dal luogo di lavoro: per 19 di questi era arrivato il proscioglimento già durante le fasi delle indagini preliminari, in 26 erano finiti a processo (uno è deceduto durante il procedimento), ma alla fine in 17 sono stati condannati a pene (sospese) che vanno dai pochi mesi a poco meno di un anno e mezzo di reclusione. Tutti saranno chiamati a risarcire il Comune di Pompei che si era costituito parte civile nel procedimento penale. Pena più severa per Enrico Arpino condannato a un anno e cinque mesi di reclusione. Un anno e tre mesi per Luigi Vollaro, un anno e un mese per Roberto Barbato, Carmela Cuomo e Salvatore Giugliano, un anno per Maria Luia Somma e Giuseppe Vangone. Poi undici mesi per Gabriele Pelosi, dieci mesi per Giovanni Lettera e Rita Iovene, nove mesi per Maria Grazia Apicella, Annunziata Buondonno, Giuseppe Izzo, Isabella Lanziere, Dalila Maio e Carlo Miranda, sette mesi infine per Maria Iannuale. Assoluzione piena per non aver commesso il fatto è arrivata per Filomena Morrone, Giuseppina Orsini, Mario Petrosino, Pasquale Savarese e Mario Scarico, mentre sono stati assolti per la particolare tenuità del fatto Giuseppe Maresca, Vincenzo Palmieri e Guido Tortora

Diversi imputati sono ormai ex dipendenti comunali di Pompei, poiché andati in pensione nel frattempo.

Tutti beneficeranno della sospensione della pena, ma saranno chiamati in giudizio da Palazzo De Fusco in sede civile per quantificare i risarcimenti. Se il maxi-processo agli assenteisti di Boscoreale si era chiuso pochi mesi fa con una clamorosa sentenza che aveva sancito la sopraggiunta prescrizione anche per i dipendenti comunali che erano stati arrestati in flagranza di reato lontani dal posto di lavoro, per 17 colleghi «furbetti» di Pompei è arrivata la condanna in primo grado. Tutti i condannati ricorreranno in Appello, come potrebbe fare anche la Procura per gli otto imputati assolti.  

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