Travolge i rapinatori a Marano, il 26enne non convince il pm: «È omicidio volontario»

Travolge i rapinatori a Marano, il 26enne non convince il pm: «È omicidio volontario»
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 28 Marzo 2021, 00:02 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:09
5 Minuti di Lettura

È indagato per duplice omicidio volontario Giuseppe Greco, il 26 enne di Marano che l’altra sera avrebbe inseguito e travolto i due uomini - entrambi poi deceduti per le conseguenze della violentissima caduta sull’asfalto - che poco prima gli avevano sottratto un Rolex del valore di 20 mila euro. Davanti al pm Paolo Martinelli, nel corso di un interrogatorio durato sei ore, Giuseppe si è dichiarato innocente. Il giovane, al momento indagato a piede libero, ha raccontato di non aver inseguito e speronato Ciro Chirollo e Domenico Romano, i due pregiudicati di Sant’Antimo che a bordo di uno scooter T-Max lo avevano avvicinato e minacciato - armi in pugno - nei pressi della chiesa di San Rocco, situata a un tiro di schioppo da via Antica Consolare Campana, il luogo dove si è poi consumata la tragedia. Il 26 enne, incensurato e figlio di un pregiudicato (con condanna in primo grado) invischiato in un’inchiesta per traffico di stupefacenti, non ha quindi confermato la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Marano. 


«Mi hanno rubato sia l’auto che lo scooter», ha riferito al magistrato in forza alla Procura di Napoli nord. Difeso dall’avvocato Domenico Della Gatta, l’indagato ha inoltre aggiunto: «Ero appena uscito dall’abitazione dei familiari della mia fidanzata.

Dopo pochi metri, nei pressi della chiesa di via San Rocco, mi sono imbattuto nei due rapinatori. In un primo momento si sono avvicinati sul lato sinistro della mia Smart. Poi, dopo pochi secondi, si sono spostati sul lato opposto. Uno dei due - ha raccontato ancora Giuseppe - mi ha puntato una pistola contro ed è riuscito a fare irruzione nella mia autovettura. Non ho avuto nemmeno il tempo di chiudere il finestrino. L’uomo mi ha intimato di fermarmi e mi ha colpito al braccio con il calcio della pistola». 

Video


A quel punto il rapinatore avrebbe sottratto al 26 enne, grossista di abbigliamento on line, l’orologio e 200 euro in contanti. Secondo quanto dichiarato al magistrato di Napoli nord, Giuseppe sarebbe stato poi soccorso da uno scooterista di passaggio e con lui si sarebbe messo sulle tracce dei banditi. «Abbiamo perlustrato la zona circostante e ad un certo punto - ha spiegato l’indagato - ho visto la mia autovettura e, a poca distanza, i corpi dei due rapinatori. Mi sono fatto accompagnare a casa e, subito dopo, mi sono recato in caserma». Il 26 enne di Marano avrebbe anche riferito, come confermato dal suo legale, di aver visto «un’utilitaria nera nella zona in cui è avvenuta la rapina. Un’autovettura in sosta, con persone a bordo, che sembrava attendere proprio l’arrivo dei malviventi». 

 


Ciro Chirollo e Domenico Romano, rispettivamente di 30 e 42 anni, erano già noti alle cronache giudiziarie: Chirollo è il figlio di Vincenzo, un uomo ritenuto vicino al clan Verde di Sant’Antimo, che nel 2009 rimase vittima di un agguato. Il corpo dell’uomo venne ritrovato, due mesi dopo la denuncia della sua scomparsa, in avanzato stato di decomposizione in una pineta di Cuma. Romano, invece, fu arrestato nel 2010, assieme ad altri complici, dopo aver compiuto una rapina nel comune di San Giuseppe Vesuviano. 


Le indagini sui fatti dell’altra sera proseguono, intanto, a tutto spiano. Nei prossimi giorni saranno noti i risultati dei rilievi tecnici eseguiti dalla Scientifica nonché quelli dell’esame autoptico disposto sul corpo delle vittime, le cui salme si trovano presso l’obitorio dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. I carabinieri di Marano hanno inoltre visionato i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza delle abitazioni di via Antica Consolare Campana. 


Sono diversi, ad ogni modo, gli aspetti che restano da chiarire. In primo luogo, e ciò avverrà attraverso l’analisi dei filmati, occorrerà verificare l’eventuale presenza di un’altra autovettura (l’utilitaria di colore nero di cui parla l’indagato) sul luogo della rapina o nel tratto in cui hanno perso la vita i due banditi. 


Bisognerà poi fare luce sull’esatta dinamica dell’impatto tra la Smart, presumibilmente guidata da Giuseppe Greco, e la moto su cui viaggiavano i rapinatori. Non è ancora chiaro, inoltre, se l’autovettura - durante l’inseguimento - abbia travolto i due malviventi quando ormai erano già riversi sull’asfalto. Sui corpi di Chirollo e Romano, quando i militari dell’Arma arrivati in via Antica Consolare Campana, erano ben visibili lesioni gravissime alla testa e alla schiena. 


Sulle pagine social, la stragrande maggioranza dei commentatori si è schierata dalla parte dell’indagato: «Due banditi in meno, Giuseppe non merita di finire in carcere», scrivono centinaia di utenti Facebook. E ancora: «Giuseppe andrebbe premiato e non incriminato». C’è anche, infine, chi dubita che una Smart possa tenere il passo di uno scooter veloce come il T-Max.

© RIPRODUZIONE RISERVATA