Reddito di cittadinanza, inchiesta a Napoli Nord: 20mila pratiche sospette, Caf fantasma e prestanome

Reddito di cittadinanza, inchiesta a Napoli Nord: 20mila pratiche sospette, Caf fantasma e prestanome
di Marco Di Caterino
Lunedì 13 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 08:55
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Un reddito, quello di cittadinanza, che ha più buchi del formaggio svizzero. Pertugi larghi come voragini dove camorristi, furbetti e la varia umanità che vive borderline tra l'illegalità e il (poco) rispetto delle regole continua uno spettacolare assalto alla diligenza delle finanze pubbliche. L'ultimo scandalo riguarda l'attività di una organizzazione criminale gestita da pakistani e forse bengalesi, capaci di ottenere centinaia di accrediti per il reddito di cittadinanza su carte prepagate, ottenuti rubando le identità di ignari (forse) connazionali. La Procura di Napoli Nord, diretta da Maria Antonietta Troncone, ha aperto un fascicolo, affidato al team di pubblici ministeri che si occupano dei reati di truffa alla pubblica amministrazione. Un fascicolo, quest'ultimo, che va a ingrossare il già consistente faldone nel quale sono finite decine se non centinaia di percettori illegali del reddito, e anche qualche Caf. Come quello di Frattamaggiore, che aveva curato la pratica e fatto ottenere a un detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il reddito di cittadinanza, perché nel Caf si era presentato un uomo con i documenti del detenuto. La vicenda venne fuori grazie a un controllo dei militari del gruppo di Frattamaggiore della guardia di finanza, che su ottocento e più posizioni scoprirono oltre trecento percettori abusivi del reddito. Frattamaggiore dista meno di quattro chilometri da Sant'Antimo, dove un altro Caf è finito nelle attenzioni investigative della Procura, perché si sospetta che invece di occuparsi di pensioni e materie contributive, sarebbe diventato in breve tempo la centrale per la mega truffa dei pakistani. L'ipotesi, visti i numeri dell'imbroglio, è che anche altri centri di assistenza fiscale che operano nella zona a nord di Napoli e in quella sud della provincia di Caserta dietro compenso, formalizzino le pratiche farlocche chiudendo entrambi gli occhi. E non ci vuole chissà che. Perché una delle falle del reddito di cittadinanza è l'autocertificazione. 

E allora, come è accaduto nel Rione Salicelle di Afragola, un pregiudicato ha autocertificato che aveva quattro figli, tutti conviventi, incassando così ogni mese oltre mille e cinquecento euro.

Il furbetto - ma in questi casi è più giusto parlare di criminali e truffatori - si era guardato bene dal dichiarare che tre dei suoi figli erano ospiti delle patrie galere, motivo ostativo questo per percepire l'assegno di Stato. Ed è sempre più frequente scoprire altri truffatori, quando le forze dell'ordine arrestano pusher, narcotrafficanti e persino boss e loro familiari: un esercito di persone che oltre a incassare migliaia di euro al giorno per lo spaccio risultano appunto percettori del reddito di cittadinanza. 

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In questo scenario, dove i controlli sono sempre a posteriori e i Caf non possono chiedere, per la privacy, se ci sono detenuti in casa, se abiti davvero dove dichiari, se davvero hai tanti figli e se è vero che uno di questi è disabile (condizione che aumenta il mensile), si sono infilati i pakistani. E non a caso quelli - circa seimila secondo un censimento per difetto - che sulla carta risiedono tra Sant'Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, dove gestiscono in regime di monopolio il settore della confezione per l'abbigliamento da uomo. In tre anni i carabinieri della caserma di Grumo Nevano hanno sequestrato e fatto chiudere oltre 150 fabbrichette, perché completamente abusive, senza uno straccio di misure di sicurezza, con lavoratori (tutti connazionali) al nero costretti a lavorare anche 14 ore al giorno per un euro. Questi laboratori, secondo le indagini e le condanne della magistratura, smaltiscono gli scarti di stoffa bruciandoli in campagna, anche sui campi coltivati. Una cuccagna, per loro, l'affare del reddito di cittadinanza, ideato da un pakistano, da tempo nel mirino delle forze dell'ordine, mentre gli inquirenti sono anche sulle tracce di un imprendibile Caf della zona, che pure formalizza centinaia di pratiche, ma che fisicamente è inesistente. Sarebbero 20mila le pratiche sospette. Una truffa così vasta e che continua ancora, seppure è stata ideata dall'inafferrabile pakistano, per riuscire ha bisogno di complici. Oltre al Caf di Sant'Antimo, dove le pratiche vengono istruite senza controlli con documenti di identità non corrispondenti alle persone che li presentano, è necessario avere chi gestisca le centinaia di schede telefoniche per i numeri abbinati alla domanda e sui quali arriva l'sms che indica in quale ufficio postale recarsi per ritirare la carta prepagata; e poter contare su qualche impiegato infedele, che consegna la card anche a un soggetto diverso da quello cui si riferisce la carta di identità presentata allo sportello. 

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