Sparatoria ai baretti di Napoli, il gip accusa: «Metodo camorristico»

Sparatoria ai baretti di Napoli, il gip accusa: «Metodo camorristico»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 13 Maggio 2018, 08:00 - Ultimo agg. 15:40
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Non fu solo violenza pura. Non ci fu solo uno sfoggio muscolare di coltelli e tirapugni, poi culminato nella oramai tristemente famosa sparatoria di via Carlo Poerio, ma qualcosa di diverso, di profondamente più grave: metodi e strategie, azioni e reazioni, in quella notte tra il 18 e il 19 novembre scorsi, sono roba che ha a che vedere con clan e aspiranti camorristi.

Ne sono convinti gli inquirenti della Dda di Napoli, che ieri mattina hanno ottenuto l'emissione di una seconda misura cautelare a carico di Troncone, il ventenne in cella da mesi per essere quello che ha impugnato l'arma e ha fatto fuoco nel pieno della ressa della movida napoletana. A firmare il nuovo provvedimento cautelare a carico di Giuseppe Troncone, è stato il giudice per le indagini preliminari Anna Laura Alfano, lo stesso magistrato che aveva già arrestato mesi fa lo stesso indagato. Si tratta di una misura bis, di una sorta di ordinanza fotocopia, che cambia comunque il quadro delle accuse a carico di Troncone jr, rendendole comunque più gravi: il 20enne incensurato, formalmente dipendente di un bar di famiglia, ora deve difendersi dall'accusa di tentato omicidio aggravato dal fine mafioso. Chiaro il ragionamento del giudice, specie se ricondotto all'altro filone delle indagini che Dda e Procura minorile stanno conducendo nei confronti del branco born in San Giovanni che quella notte di autunno ha scatenato l'inferno.
Nei loro confronti le indagini sono a buon punto. Di fatto concluse, puntano dritto ai Formicola, o meglio ai rampolli della famiglia che detta legge in via Taverna del Ferro, il sempre più famigerato Bronx del 2001, palazzine popolari concepite come roccaforte ideale della peggiore camorra cittadina.
 
Ma torniamo a quella notte a Chiaia, almeno a ripercorrere la ricostruzione della nuova ordinanza di custodia cautelare notificata ieri in carcere a Troncone: a scatenare la guerra - stile mafioso - ci pensarono quelli dei Formicola, che entrarono nella zona dei baretti armati di pugnali, mazze e di tirapugni. Una aggressione organizzata, che puntava a probabilmente a regolare vecchi conti non si capisce bene con quale altra frangia metropolitana. Sono le tre di domenica mattina, ad essere accerchiati sono alcuni ragazzi di Fuorigrotta, tutti intenti a godersi la serata, ad ascoltare musica e a bere qualcosa senza provocare fastidio al prossimo. La storia è nota: quelli di Fuorigrotta hanno subito la peggio, anche perché accerchiati da un branco più numeroso, si difendono come possono.

Schiaffi pugni e coltellate anche per Giuseppe Troncone, rimasto solo ad impattare una rappresaglia senza senso. È questo il momento in cui Troncone estrae la pistola che aveva portato con sé e spara. Fa fuoco. E ferisce uno dei suoi principali accusatori, che gli punta l'indice contro e che lo accusa di aver impugnato la pistola. È proprio questo accusatore - si tratta di un minorenne - che potrebbe finire nel gruppo di aggressori per i quali sarà aperto un processo per rissa e lesioni volontarie. Non reati semplici - sembra di capire - ma aggravati anche in questo caso dal fine e dal metodo mafiosi. Sono quelli che stavano al seguito del rampollo di casa Formicola, lo stesso che sin è dato poi da fare quella notte per andare a recuperare amici e amiche rimasti (miracolosamente) feriti dagli spari di Troncone. Difeso dai penalisti Antonio Abet e Giuseppe Perfetto, ora Troncone sarà nuovamente interrogato dallo stesso gip alla luce della nuova contestazione. Domani mattina l'interrogatorio di garanzia, un'occasione da parte della difesa per ribadire un concetto su tutti: Troncone si è difeso, stava soccombendo, stava avendo la peggio, lo ha fatto per salvarsi la vita, in una serata in cui non aveva alcun interesse a sostenere uno scontro tra i vicoli dei baretti. Versioni che fanno i conti con le aggravanti individuate dagli inquirenti sia contro chi ha fatto fuoco sia contro il branco del bronx di Napoli est.
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