Sushi «low cost» a Napoli, 10 intossicati: chiuso locale a Chiaia

Martedì il blitz degli ispettori del Nas, stop al ristorante, ora le analisi sui cibi

Sushi «low cost» a Napoli, 10 intossicati: chiuso locale a Chiaia
Sushi «low cost» a Napoli, 10 intossicati: chiuso locale a Chiaia
di Melina Chiapparino
Venerdì 2 Febbraio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 16:51
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Chiuso un ristorante di sushi nel cuore di Chiaia, a Napoli. L’ordine di sospendere l’attività in via Martucci è arrivato dalle squadre del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Napoli 1 in sinergia con i Nuclei Antisofisticazione e Sanità dei carabinieri dopo la rilevazione di diversi casi di intossicazione alimentare che potrebbero essere collegati all’assunzione delle pietanze del ristorante. A star male con sintomi riconducibili soprattutto a vomito e diarrea, sono stati tutti giovani al di sotto dei 25 anni che sabato si erano recati nel locale con la modalità “all you can eat”, la formula del menù messo a disposizione del cliente senza restrizioni di quantità con un prezzo fisso. Per il momento, nessuno degli intossicati ha necessitato del ricovero ospedaliero nonostante i gravi disturbi gastrointestinali e, nella maggior parte dei casi, i ragazzi sono stati sottoposti a terapie farmacologiche da parte dei loro medici di base.

Sono dieci i ragazzi napoletani che hanno sofferto di cefalea, nausea, vomito e crampi che potrebbero essere collegati all’assunzione delle pietanze a base di sushi nel ristorante chiuso dagli ispettori dell’Asl e dai Nas. I sospetti intossicati non fanno parte di un unico gruppo ma di almeno due comitive distinte che, sabato scorso, si sono ritrovate ai tavoli dello stesso ristorante. Alcuni di loro avevano già fatto l’esperienza “all you can eat” nel locale di via Martucci senza riscontrare alcun problema ma, questa volta, già poche ore dopo la cena sono cominciati i primi sintomi del malessere che è perdurato nei giorni successivi. Inizialmente, i ragazzi non avevano collegato il loro stato di sofferenza fisica con la scorpacciata di cibo giapponese ma dopo le prime telefonate tra amici e il tam tam sui social, hanno iniziato a sospettare che la colpa del loro malessere fosse proprio il sushi. Lunedì pomeriggio sono arrivate le prime segnalazioni al dipartimento di prevenzione dell’Asl partenopea da parte dei medici di medicina generale che hanno trattato farmacologicamente i casi di «sospetta intossicazione alimentare».

Il blitz degli ispettori sanitari è scattato martedì mattina nel ristorante di Chiaia che, inaspettatamente, è stato ritrovato chiuso “per motivi tecnici”. Dopo l’identificazione dei titolari e del personale addetto alle cucine e alla sala, le squadre dell’Asl e i Nas hanno fatto aprire il locale procedendo all’ispezione dei luoghi e agli accertamenti sullo stato di conservazione degli alimenti. Il ristorante è stato “sospeso” con una prescrizione in merito ad alcuni aspetti strutturali e organizzativi dell’attività che riguardano, ad esempio, il disordine di diverse aree deposito e sono stati eseguiti prelievi di alimenti che verranno analizzati in laboratorio. L’obiettivo è accertare l’eventuale tossicità del cibo o rilevare la presenza di stati di conservazione degli alimenti non adeguati, un’analisi che solo una volta conclusa con esito negativo potrà consentire la riapertura dell’attività. È bene precisare, quindi, che attualmente non è stato dimostrato un nesso tra i ragazzi con sospetta intossicazione alimentare e la loro cena a base di sushi.

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L’attività di controllo degli esercizi alimentari e dei ristoranti è un’azione di monitoraggio che l’Asl Napoli 1 Centro svolge costantemente in tutti i quartieri del capoluogo partenopeo. Dopo il blitz in via Martucci, le prescrizioni elevate dagli ispettori sanitari sono state 55 a cui aggiungere 5 sanzioni per un totale di 8mila euro a seguito dell’ispezione di dieci esercizi, di cui 7 ristoranti, 2 bar e una pasticceria. I controlli vengono eseguiti su qualsiasi tipo di esercizio alimentare, dunque, la conservazione del pesce e la somministrazione di pesce crudo che richiede il rigoroso rispetto della catena del freddo, non riguarda certamente solo ristoranti che servono sushi. In questo caso specifico l’elevato numero di intossicati ed il fatto che abbiano tutti cenato nello stesso ristorante di via Martucci fa ipotizzare un nesso ma la cautela è d’obbligo. Circa un anno fa, lo scorso febbraio del 2023, una 40enne napoletana, Rossella Di Fuorti, morì dopo aver consumato un pranzo a base di sushi in un ristorante a Napoli. L’autopsia rilevò che il decesso della donna non aveva nulla a che fare col cibo ma fu causato da un’emorragia cerebrale.