Coronavirus e tamponi, la gara sospetta della Regione Campania finisce in Procura

Coronavirus e tamponi, la gara sospetta della Regione Campania finisce in Procura
di Leandro Del Gaudio e Ettore Mautone
Lunedì 6 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo agg. 13:08
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Da un lato il tetto di 500 tamponi al giorno, dall'altro la tempistica della gara che ha tagliato le gambe ad ogni possibile associazione di impresa. Sono i due punti che verranno presi in esame dalla Finanza, titolare di una delega ampia della Procura, su tutto ciò che ruota attorno alla spesa in materia di sanità in Campania, ai tempi del corona virus. Pandemia e appalti, emergenza e burocrazia. Urgenza, indagini e sospetti. Tutto in un fascicolo in Procura, destinato a consentire verifiche sui più importanti capitoli di spesa. Verifiche doverose (in ballo ci sono milioni di euro), che vanno raccontate da una premessa: eventuali accertamenti investigativi non corrispondono a una sentenza di condanna, ma uno snodo necessario a tutela delle procedure amministrative. Ma in cosa consistono le verifiche del pm? Tutto ruota attorno al bando di gara lanciato giorni fa da Soresa (centrale di spesa della sanità regionale) per produrre più tamponi e superare il gap con le altre regioni italiane. Come è noto, la Campania ha il numero di test orofaringei più basso in Italia, al netto del più alto numero di contagiati al sud. Di qui la necessità di valutare eventuali offerte da parte di laboratori e centri clinici privati sul territorio.
 

 

Fatto sta che il bando di gara di Soresa ha sollevato critiche da un intero spaccato imprenditoriale regionale, per i paletti che scandiscono la manifestazione di interesse. Due i punti controversi: il fattore tempo, dal momento che la gara aperta da Soresa durava appena un giorno (fino alle 12 del tre aprile); e l'obbligo di produrre almeno 500 tamponi al giorno (oppure 300 tamponi per ogni componente di associazioni di imprese, anche se ieri Aspat in extremis ha presentato la propria offerta). Una procedura avversata dagli addetti ai lavori, anche alla luce dell'abbraccio già esistente - grazie a una delibera di giunta regionale - tra l'istituto zooprofilattico di Portici e il centro Ames di Casalnuovo. Un abbraccio tra pubblico e privato, che basta da solo a sbaragliare ogni concorrenza. Un vestito cucito addosso? Una turbativa d'asta? È presto per trarre conclusioni. Intanto, su questi punti - ieri ricostruiti da Repubblica - la Procura di Napoli svolgerà le proprie verifiche. Inchiesta puramente esplorativa, assieme ad altri capitoli dell'emergenza (come quello legato alla costruzione di ospedali da campo), coordinata dal pool mani pulite dell'aggiunto Giuseppe Lucantonio, sezione pienamente operativa anche durante la pandemia, secondo quanto stabilito in queste settimane dallo stesso procuratore Gianni Melillo.

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In Campania continua a diminuire la crescita dei contagi e anche il tasso di letalità è molto buono, quasi la metà di quello nazionale (in totale 189 decessi registrati a fronte di 150 guariti). Questo vuol dire due cose: che il sistema delle cure ospedaliere sta lavorando bene e che la platea dei contagiati viene adeguatamente individuata anche grazie all'aumento dei tamponi giornalieri. La Campania è partita lentamente nella esecuzione dei tamponi ma progressivamente con l'attivazione di altri laboratori autorizzati, chiamati ad affiancare quelli del Cotugno e del Monaldi (i soli specializzati per l'infettivologia) ha notevolmente aumentato la capacità di processamento dei tamponi. Oggi in Campania sono 12 i laboratori autorizzati dal Ministero: oltre al Cotugno-Monaldi l'Istituto Zooprofilattico (sedi di Portici e Caserta), l'ospedale Sant'Anna di Caserta, il presidio ospedaliero di Aversa (a cui si è aggiunto Marcianise), il Moscati di Avellino, il San Paolo di Napoli, il Ruggi di Salerno, la Federico II, il San Pio di Benevento e Nola a cui si è aggiunto anche l'ospedale di Eboli) che arrivano ad analizzare oltre 2 mila tamponi al giorno.
 

Ma cosa rende affannosa la produzione di test? Un elemento critico è rappresentato dalle carenze di reagenti. Spiega Luigi Atripaldi, responsabile del Laboratorio dell'Azienda dei Colli: «È sempre il ministero a ricordare che la diagnosi molecolare per casi di infezione da Sars-CoV-2 va eseguita presso i laboratori di riferimento regionali e i laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni, ma secondo modalità concordate con il Laboratorio di riferimento dell'Istituto Superiore di Sanità. Questo sistema è stato sostituito da un altro, su scala regionale, che fa del nostro laboratorio infettivologico quello Hub di riferimento per validare le procedure». Laboratori aggiuntivi che devono disporre di strumentazione validata e personale formato e qualificato per l'estrazione del genoma virale e test di RT-PCR. Inoltre, i campioni biologici devono essere manipolati in accordo alle normative di biocontenimento indicate dall'Oms per evitare rischi di contaminazione degli operatori e dell'ambiente.

Prescrizioni rigorose, all'ombra del boom di referti prodotto da un laboratorio di Casalnuovo, destinato a diventare il perno della salute regionale grazie all'abbraccio con l'istituto zooprofilattico di Portici: una procedura prossima a finire sul tavolo del pm. 

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