Non era solo durante quella missione «contro ebrei e Occidente». Non era solo nella sua ronda all’esterno della sinagoga napoletana, quella in via Cappella vecchia, né è rimasto isolato nel progetto di acquistare uno o più maceti da usare contro gli infedeli. Anzi. Aveva a Napoli - probabilmente nel vesuviano -, almeno un paio di complici, a loro volta perfettamente istruiti e in grado di svolgere azioni su un doppio versante: il proselitismo ideologico-religioso, nel tentativo di coinvolgere quanti più «soggetti militanti possibile»; e un attentato contro gli infedeli, sempre e comunque a partire dall’azione all’esterno della sinagoga napoletana.
Sono queste le convinzioni che hanno spinto la Procura di Napoli ad indagare a carico di due maghrebini, probabilmente di origine marocchina, nell’ambito della stessa inchiesta culminata pochi giorni fa nell’arresto di un marocchino 34enne per presunti contatti con il terrorismo internazionale. Isis, c’è una svolta. Dopo l’arresto, spuntano altri due indagati. I lupi solitari diventano tre, con l’ombra di un quarto uomo non ancora identificato.
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È questa la convinzione che ha spinto la Procura di Napoli a perquisire due domicili riconducibili a due gemelli, entrambi trapiantati a Napoli da qualche mese, in quanto ritenuti vicini alla cosiddetta rete del terrore, ma soprattutto in quanto potenzialmente pericolosi per i cittadini occidentali e per i suoi simboli. Una svolta nel corso dell’inchiesta che vede in cella Firaoun Mourad, classe 1991, nato in Marocco, un passato a Verona, prima di trasferirsi a Napoli, nel comune di San Giuseppe Vesuviano.
Ricordate la storia del suo arresto? Il marocchino è stato arrestato per presunti contatti con l’Isis. Lo scorso 20 ottobre era all’esterno della sinagoga di via Cappella Vecchia. Un sopralluogo di venti minuti, che ha fatto scattare la notifica di una misura cautelare in cella, firmata dal gip del Tribunale di Napoli Rosamaria De Lellis. Inchiesta condotta dal pm Claudio Onorati, sotto il coordinamento del Capo della Procura di Napoli Nicola Gratteri, l’ultimo step è di poche ore fa. Due perquisizioni. Due domicili perquisiti, il blitz è andato a buon fine. A casa dei due gemelli collegati a Firaoun Mourad sono stati acquisiti elementi che valgono a rafforzare le ipotesi investigative in corso.
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E non è tutto. Sequestrati cellulari, un macete, ma anche supporti informatici. Diversi gli account al vaglio, spunta il profilo di un quarto soggetto su cui sono in corso le indagini. Non è una rete nel senso classico del termine, ma è chiaro – alla luce del materiale messo a fuoco in queste ore dalla Digos - che non siamo di fronte a soggetti completamente isolati. Ma torniamo all’arresto di Firaoun Mourad. Pochi giorni fa, il marocchino presunto affiliato all’Isis si è presentato davanti al gip. Difesa dall’avvocato Enza Marino, alza la guardia. Replica alle accuse che lo tengono in cella, oltre a rivendicare il proprio ruolo: sono maestro religioso, ho migliaia di seguaci.
Apologia di terrorismo e indottrinamento sono le accuse rivolte ai due gemelli perquisiti. Diversi sono i contatti tra il marocchino in cella e gli ultimi due cittadini magrebini finiti al centro delle indagini. Verifiche su una chat in particolare: quella dei “Tesori coranici”, due parole che fanno riferimento a un testo sacro venerato da miliardi di fedeli, che ovviamente nulla c’entrano con i presunti obiettivi anti sionistici e anti occidentali. Ma a scavare nelle pieghe di questa indagine, spunta anche un altro retroscena degno di essere approfondito. Prima di trasferirsi definitivamente a Napoli, Firaoun Mourad era in procinto di aggredire un altro uomo per strada.
È una circostanza che si apprende da una delle intercettazioni agli atti, che viene confermata da alcuni riscotri. In sintesi, mentre passeggiava per Verona, il marocchino avrebbe ascoltato un passante bestemmiare. Ecco il commento al telefono del presunto terrorista: «Io porto con me il ferro, nascondo il ferro addosso a me e gli dirò vieni con me, lo farò tranquillizzare dopo di chè lo colpirò e lo farò cadere a terra, poi tornerò a casa prenderò il mio zaino e non dirò nulla. Tornerò a Napoli, ma chi mi conoscerà? Diranno uno barbuto e lo andranno a cercare a Chi l’ha visto? Devo togliere quel figlio di cane da faccia della terra”).