«Giovanni lavorava sodo e solo la domenica poteva svagarsi. Andava in quel lunapark per incontrare la ragazza con cui flirtava, insieme a Nunzio il suo amico di sempre. Quando vedeva le «mazzate» (le risse) scappava, aveva paura della sua ombra. E, invece, per un nonnulla è stato ucciso, proprio nel giorno della domenica delle Palme. Con lui è morta tutta la famiglia, vogliamo giustizia». Luciano Garofalo - neo melodico, 21 anni, di Torre del Greco - è il cugino di Giovanni Guarino. Domenica sera il destino di Giovanni, e quello del suo amico coetaneo Nunzio Abruzzese si è incrociato con quello di due quindicenni armati di coltelli e non di certo per gioco. Due bravi ragazzi, lavoratori e incensurati con il sogno di farsi una famiglia, si sono scontrati per caso con due minorenni cresciuti con lo spettro del clan, con personalità complicate e provenienti da contesti familiari borderline. E così, come spesso avviene, per uno sguardo di troppo, per un futile motivo, è stata spezzata una giovane vita.
Per dimostrare chi comanda. Non hanno la forza di parlare i genitori di Giovanni, il padre Antonio chef professionista, la madre Marianna Colantuono, commerciante in largo Santissimo (nelle cosiddette piazzette del comune corallino) e la sorella Rosa che ha una bimba di pochi mesi.
Tutti lo ricordano come un buono non rissoso, dalle prime ricostruzioni è emerso che l’amico Nunzio si sarebbe scontrato con i due minorenni in cerca di grane e che lui sarebbe intervenuto in sua difesa. «Il ragazzo ferito (Nunzio) - riferiscono dal Pronto Soccorso del Maresca - continuava ad avere un atteggiamento spavaldo, nonostante l’amico fosse morto. Diceva che non li conosceva ma che se li ricordava di faccia e li avrebbe “ammazzati”. Giovanni abbiamo provato a rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare. La lama gli aveva attraversato il cuore di traverso». Qui, dove i familiari dei ragazzi hanno preso a calci finestre e mura.
Giovanni e Nunzio avvertivano sempre i loro genitori dei loro movimenti, domenica sera alle 22.30 quando sono stati inseguiti e poi accoltellati stavano tornando a casa. Forse non i due quindicenni, entrambi di Torre Annunziata e che frequentano il primo anno delle superiori: uno dell’Istituto Tecnico Marconi della città oplontina, l’altro dell’Istituto Alberghiero di Castellammare. Anche loro quella sera erano lì per “divertirsi” e pare non conoscessero i due ragazzi dell’«altra Torre». Le due Torri sono rivali da sempre e non solo per motivi calcistici. Vicini al clan Gallo-Cavalieri, i due quindicenni erano già stati segnalati dalle forze dell’ordine per condotte violente. Provengono da situazioni familiari difficili e pare non sia stata la prima volta che uscissero armati di lame. Intanto la comunità è sconvolta per questo assassinio così efferato. Il sindaco Giovanni Palomba e il parroco della parrocchia di Santa Croce (frequentata dalla vittima), don Giosuè Lombardo hanno incontrato i familiari. «Non è immaginabile che un innocente abbia dovuto pagare al prezzo della propria vita - commenta Palomba - la piacevolezza e la tranquillità di un momento di svago in compagnia. È, quanto mai necessaria, dunque, una riflessione seria ed attenta sulla educazione dei nostri giovani».